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mercoledì, Ott 02

Cosa prevede la controversa legge di Singapore anti fake news


Il provvedimento criminalizza con multe molto alte e la detenzione fino a 10 anni chi pubblica notizie ritenute lesive degli interessi di Singapore ma, secondo i detrattori, è pericoloso perché dà al governo la possibilità di stabilire ciò che è vero e falso

Singapore (foto: Getty Images)

Il 2 ottobre è entrata in vigore a Singapore l’Online Falsehoods and Manipulation Act, una legge anti fake news che rischia di diventare uno strumento di repressione del dissenso e della libertà di espressione.

Il provvedimento è stato approvato lo scorso maggio e dà al governo ampi poteri nel settore dell’informazione. I ministri potranno ordinare alle piattaforme e ai fornitori di servizi di segnalare con alcuni avvisi contenuti che ritengono non veritieri e fare in modo che ne blocchino la condivisione. Nei casi più gravi, l’esecutivo potrà anche pretendere ed ottenere che vengano rimossi. Sono previste eccezioni temporanee per Facebook, Google e Twitter che hanno le loro sedi asiatiche a Singapore e non hanno ancora messo a punto i meccanismi per applicare pienamente la normativa.

Chi ha pubblicato queste notizie non le vedrà solo scomparire. Se  il post verrà contenuto lesivo per la città stato e i suoi interessi, l’autore della presunta fake news verrà anche punito con una multa fino a 640mila euro, se si tratta di un’azienda, e con la detenzione fino a 10 anni se è un individuo.

Il People’s Action Party, che è al governo, ha detto che la legge è necessaria perché Singapore è particolarmente soggetta alla fake news visto che nella città-stato c’è, tra l’altro, un ampio accesso a Internet. L’opposizione e diverse organizzazioni internazionali, come Human Rights Watch, non sono però d’accordo.

Una legge pericolosa

Le critiche sulla legge anti fake news di Singapore si concentrano soprattutto su un aspetto: gli enormi poteri dati al governo. La caccia alle fake news richiede una grande responsabilità e onestà intellettuale, e i giornali pubblicano quotidianamente notizie che smentiscono le dichiarazione dei politici o possono danneggiarne la reputazione. Cosa succederà se, un giorno, un ministro dirà che una notizia vera è falsa e ne chiederà la rimozione, cosa che peraltro capita molto di frequente ovunque nel mondo? Inoltre, è vero che i cittadini e le aziende potranno fare appello ma non tutti hanno le risorse economiche per opporsi e ci sono nove giorni di tempo per esaminare il caso.

Un altro punto critico della legge è la severità delle pene. Molti attivisti sono d’accordo sulla necessità di punire chi pubblica e diffonde notizie false ma temono che la possibilità di essere condannati a 10 anni di carcere possa spingere molte persone ad auto-censurarsi anche quando non ci sarebbero i motivi per farlo. Il rischio è che questo comportamento, unito all’arbitrarietà con la quale un ministro può chiedere la rimozione di un contenuto, porti alla proliferazione di messaggi pro governativi e alla scomparsa di gran parte delle voci dissidenti con gravi conseguenze per la democrazia e la libertà di pensiero, soprattutto in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno a breve.

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