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lunedì, Mar 01

Cosa fa di Laura Pausini, vincitrice del Golden Globe, una star internazionale



Da Wired.it :

Determinazione, un progetto musicale definito e un forte management. Sono questi gli elementi che le hanno permesso di raggiungere la fama mondiale, risultato che pochi altri cantanti italiani hanno ottenuto

Complimenti a Laura Pausini che ha vinto il Golden Globe per la migliore canzone originale (Io sì / Seen tratto dal film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti con Sofia Loren, visibile su Netflix). Nessun brano interamente in italiano prima di questo – scritto dalla cantante romagnola insieme a Diane Warren e Niccolò Agliardi – aveva mai vinto il premio assegnato dai giornalisti della stampa estera iscritti all’HFPA (Hollywood Foreign Press Association).
Storicamente il Golden Globe è un’anticipazione dei premi che verranno consegnati alla Notte degli Oscar (il prossimo 25 aprile), quindi c’è anche la possibilità che vinca la prestigiosa statuetta.

Tutto questo ci porta a fare una riflessione sulla celebrità globale dei cantanti italiani all’estero e del come e perché così pochi ce la fanno. Se escludiamo la lirica (Luciano Pavarotti) e il mescolamento con il pop (Andrea Bocelli, Il Volo), negli ultimi decenni i cantanti italiani ad essere diventati delle star anche oltreoceano si contano sulle dita di una mano. E sì che la melodia pop e la tradizione popolare italiana hanno affascinato e conquistato da sempre tutto il mondo: in passato una delle leve inconsapevoli del marketing musicale erano gli emigranti che, lontani da casa, trovavano un po’ di conforto ascoltando le canzoni dei loro beniamini italiani come Adriano Celentano, Toto Cutugno, Mina, Al Bano & Romina.

Una volta sgonfiato questo serbatoio, solo poche popstar italiane sono riuscite ad abbattere le frontiere: Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Zucchero, Tiziano Ferro e, dell’ultima generazione, Marco Mengoni e Alessandra Amoroso. Cosa unisce questi artisti o, meglio ancora, quali sono gli elementi comuni che hanno decretato il loro successo, considerando che il solo talento canoro non è sufficiente?

Innanzitutto ci vuole determinazione, obiettivi chiari e un team forte che supporti l’operazione. Senza questi tre elementi non si va da nessuna parte: questo significa rinunciare alla comfort zone del successo locale per andare verso l’incertezza e anche il rischio di una sonoro flop. Il più delle volte non è semplicemente “portare i propri successi all’estero”, ma adeguarsi ai singoli mercati, alle dinamiche e al contesto, il che vuol dire ricantare le proprie canzoni in un’altra lingua (lo spagnolo per Pausini, Ferro e Ramazzotti per conquistare il continente americano), fare duetti con artisti locali, stare mesi e mesi a fare promozione all’estero e spesso cambiare anche il proprio domicilio (oggi Tiziano Ferro vive a Los Angeles e Laura Pausini è stata a lungo a Miami).

Anche avere un management forte può aiutare: questa è stata ad esempio la carta vincente di Zucchero che ha avuto come manager Miles Copeland, fratello di Stewart, batterista dei Police e loro manager, e grande conoscitore dello showbiz rock mondiale. Copeland ha permesso a Zucchero di esibirsi al Cremlino dopo la caduta del muro di Berlino, al Festival di Woodstock nel 1994, al Freddie Mercury Tribute nel 1992 e a tutti gli eventi del 46664 per Nelson Mandela, oltre ad aver duettato con Eric Clapton, Sting, Ray Charles e Miles Davis, tra gli altri. Ma è sicuramente Laura Pausini l’artista italiana che rappresenta la punta di diamante degli artisti italiani all’estero e sono i numeri e i premi a parlare per lei: oltre 70 milioni di dischi venduti, un Grammy Award vinto nel 2006 e ben quattro Latin Grammy Awards (2005, 2007, 2009, 2018), l’album Laura Xmas registrato in italiano e spagnolo e distribuito in oltre 60 paesi.

Determinazione, sacrificio, avere un progetto musicale ben definito e un management forte sono quindi gli elementi fondanti per un successo globale. L’assenza di uno di questi preclude la possibilità di poter essere rilevanti in altri paesi. Lo sanno benissimo cantanti come Vasco Rossi o Ligabue che qui fanno le arene e i campivolo, ma che fino all’anno scorso facevano fatica a riempire un piccolo club a Londra o a Berlino o a farsi programmare in una radio, e che negli Stati Uniti ci vanno solo per registrare i loro dischi, grazie ai grossi budget.

Sono molti i casi di artisti italiani che hanno tentato il successo negli States: Lucio Battisti, ad esempio, nel 1977 all’apice della sua carriera fece uscire il suo disco Images che riprendeva alcuni suoi successi ricantati in inglese. La RCA era convinta del successo, forte dell’endorsement di rockstar come David Bowie che erano grandi fan di Battisti, tuttavia il disco fu un sonoro insuccesso per una serie di motivi, come la traduzione troppo letterale dei testi di Mogol che faceva perdere la musicalità e la pronuncia inglese non perfetta di Battisti.

Non è per niente facile quindi per un cantante italiano riuscire a sfondare seriamente all’estero. Quindi, ancora una volta, brava Laura!

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[Fonte Wired.it]