Seleziona una pagina
martedì, Dic 22

Cosa dicono i dati dell’Istituto superiore di sanità sul ruolo della scuola nella diffusione di Sars-CoV-2



Da Wired.it :

I dati dell’Iss confermano un aumento dei casi tra gli under 19, ma suggeriscono che non sia tutta colpa della scuola

(foto: Riccardo Giordano / Ipa)

C’è chi, come l’epidemiologo e assessore alla Sanità in Puglia Pierluigi Lopalco, afferma che “la scuola è un incubatore di infezione”. E chi sostiene, come un recente studio dell’epidemiologa dello Ieo Sara Gandini, chegli istituti scolastici siano invece un “luogo sicuro”. Bene, ma chi ha ragione?

Qualche settimana fa Wired ha ottenuto dal Miur i dati sui contagi nella popolazione scolastica (ricordiamo che si tratta dei risultati di un questionario del Miur, compilato dai presidi). Questi numeri sono sono stati contestati dalla stessa ministra della pubblica istruzione Lucia Azzolina, che invitava a fare riferimento all’Istituto superiore di sanità.

Utilizzando i bollettini settimanali pubblicati proprio dall’Iss è possibile fare qualche considerazione rispetto alla situazione all’interno delle scuole. Abbiamo quindi deciso di aprirli (si tratta di comodi pdf) e renderli scaricabili qui, provando a visualizzare la distribuzione dei contagi per fasce di età.

La scelta è stata quella di focalizzarsi sui contagi successivi all’estate, ovvero sulla seconda ondata. Sia per quanto riguarda i bambini fino a 9 anni che per i ragazzi fino a 19, si registra un incremento. I positivi tra gli under 9 passano dall’essere l’1,2% del totale il 26 agosto fino a un massimo del 3,7% nelle ultime due rilevazioni. Quelli tra i 10 e i 19 salgono dal 2,5 all’8,7% del totale. Un picco raggiunto il 7 novembre.

Ovvero subito prima che le secondarie venissero chiuse (con l’eccezione dei primi due anni di quelle di primo grado). A questa data la quota percentuale di contagiati tra 10 e 19 anni era più che triplicata rispetto a fine agosto. Più o meno lo stesso vale per gli under 9, i casi di positività tra i quali erano arrivati al 3,5% del totale il 7 novembre. Da questa data, la percentuale di casi tra gli studenti (più precisamente nella popolazione che ha un’età compatibile con la frequenza scolastica) resta sostanzialmente invariata.

Riassumendo, un aumento della concentrazione dei casi nella popolazione tra 0 e 19 anni si è registrata. In che misura sia dovuto alla sola frequenza scolastica o più in generale alla seconda ondata, è impossibile dirlo. Per quanto il fatto che dopo la chiusura delle secondarie la concentrazione dei contagi nella fascia 10-19 resti stabile fa pensare che il contagio potrebbe non essere legato esclusivamente alla scuola.

È bene però specificare che per costruire questo grafico sono stati utilizzati i casi totali. Il che significa che il dato aggiornato, per esempio, al 26 agosto indica quanto successo dall’inizio della pandemia a quella data. Nel grafico successivo, invece, Wired ha incrociato i contagi con la popolazione per calcolare l’incidenza ogni 10mila abitanti appartenenti, ovviamente, alla medesima fascia di età.

L’incidenza è stata calcolata a partire dalla media dei casi giornalieri elaborata da Wired perché, pur trattandosi di un bollettino settimanale, i periodi di pubblicazione non sono stati omogenei. Per esempio, il 7 novembre è uscito il bollettino atteso per il 4, che dava conto dei contagi su un periodo di 11 giorni. La pubblicazione successiva è avvenuta invece l’11 novembre e dava conto dei contagi di soli 4 giorni.

Tornando al grafico, si può notare come l’andamento delle curve è abbastanza omogeneo, ma è particolarmente interessante, quella relativa alla popolazione tra i 10 e i 19 anni. In questa fascia d’età l’incidenza è la più alta in assoluto nel corso del mese di ottobre. Dopo la chiusura delle scuole, all’inizio di novembre, si registra un calo nell’incidenza in questa fascia di età, che resta però più alta di quella della popolazione under 9, la quale invece ha continuato ad andare in classe.

Questo conferma il dubbio rispetto al fatto che sulla diffusione del contagio possa aver influito non solo la frequenza scolastica. Ma anche, per esempio, i mezzi di trasporto utilizzati per raggiungere le scuole. E i comportamenti tenuti da bambini e adolescenti al di fuori dell’orario scolastico.

Di fondo, resta il fatto che è difficile individuare un solo colpevole. Contano i comportamenti individuali, ovviamente. Così come il fatto che la politica metta nelle condizioni di ridurre il rischio di contagio e magari renda disponibili dati che consentano di effettuare valutazioni più puntuali.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]