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Cos’è l’Ice, l’agenzia federale americana che Trump sta usando per attuare la sua politica di deportazione di massa

da | Giu 10, 2025 | Tecnologia


Nelle ultime settimane si parla sempre più spesso dell’Ice, l’agenzia federale americana che si occupa di immigrazione, a causa delle proteste violente esplose in California. Il 6 giugno 2025, l’Immigration and customs enforcement ha condotto a Los Angeles una vasta operazione con l’impiego di agenti pesantemente armati, mezzi blindati e attrezzature tattiche, arrestando decine di persone prive di documenti.

L’intervento ha innescato giorni di scontri che hanno spinto il presidente Donald Trump a “federalizzare” la Guardia Nazionale, per sedare il dissenso dei cittadini. L’operazione fa parte di una campagna nazionale voluta dall’amministrazione del tycoon che, il 4 giugno 2025, ha raggiunto il record di oltre 2.200 arresti in una sola giornata, il dato più alto della storia americana. L’operazione denominata “Operation at large” coinvolge oltre 5mila agenti federali provenienti dall’Fbi, dalla Drug enforcement administration e da altre agenzie, distribuiti simultaneamente in blitz coordinati nelle principali città americane come Chicago, New York, Atlanta e Miami.

Struttura e poteri dell’Ice

Negli Stati Uniti, l’Ice (Immigration and customs enforcement) è la seconda agenzia investigativa federale per dimensioni dopo l’Fbi, con un budget annuo di circa 8 miliardi di dollari e oltre 20mila dipendenti distribuiti in più di 400 uffici, nel paese e all’estero. Fondata nel 2003, l’agenzia nasce dalla fusione tra le unità investigative del servizio doganale e di quello per l’immigrazione, ed è parte del Department of homeland security, creato dopo l’11 settembre. L’Ice ha competenza su oltre 400 statuti federali, con attività che spaziano dal contrasto all’immigrazione irregolare alla lotta contro il terrorismo e il traffico di esseri umani.

L’agenzia si articola in due rami principali. Il primo, Enforcement and removal operations (Ero), gestisce l’identificazione, l’arresto e la deportazione di persone senza documenti, attraverso una rete di centri di detenzione civile – separata dalle carceri penali – che attualmente ospita oltre 41mila persone. Una cifra che si avvicina sempre di più alla capacità massima del sistema.

Il secondo, Homeland security investigations (Hsi), si occupa invece di crimini transnazionali, tra cui traffico di droga e armi, crimini informatici e finanziari, tratta di esseri umani e terrorismo, ed opera anche all’estero con più di 90 sedi in oltre 50 paesi. Gli agenti Ice possono condurre indagini sotto copertura e arrestare individui per violazioni civili dell’immigrazione anche senza accuse penali, poiché la presenza irregolare negli Stati Uniti non è considerata un reato, ma una violazione amministrativa.

Come funziona la nuova politica antimigratoria

L’Ice rappresenta il fulcro della politica antimigratoria dell’amministrazione Trump basata sull’aumento delle deportazioni di immigrati irregolari presenti negli Stati Uniti. L’Ice ha registrato 32.809 arresti nei primi 50 giorni del nuovo mandato, a fronte dei 33.242 arresti dell’intero anno fiscale 2024 dell’amministrazione Biden. Stephen Miller, consigliere senior per le politiche migratorie, coordina le operazioni attraverso un sistema di quote che prevede un obiettivo di 3mila arresti giornalieri su scala nazionale. Tale sistema prevede anche valutazioni mensili delle prestazioni dei singoli uffici Ice e la possibilità di sostituire i dirigenti che non raggiungono i target fissati.

Le nuove procedure operative hanno inoltre rimosso le limitazioni che in precedenza impedivano gli arresti in determinate aree, come scuole, ospedali e luoghi di culto, fino a poco tempo fa considerate “aree sensibili” e protette da interventi dell’Ice. L’agenzia ha modificato anche l’applicazione del programma “Alternatives to detention”, che consentiva agli immigrati di rimanere in libertà durante i procedimenti giudiziari attraverso controlli periodici o dispositivi di monitoraggio elettronico.

Attualmente, l’Ice procede agli arresti anche durante questi controlli, anziché limitarsi a intervenire solo in caso di mancato rispetto degli appuntamenti. Nel febbraio scorso, il 41% dei detenuti nelle operazioni non aveva precedenti penali, rispetto al 28% rilevato durante l’amministrazione precedente. Per aumentare la capacità di detenzione, l’amministrazione ha aperto nuovi centri in Texas e in Kentucky e ha iniziato a trasferire detenuti a Guantanamo Bay, la base navale americana situata a Cuba che dal 2002 ospita detenuti considerati minacce per la sicurezza nazionale. L’utilizzo di questa struttura per detenuti immigrati rappresenta una novità. Al momento sono stati trasferiti 112 immigrati, con l’obiettivo di espandere la capacità della struttura a 30mila posti disponibili.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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