La difesa di Israele non è solo Iron Dome, il celebre scudo anti-missile. Nelle ultime ore le forze armate israeliane hanno testato Barak Magen (in ebraico “Scudo del fulmine”). Si tratta di un sistema antimissile navale specializzato nell’abbattimento di droni, usato per difendersi dalla risposta dell’Iran agli attacchi israeliani.
L’immenso gap tecnologico che separa il Tel Aviv da Teheran si manifesta anche e soprattuto nell’arsenale di scudi antimissile schierati per proteggere il proprio territorio dagli attacchi aerei nemici. Eppure le immagini che hanno fatto il giro del mondo mostrano missili iraniani che bucano la difesa israeliana questo perché, sebbene l’Iron Dome vanti un tasso di successo dell’85-90% contro razzi e mortai a corto raggio non è infallibile per altri tipi di ordigni: nei recenti attacchi iraniani, per esempio, è riuscito a intercettare solo il 20-30% dei missili balistici che viaggiano a velocità molto superiori dei vettori a corto raggio.
Il paese, tuttavia, ha ancora qualche asso nella manica oltre ai già sperimentati Fionda di Davide (sviluppato dalla Rafael) per missili a medio raggio e il sistema Arrow per quelli balistici a lungo raggio. L’ultimo prodotto tecnologico della Israel Aerospace Industries (Iai) è entrato in funzione proprio in questi giorni e si chiama Barak Magen (in ebraico “Scudo del fulmine”). Si tratta di un sistema antimissile navale specializzato nell’abbattimento di droni, missili cruise e altre minacce aeree che arrivano dal mare. Le Forze di difesa israeliane hanno confermato di averlo utilizzato per la prima volta nella notte tra il 15 e 16 giugno 2025 per abbattere otto droni iraniani nelle acque del Mediterraneo
Il debutto sotto il fuoco
Il Barak Magen è stato sviluppato da Israel Aerospace Industries (Iai), l’azienda statale israeliana che produce sistemi di difesa. Rappresenta la versione navale più avanzata della famiglia Barak, una serie di missili antimissile che Israele sviluppa dagli anni novanta. Mentre l’Iron Dome protegge le città da razzi e mortai, i sistemi Barak sono progettati specificamente per la guerra navale e per difendere obiettivi strategici come porti militari, piattaforme petrolifere e basi navali. L’innovazione principale del Barak Magen sta nel fatto che è stato progettato fin dall’origine per affrontare le minacce aeree moderne che arrivano dal mare.
Diversamente dai sistemi antimissile tradizionali che mirano a intercettare minacce ad alta quota, questo sistema è specializzato nel colpire obiettivi che volano bassi e cambiano direzione rapidamente, come i droni da combattimento e i missili cruise che seguono la superficie del mare per evitare di essere rilevati. Il sistema è installato sulle corvette Sa’ar 6 della marina israeliana, navi da guerra moderne costruite in Germania e lunghe circa 90 metri. Durante il primo utilizzo operativo contro i droni iraniani, il Barak Magen ha dimostrato la sua efficacia abbattendo tutti gli obiettivi identificati.
L’innovazione che conquista i mercati globali
Il sistema Barak Magen è parte, come si diceva, di in una famiglia più ampia di tecnologie antimissile israeliane che stanno conquistando mercati internazionali, anche per il loro rapporto qualità-prezzo, che le rende più competitive rispetto alle alternative americane o europee. La versione terrestre del sistema Barak ha già attirato l’interesse di diverse nazioni: il Marocco ha firmato nel 2022 un contratto da oltre 500 milioni di dollari per la versione terrestre, uno degli acquisti militari più significativi del paese negli ultimi anni. Allo stesso modo, la Colombia ha acquistato due sistemi terrestri per 131 milioni di dollari, mentre la Slovacchia ha ordinato sei batterie per sostituire sistemi ereditati dall’era sovietica.
Ciò che rende il Barak Magen particolarmente interessante per le marine militari di tutto il mondo è la sua versatilità e adattabilità. Il sistema può coordinare automaticamente gli attacchi in modo intelligente: i missili possono iniziare a inseguire un bersaglio anche prima che la nave riesca a vederlo direttamente, grazie a collegamenti dati che condividono le informazioni in tempo reale tra diverse unità navali. Questa tecnologia assicura che ogni missile rimanga concentrato sul proprio obiettivo, evitando sprechi e massimizzando le possibilità di successo.
Il successo della versione navale Barak Magen, dopo il primo utilizzo operativo contro i droni iraniani, potrebbe ora stimolare l’interesse per questa specifica configurazione marittima. Il sistema, infatti, può proteggere simultaneamente navi da guerra e infrastrutture offshore strategiche come piattaforme petrolifere e giacimenti di gas naturale, una capacità particolarmente preziosa per paesi con importanti risorse energetiche marine.