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mercoledì, Set 09

Cosa sappiamo del presunto “piano segreto” del governo per la gestione della pandemia



Da Wired.it :

Il ministero della salute, Cts e Protezione civile ne negano l’esistenza: si tratterebbe semplicemente di uno studio condotto dal professor Merler sullo stato dell’epidemia. Ma nei verbali delle riunioni si fa riferimento a tutt’altro

(foto: Massimo Di Vita/Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio/Getty Images)

Il Corriere della sera ha reso pubblico – diffondendone la copertina e qualche passaggio del testo – il piano elaborato da Comitato tecnico scientifico (Cts) e Protezione civile nelle prime fasi della diffusione del Covid-19, a febbraio, che aveva il compito di delineare la risposta del governo in base alla gravità della pandemia nel nostro paese. L’esistenza del piano era stata svelata lo scorso aprile e se ne era riparlato a più riprese negli scorsi mesi, rendendolo anche il tema di schermaglie politiche tra opposizione e maggioranza: la prima ha accusato, infatti, il governo Conte di aver tenuto nascosto il documento per tenere all’oscuro i cittadini dell’effettiva gravità della situazione; la seconda, attraverso le parole del ministro Roberto Speranza e della Protezione civile, ne ha sempre negato l’esistenza, parlando piuttosto di uno studio condotto dal professor Stefano Merler della fondazione Kessler di Trento non diffuso per non “creare panico nella popolazione”.

Perché si parla di un piano segreto?

La vicenda sulla presenza o meno di questo presunto piano segreto incomincia a delinearsi, dopo i primi riferimenti fatti ad aprile da Corriere e Repubblica, quando vengono resi pubblici i verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico (in due tranche: una a inizio a agosto, la seconda qualche giorno fa). Il verbale datato 24 febbraio parla, per la prima volta, di un piano “ancora da completare” per “l’organizzazione della risposta dell’Italia in caso di epidemia”. Allora c’erano stati i primi casi di coronavirus nel nostro paese e, stando a quanto riferisce Repubblica, la prima bozza era stata stilata il 20 febbraio – il giorno prima della scoperta del paziente uno di Codogno – e verteva soprattutto sull’allestimento delle terapie intensive negli ospedali per i pazienti più gravi.

I partecipanti della riunione hanno ritenuto che questo tipo di informazioni potesse allarmare la popolazione, quindi è stato trovato un accordo per non diffonderlo. Se ne è riparlato nuovamente il 4 marzo – quando ormai i casi italiani erano diventati centinaia – e si è sottolineato che a curarlo e ad aggiornarlo sono l’Istituto superiore di sanità, l’ospedale Spallanzani di Roma e il ministero della Salute.

Da questo momento in poi non verrà mai più citato in maniera esplicita, se non il 9 marzo e il 27 aprile con una breve citazione. A dare qualche dettaglio in più, in quest’ultimo periodo, è stato un dirigente del ministero della Salute, Andrea Urbani, che ha spiegato al Corriere della Sera che, come fatto emergere dal giornale qualche giorno prima, effettivamente un piano segreto c’era, era stato applicato senza coinvolgere sui contenuti la popolazione per non “spaventarla”. Dopo questa intervista sono iniziate a emergere le prime contraddizioni:  Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del ministro della Salute  Speranza, ha chiesto conto della questione al Cts; che a sua volta, tramite il suo coordinatore Agostino Miozzo, ha risposto che non esiste alcun piano ma un semplice studio che “ipotizza possibili differenti scenari della diffusione epidemica, ma non è allegato ai verbali” perché, dopo essere stato esaminato, è stato inserito negli atti del Comitato tecnico scientifico.

A chiarire di cosa si parli è Repubblica che, dopo una richiesta di accesso agli atti, trova uno studio curato dal professor Merler che, in quanto matematico, ha calcolato in che modo l’aumento dell’indice R0 (che misura quante persone possono essere contagiate mediamente da una persona infetta) potesse avere un impatto sulla situazione italiana, descrivendo due scenari possibili. Il ministro della Salute, Miozzo e Cts dicono che il piano a cui si fa riferimento è lo studio di Merler, consegnato al Comitato il 12 settembre, e che il malinteso è nato a causa dell’intervista di Urbani. Viene rivendicato, inoltre, che il governo non aveva valutato alcuna misura di contenimento del virus in anticipo, ma aveva condotto solo degli studi tecnici per inquadrare lo stato dell’epidemia e averne un prospetto completo. Anzi le decisioni sono state vagliate, giorno per giorno, in base all’andamento epidemico, come spiegato da Miozzo.

Nonostante se ne stia parlando, lo studio Merler non è stato ancora diffuso: quindi non è ancora possibile sapere se il piano citato per la prima volta il 24 febbraio corrisponda a quello di Merler o se sia cambiato nei mesi successivi, i più difficili a causa della situazione emergenziale dei contagi nel nostro paese.

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[Fonte Wired.it]