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martedì, Giu 09

Cos’è il “chokehold”, la mossa di immobilizzazione della polizia che sta venendo vietata



Da Wired.it :

Si tratta di una pratica controversa usata per immobilizzare un sospetto, che può portare a soffocamento e morte. Benché si discuta da anni di vietarla, dopo le manifestazioni di questi giorni negli Usa e in Europa si sta muovendo qualcosa

(Photo by Johnny Louis/Getty Images)

Il chokehold, letteralmente presa per il collo, è una pratica controversa utilizzata dalla polizia di ogni latitudine per immobilizzare un sospetto: stringendo il braccio attorno al collo di una persona si riduce l’afflusso di sangue al cervello e, di conseguenza, la capacità di movimento della vittima. In alcuni casi, può portare al soffocamento e alla morte: è quanto è successo nel 2014 a New York con Eric Garner, fermato da due agenti a Staten Island per presunto contrabbando di sigarette, e a Minneapolis a George Floyd, che ha perso i sensi ed è morto, dopo che un’agente ha premuto con violenza un ginocchio contro il suo collo.

Negli anni, in seguito a diversi eventi di cronaca, il chokehold è diventato il simbolo dell’eccessivo uso della forza da parte degli agenti, soprattutto nei confronti delle minoranze etniche e linguistiche. Le contestazioni di questi giorni negli Stati Uniti hanno però messo in allerta le istituzioni, che si stanno adoperando per modificare l’organizzazione dei dipartimenti di polizia – attraverso tagli sostanziali al budget – e per vietare questo tipo di pratiche.

Cambiamenti simili stanno interessando anche l’Europa. In Francia, il ministro dell’interno Christophe Castaner ha tenuto una conferenza stampa e, commentando il tema della violenza della polizia, ha annunciato che sarà vietato il chockehold come metodo d’arresto utilizzato nel paese.

Come si stanno muovendo le città negli Usa

Il primo caso di cronaca, negli Stati Uniti, relativo alla pericolosità del chokehold risale al 1976. All’epoca, Adolph Lyons, un afroamericano di Los Angels, venne fermato, fatto scendere dall’auto e perquisito. Quando l’uomo si era lamentato perché le chiavi che teneva in mano gli stavano dando fastidio, è stato immobilizzato con una presa sul collo. Poco dopo, Lyons svenne e si risvegliò faccia a terra ricoperto di feci e di urina, e con una denuncia per un fanale posteriore rotto. Vox ricorda che Lyons fece causa alla polizia per ottenere un risarcimento e un’ingiunzione affinché gli agenti non utilizzassero più questa pratica, ma la Corte Suprema rigettò le accuse in base al principio della qualified immunuty e dichiarò che non si poteva emettere un divieto per qualcosa che era già accaduto. La polizia, quindi, non ha mai smesso di impiegare questo metodo d’arresto, nonostante critiche e denunce. Solo nel 2014 – l’anno della morte di Eric Garner – il Consiglio di revisione dei reclami civili della città ha ricevuto 219 denunce contro gli ufficiali della polizia di New York.

In questi giorni, però, varie città stanno iniziando a vietare il chokehold. Il 5 giugno, il consiglio cittadino di Minneapolis ha votato per impedire che la polizia impieghi nuovamente questo metodo d’arresto. In California, il governatore Gavin Newsom ha fatto lo stesso, seguendo l’esempio del capo della polizia di San Diego. L’8 giugno è toccato a New York, dove l’assemblea dello stato, con l’appoggio del governatore Andrew Cuomo, ha votato l’Eric Garner Anti-Chokehold Act. Secondo questa legge, un agente di polizia che ferisce o uccide qualcuno, immobilizzandogli il collo, può rischiare fino a 15 anni di carcere.

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[Fonte Wired.it]