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lunedì, Giu 24

Cos’è successo col nuovo adattamento di Neon Genesis Evangelion


Torna su Netflix uno degli anime più amati ma il nuovo doppiaggio curato da Gualtiero Cannarsi è oggetto in queste ore di feroci critiche

Lo scorso 21 giugno su Netflix è arrivata la serie completa, assieme ai due film, di Neon Genesis Evangelion: il manga e poi anime di Hideaki Anno, pubblicati in Giappone dal 1993  e poi arrivati in Italia alla fine degli anni Novanta, sono divenuti un vero e proprio culto, soprattutto grazie all’invenzione narrativa e alla complessa simbologia mistico-filosofica che li caratterizza. Le avventure animate ambientate nel futuro post-apocalittico di Neo-Tokyo 3, che vede la sfida fra mecha e mostri, tornano ora in Italia con un nuovo doppiaggio, anche se fin dalle prime ore di diffusione molti fan si sono scatenati contro la nuova versione.

Il nuovo adattamento è stato affidato, esattamente come accaduto vent’anni fa, alla supervisione di Gualtiero Cannarsi, noto anche per essersi occupato in Italia dei film dello Studio Ghibli, che ha dunque riaggiornato tutto il doppiaggio, con il coinvolgimento di nuove voci. Ma sono state molte le cose che non hanno convinto fin dall’inizio gli appassionati, in particolare la scelta di cambiare il nome delle creature mostruose generate da Adam, che non si chiamano più angeli come in passato, bensì apostoli. La modifica si aggiunge ad altre scelte che in apparenza non hanno ragione, come la traduzione dei nomi dei mecha “Eva-00, 01, …” in “Unità zero, Unità prima ecc.” o ancora l’introduzione nei dialoghi di formule arcaiche (“voialtri“, “messa in uso“).

Non è la prima volta che il lavoro di Cannarsi viene criticato per le sue libertà di traduzione ritenute eccessive, ma in questo caso il professionista si è difeso in un’intervista su Bad Taste (dopo aver fra l’altro ammesso: “non ho la tv, non ho abbonamenti, non seguo lo streaming e bene o male non sapevo che cosa fosse Netflix“): secondo Cannarsi “qualsiasi dizionario (parlo dei dizionari giapponesi monolingua) traduce [il termine utilizzato in originale, shito, ndr] come apostolo”, e il fatto che anche sugli schermi compaia la parola “angel” (che in giapponese si dice invece tenshi) è solo una discrepanza interna all’anime stesso. La scelta nel suo primo doppiaggio di ricorrere a “angeli“, invece, viene definita come un “un mio errore, un deliberato e sconsiderato errore“.

Cannarsi, dunque, alla fine degli anni Novanta aveva tradotto deliberatamente shito con angeli, seguendo più che altro le scritte che comparivano nella serie animata, e ora ha rettificato la cosa, andando contro però all’uso ormai consolidato all’interno della comunità di fan italiana. Questa e altre sue scelte traduttive hanno suscitato l’ira del pubblico, mentre da parte sua Netflix, che non ha ancora commentato l’accaduto, aumenta la confusione riportando in didascalie e titoli ancora il termine “angeli“. perfino Zerocalcare è intervenuto con una sua vignetta per commentare l’enorme eco mediatica che il fatto ha suscitato.

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