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venerdì, Nov 05

Covid-19, cosa può fare chi ha ricevuto un vaccino non autorizzato dall’Unione europea



Da Wired.it :

Arriva una risposta per le persone che hanno ricevuto all’estero un vaccino non approvato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) ed essendo residenti o lavorando in si sono ritrovate in queste settimane a dover fare tamponi per avere il green pass. In sintesi, dovranno sottoporsi a una dose booster di uno dei due vaccini a mRna, quindi Pfizer-BioNTech o Moderna, da 28 giorni fino a un massimo di sei mesi dal completamento del primo ciclo di vaccinazioni.

In una circolare del ministero della Salute, basata su un parere della commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), datata 4 novembre 2021, si legge che “i soggetti vaccinati all’estero con un vaccino non autorizzato da Ema possono ricevere una dose di richiamo con vaccino a m-Rna nei dosaggi autorizzati per il “booster” (30 mcg in 0,3 mL per Comirnaty di Pfizer/BioNTech; 50 mcg in 0,25 mL per Spikevax di Moderna) a partire da 28 giorni e fino a un massimo di 6 mesi (180 gg) dal completamento del ciclo primario”. 

E prosegue la nota: “Il completamento di tale ciclo vaccinale integrato è riconosciuto come equivalente”. Ma cosa succede se si sono superati i sei mesi? In questo caso si dovrà affrontare un ciclo completo con uno dei vaccini a mRna autorizzati da Ema. Come recita la lettera, infatti, “superato il termine massimo di 6 mesi dal completamento del ciclo primario con vaccino non autorizzato da Ema, così come in caso di mancato completamento dello stesso, è possibile procedere con un ciclo vaccinale primario completo con vaccino a mRna, nei relativi dosaggi autorizzati”.

È il caso, per esempio, delle persone che hanno ricevuto un vaccino come il russo Sputnik, mai riconosciuto dalle autorità comunitarie. E che pure da studi indipendenti, come raccontato da Wired, è efficace contro la variante delta, secondo uno studio indipendente pubblicato in pre-print. Il campione di quasi 14mila persone ha rivelato che il vaccino a due dosi riduce il rischio di ospedalizzazione per Covid-19 dell’81% e aiuta a prevenire gravi lesioni polmonari.



[Fonte Wired.it]