La sua prima mostra presso la Hole Gallery di New York, è un archivio che sembra provenire da un futuro cyberpunk, ma senza cedimenti distopici: sono organismi adattivi, non mostri. Le mutazioni che che Yi porta nei suoi quadri rappresentano un processo in divenire che ha molto di umano, e molto poco dell’anomalia internettiana. Il linguaggio concettuale che c’è dietro queste opere va oltre l’efffetto visivo che vuole offrire una riflessione su cosa accade quando corpo, scienza e società perdono l’equilibrio. La tela, quindi, diventa un luogo dove identità, storia e percezione non cercano più una forma stabile, ma si costruiscono nella distanza tra ciò che sembra e ciò che è.
Gli ecosistemi della fragilità umana
I titoli delle opere, spesso ironici, cupi o intrisi di un disagio scherzoso, confermano questa ambivalenza. Yi lavora con la fragilità: quella biologica, quella psicologica, ma anche quella culturale. Le sue tele funzionano come microscopi o come radiografie, rivelando tensioni nascoste sotto la superficie della vita urbana. Ogni mutazione, ogni deformazione, è un segnale: qualcosa sta cedendo, ma qualcosa di nuovo sta già nascendo.
Yi, che ha completato un dottorato alla Hongik University, costruisce i suoi quadri come ecosistemi stratificati, dove ogni frammento sostiene e destabilizza gli altri. Le sue forme ricordano antichi sistemi agricoli a più livelli, in cui le diverse parti dell’organismo si proteggono a vicenda dalle crisi.
Non solo: la superficie futuristica di queste opere, nasconde anche un’intelligenza ecologica. Le figure spezzate e ricomposte di Mutant Lab ci costringono a rieducare lo sguardo, a uscire dalla comoda velocità del riconoscimento automatico dalla pareidolia ma anche da quella che ci spinge a vedere Internet, i social e il digitale nell’umano. Gli sfondi bianchissimi non sono neutri: sono camere sterili, superfici di contenimento. Il corpo, confinato dentro quell’apparente purezza, collassa, si deforma, cerca nuove simmetrie. La precisione quasi digitale del tratto convive con un’energia organica che preme per emergere. È la stessa tensione del presente: ordine contro entropia, progresso contro declino, tecnologia contro natura.



