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giovedì, Ago 29

Cosa aspettarsi da Carnival Row, secondo Orlando Bloom e Cara Delevingne


Ecco cosa ci raccontano i protagonisti della nuova serie dark fantasy che ha molti echi di attualità, affrontando temi come l’immigrazione, la crisi dei profughi e un crescente e preoccupante razzismo

Fa il suo debutto il 30 agosto su Amazon Prime Video Carnival Row, una nuova produzione originale dai toni fantasy e dark, ma in cui si stratificano diversi temi e riferimenti. A guidare questa ambiziosa serie tv, ambientata in una specie di età vittoriana dagli aspetti magici, sono due attori del calibro di Orlando Bloom e Cara Delevingne. Li abbiamo incontrati a Londra per farci raccontare quali sono stati gli aspetti più interessanti ma soprattutto i risvolti più attuali di una storia come questa che, pur partendo da presupposti fantastici appunto, ha molto da dire sulla società in cui viviamo oggi.

Per capirlo meglio è bene sapere che la trama parte raccontando della guerra che i vari regni degli uomini hanno condotto nelle terre dei fae, ovvero delle creature magiche (fata alate, simil-satiri con corna e zoccoli e molti altri), subito dopo averle scoperte: quando però la repubblica del Borgo, da sempre alleata con gli esseri fatati, si ritira dal conflitto lasciandoli in balia della violenta rappresaglia del Patto, si trova al contempo a dover ospitare la crescente immigrazione proveniente da quelle stesse terre magiche. La disperara popolazione locale, infatti, fugge in massa verso il Borgo, dove accetta i lavori più umili (fanno i camerieri, i macellai, spesso le prostitute) ma deve anche affrontare il crescente razzismo degli umani che li vedono come una minaccia.

Fra naufragi con centinaia di vittime e movimenti reazionari che cercano di riportare la purezza in città, gli echi dell’attualità si fanno pressanti e sinistri: “In Carnival Row si parla molto di paura, paura della diversità e del convivere con l’altro; soprattutto di come la paura viene presentata, come ci viene piombata addosso. L’idea che ci siano persone buone e persone cattive, che se qualcuno viene dall’esterno a casa nostra ci porterà via tutto, ci violenterà“, racconta Orlando Bloom che poi fa riferimento al suo personaggio, il detective Rycroft Philostrate che, avendo anche combattuto al di là del mare, sente di dover proteggere i fae: “Phylo è un uomo con un segreto e che propria per via di questo riesce a essere empatico con chi è diverso da lui: mi sono concentrato in particolare sul fatto che lui sia un uomo che cerca di fare la cosa più giusta, anche se è pieno di conflitti e ha un passato doloroso“, aggiunge. “È una specie di eroe, di quelli che ci servono al giorno d’oggi quando si capisce quanto sia facile rifiutare l’odio e abbracciare invece l’amore“.

carnival row

Accanto a questo contesto sociale più generale, infatti, la serie si snoda attraverso altre linee guida: è una detective story, in quanto lo stesso Phylo deve scovare un terrificante assassino le cui vittime dilaniate forse hanno a che fare proprio con le sue stesse origini, ma anche una storia d’amore. In guerra si era innamorato di una fata, Vignette, interpretata da Delevingne, e da cui però si è separato in modo controverso e doloroso da ormai sette anni: “Ogni ruolo ha le sue qualità ma sento di aver trovato in Vignette una profondità unica, anche perché è molto distante da me come persona. Se l’avessi rifiutato ci avrei pensato ancora a lungo“, racconta Delevingne. “Ha avuto una vita dura e le è stato tolto tutto, ma lei continua comunque a dedicarsi agli altri, agendo con amore e compassione senza però dimenticare cosa si è lasciata alle spalle“.

L’interazione fra gli umani e gli esseri magici nella serie è trattata con grande complessità, e in questi rapporti si alternano rispetto, sospetto, compassione, opportunismo ma anche una sensazione costante di estraneità, anche verso sé stessi: “Vignette è sicuramente un’outsider: anche io sono cresciuta così, per svariate ragioni. Semplicemente alcune persone crescono non sentendo di appartenere al proprio ambiente, tutti prima o poi si sono sentiti così, è una condizione molto umana. Ma non si deve temere di non essere accettati per la propria diversità, quello è il futuro“, continua l’attrice. Le fa eco Bloom: “Anche il mio personaggio è sospeso fra due mondi e questo gli permette di abbracciarne tutta la complessità. In fondo si tratta come sempre di costruire ponti invece di muri“.

Sebbene il cast di Carnival Row sia piuttosto numeroso (vi troviamo l’onnipresente ma sempre intenso Jared Harris nei panni di un politico pro-fae, ma anche Indira Farma, l’Ellaria Sand di Game of Thrones, e David Gyasi, nelle vesti di un fauno che vuole farsi accettare nell’alta società snob per via della sua ricchezza), la centralità degli episodi si basa molto sulla chimica fra i due attori protagonisti: “Noi siamo amici anche nella vita vera ma non so se questo abbia fatto effettivamente la differenza, anzi forse sarebbe potuto essere più complicato“, dice Delevingne e anche il suo collega ci tiene a sottolineare come il merito sia soprattutto della sceneggiatura: “È fantastico quando l’arte rispecchia in qualche modo la realtà e lo è anche avere l’occasione di lavorare con autori di talento ma anche tanti altri professionisti che fanno del loro meglio per contribuire nel modo più interessante possibile“.

Ancora prima del debutto Amazon ha annunciato che la serie avrà una seconda stagione, le cui riprese inizieranno già nel settembre 2019: “Ovviamente ci speravo ma non lo davo per scontato“, scherza Delevingne. Non si può sapere nulla dei nuovi episodi ma il finale della prima lasciava aperta la costruzione di molti scenari: “Penso che la prima stagione di ogni serie serva a trovare un po’ il passo: qui poi si trattava di costruire un complesso universo mitologico dal principio, senza che ci fosse un libro o qualcos’altro che lo rendesse familiare al pubblico“, spiega Bloom che affronta poi anche il paragone immancabilie per tutti i nuovi titoli fantasy di questo periodo: “Spesso in faccia ti fanno i complimenti e poi alle spalle ti dicono “beh, non è certo Game of Thrones“: in realtà non cerchiamo di fare Game of Thrones. È complicato farsi conoscere e per questo siamo entusiasti di poter tornare a espandere ancora di più questo mondo“.

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