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Cos’è il progetto E1, il piano di insediamento di Israele che spezza in due la Cisgiordania

da | Ago 22, 2025 | Tecnologia


Il primo ministro Benjamin Netanyahu, che domenica 18 agosto aveva visitato l’insediamento di Ofra – situato 25 chilometri a nord di Gerusalemme – e aveva affermato di aver mantenuto la promessa di impedire la nascita di uno Stato palestinese, non ha ancora commentato direttamente l’approvazione del piano E1. La tempistica dell’annuncio non è casuale: diversi paesi occidentali, frustrati dalla prosecuzione del conflitto a Gaza, hanno annunciato che potrebbero riconoscere uno Stato palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista per settembre. Il piano E1 renderebbe di fatto impossibile la realizzazione di uno Stato palestinese vitale e contiguo, creando una realtà sul terreno difficilmente reversibile.

Gaza sotto attacco

Parallelamente all’approvazione del piano E1, l’esercito israeliano ha avviato mercoledì sera una nuova invasione di Gaza City, l’ex centro principale della Striscia dove si sono ammassati oltre un milione di palestinesi sfollati. L’operazione, che richiede la mobilitazione complessiva di 130mila riservisti, mira secondo i comandanti militari a spingere la popolazione civile verso Rafah e il confine egiziano. Lo Stato maggiore prevede che le operazioni possano prolungarsi fino al 2026, nonostante Hamas sia ormai ridotto a una capacità di guerriglia limitata, come riconosciuto dallo stesso portavoce dell’esercito.

L’Egitto ha espresso forte preoccupazione per il piano di trasferimento della popolazione verso il valico di Rafah, temendo una nuova ondata di profughi al proprio confine che Il Cairo ha sempre rifiutato di accogliere, considerandolo un tentativo di liquidare definitivamente la causa palestinese.

Il presidente francese Emmanuel Macron, dopo colloqui telefonici con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e re Abdullah di Giordania, ha denunciato che la nuova offensiva “rappresenta un disastro per i due popoli e trascina la regione in un conflitto permanente. Le famiglie degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza hanno annunciato per domenica 25 agosto un nuovo sciopero generale, chiedendo al governo di accettare la proposta dei mediatori per una tregua di 60 giorni in cambio del rilascio di 10 ostaggi vivi e 18 cadaveri. Netanyahu, tuttavia, può contare ancora sul sostegno del presidente americano Donald Trump, che ha deciso nuove sanzioni contro i magistrati della Corte penale internazionale dell’Aia per i mandati d’arresto emessi nel novembre 2024 contro il premier israeliano e l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant per presunti crimini di guerra.

Intanto, nella giornata di mercoledì un commando di 15 miliziani ha tentato un assalto a un avamposto nei pressi di Khan Younis: il tentativo di rapire un soldato è fallito e tutti gli assalitori sono stati uccisi, ma l’episodio conferma che il gruppo armato palestinese conserva ancora una certa capacità operativa dopo due anni di assedio.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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