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venerdì, Ago 30

Cosa sono gli incendi controllati in Brasile (e perché sono stati sospesi)


Sono roghi dolosi appiccati legalmente per vari scopi, che vanno dalla prevenzione di incendi spontanei all’ottenimento di nuove terre per l’agricoltura

Un’area della foresta amazzonica andata distrutta ad Altamira, un comune del Brasile (foto: JOAO LAET/AFP/Getty Images)

Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro ha firmato nelle ultime ore un decreto che sospende per i prossimi 60 giorni i cosiddetti incendi controllati, ovvero quegli incendi appiccati in maniera dolosa e teoricamente legale, in zone circoscritte, per ottenere terreni da coltivare o prevenire la nascita di fiamme spontanee.

Sarà possibile derogare a questo divieto solo in tre casi: qualora l’incendio sia stato autorizzato dalle autorità ambientali e abbia come obiettivo la protezione della vegetazione, venga appunto utilizzato come misura preventiva per evitare la nascita di nuovi roghi o venga appiccato dalle popolazioni indigene, dato che questa pratica è parte integrante del metodo di coltivazione di alcune tribù.

La firma del decreto è un atto eccezionale nella strategia del presidente che, da quando si è insediato, ha ripetuto spesso che bisogna sfruttare la foreste “in modo ragionevole” e, per questo motivo, ha rivisto alcune misure che, negli anni, avevano garantito l’esistenza e la sopravvivenza dell’Amazzonia brasiliana.

Secondo gli osservatori, il decreto non avrà però effetti concreti: molti di questi incendi vengono appiccati in maniera illegale e sono molto meno controllati di quanto si voglia far credere.

Le colpe di Bolsonaro

Negli ultimi giorni, il presidente brasiliano è stato accusato più volte di non aver protetto la foresta amazzonica, che si estende per buona parte nel territorio del Brasile e tuttora brucia a causa di un numero di incendi che, almeno in due stati, è molto più elevato rispetto agli anni precedenti.

Secondo alcuni ambientalisti, il disastro cui stiamo assistendo in questi giorni è conseguenza anche di quegli incendi controllati che il presidente brasiliano ha promosso in maniera quasi spregiudicata, oltre che del ritardo col quale ha risposto.

Bolsonaro ha respinto ogni critica, parlando di fake news – come al suo solito – e smentendo ancora una volta il fatto che in Brasile ci sia un problema di deforestazione. Stando alle sue parole, il governo ha inviato circa 44mila soldati in sette stati per domare le fiamme e ha deciso di utilizzare quattro aerei messi a disposizione dal Cile.

Non è invece ancora chiaro cosa intenda fare con i fondi di 20 milioni di euro stanziati dai leader del G7, il meeting che raduna i leader dei sette paesi più industrializzati del mondo. In un primo momento, Bolsonaro aveva rifiutato l’aiuto dicendo che il Brasile non è “una colonia”; poi aveva fatto una parziale retromarcia, dicendo di essere pronto ad accettarli a patto che il presidente francese Emmanuel Macron si scusasse per averlo, a suo dire, insultato (nelle ore precedenti Macron aveva suggerito di fare dell’Amazzonia una regione speciale, non controllata dal Brasile, e si era augurato un leader migliore per Brasilia, ma il tutto era avvenuto dopo che Bolsonaro aveva offeso sua moglie Brigitte Macron con un commento su Facebook). Ora, pare che Bolsonaro accetterà gli aiuti solo se potrà controllarli direttamente.

Nelle ultime ore è anche arrivata la notizia che il 6 settembre il presidente incontrerà a Leticia, in Colombia, i leader degli altri paesi sudamericani – tranne quello del Venezuela, che non parteciperà al summit – per discutere di come fare a difendere la foresta.

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