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Cos’è la Guardia nazionale, che Trump sta usando a Los Angeles contro le proteste

da | Giu 9, 2025 | Tecnologia


Donald Trump ha preso il controllo militare di 2mila soldati della Guardia nazionale californiana per sedare le proteste anti deportazione degli immigrati a Los Angeles, scavalcando l’autorità dello stato della California. Questa operazione, chiamata tecnicamente “federalizzazione” – ovvero il trasferimento del comando delle truppe dal governatore al presidente – è stata annunciata sabato 7 giugno dalla Casa Bianca e rappresenta la prima volta dal 1965 che un presidente americano assume il controllo militare di uno stato senza il consenso delle autorità locali. Le manifestazioni erano scoppiate dopo che agenti dell’Immigration and customs enforcement (Ice) – l’agenzia federale che si occupa di arrestare e deportare immigrati irregolari – avevano arrestato più di 40 persone durante operazioni nei sobborghi di Los Angeles. Il governatore democratico della California ha definito l’intervento una “violazione della sovranità statale”, aprendo uno scontro sui limiti del potere presidenziale.

Come funziona la Guardia nazionale e perché è diversa dall’esercito

La Guardia nazionale è una forza militare particolare che esiste solo negli Stati Uniti, composta da oltre 430.000 soldati che normalmente lavorano come civili – insegnanti, poliziotti, operai – ma si addestrano nei weekend e possono essere chiamati a prestare servizio militare. Ogni stato americano ha la propria guardia nazionale, che risponde direttamente al governatore e viene utilizzata per emergenze locali come uragani, incendi o disordini civili. È diversa dall’esercito federale perché appartiene agli stati, non al governo centrale di Washington. Negli Stati Uniti esistono infatti due livelli di governo: quello federale (con sede a Washington) che gestisce questioni nazionali come la difesa e l’immigrazione, e quello dei 50 stati che hanno ognuno una propria costituzione e competenze specifiche come l’ordine pubblico locale. La guardia nazionale riflette questa divisione: normalmente è una forza statale, ma può diventare federale in situazioni eccezionali.

Quando il presidente degli Stati Uniti assume il controllo della Guardia Nazionale di uno stato, si parla di “federalizzazione”: un processo che trasferisce il comando dalla guida del governatore statale al Pentagono, trasformando le forze della Guardia nazionale in truppe federali. Questo potere presidenziale è perfettamente legale in quanto previsto dal Titolo 10 del Codice degli Stati Uniti (in particolare dall’Insurrection Act del 1807), che lo autorizza, tuttavia, solamente in tre circostanze: in caso di invasione straniera, ribellione interna, oppure quando è necessario garantire l’applicazione delle leggi federali ostacolate. Donald Trump ha invocato la seconda opzione — quella della “ribellione” — sostenendo, in un memorandum presidenziale, che le proteste contro i raid dell’Ice rappresentassero “una ribellione contro l’autorità del governo degli Stati Uniti”. In sostanza, ha equiparato le manifestazioni anti-immigrazione a un’insurrezione che minaccia l’ordine federale. Storicamente, però, questo trasferimento di controllo avveniva sempre con l’accordo dei governatori o su loro richiesta.

Perché questa mossa viola tradizioni costituzionali

L’azione di Trump tocca una legge fondamentale della democrazia americana: il Posse comitatus act del 1878, che vieta all’esercito federale di svolgere funzioni di polizia all’interno del territorio nazionale. La norma, introdotta dopo la Guerra Civile, serve a impedire che un presidente possa usare l’esercito come forza di polizia interna: in base a questa legge, i soldati federali non possono arrestare civili né intervenire per mantenere l’ordine pubblico. Diversa è la situazione per la Guardia nazionale, che può invece essere impiegata in operazioni di polizia, ma solo finché rimane sotto il comando del governatore dello stato. Nel momento in cui viene “federalizzata” — cioè posta sotto la guida del presidente — diventa parte dell’esercito federale e, di conseguenza, soggetta ai limiti imposti dal Posse comitatus act. L’unica eccezione a questa regola è prevista appunti dal già citato **Insurrection act. **

Come detto, di solito il presidente assume il controllo della Guardia nazionale con il consenso dei governatori, ma l’attuale decisione di Trump non è il primo caso in cui ciò avviene contro la loro volontà. Era già successo durante la desegregazione negli anni Cinquanta e Sessanta — il processo per abolire la separazione razziale nelle scuole pubbliche — quando il presidente Dwight Eisenhower assunse il comando della Guardia nazionale in alcuni stati del Sud per far entrare a scuola gli studenti afroamericani, nonostante l’opposizione dei governatori locali. L’ultimo precedente di un presidente che ha preso il controllo contro la volontà statale risale al 1965, quando Lyndon Johnson sottrasse la guardia nazionale dell’Alabama per proteggere i manifestanti dei diritti civili. In quei casi, però, si trattava di far rispettare diritti costituzionali. Il caso californiano sollevato da Trump è di tutt’altra natura: riguarda proteste contro le politiche federali sull’immigrazione.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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