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sabato, Ott 30

Covid-19, scuola: ancora una volta il ministero dell’Istruzione nega a Wired i dati dei contagi



Da Wired.it :

Niente dati sui contagi da Covid-19 nel mondo della scuola. Così come aveva fatto lo scorso anno, Wired è tornata a chiedere al ministero dell’Istruzione i numeri relativi a insegnanti e studenti risultati positivi e posti in quarantena preventiva. Ma, a differenza di quanto avvenuto dodici mesi fa, questa volta viale Trastevere ha opposto un rifiuto.

Intanto la richiesta. Già a metà settembre Wired aveva rivolto un appello al ministro competente Patrizio Bianchi affinché appunto venissero aperti i dati sui contagi nella popolazione scolastica. Un tema importante, visto che il mondo della scuola, soprattutto secondaria, è quello che ha pagato maggiormente in termini di chiusure il costo della pandemia.

Un’istanza in tutto e per tutto simile a quella presentata a dicembre 2020 e che ha permesso di quantificare in 100mila i contagi rilevati alla fine di novembre dello scorso anno. Quella cioè di conoscere i numeri di contagiati e posti in quarantena registrati settimanalmente per codice meccanografico, una sigla alfanumerica che identifica i singoli istituti scolastici.

Perché no

Contrariamente a quanto avvenuto rispetto alla richiesta di dicembre 2020, quando, pur non esaudendola esattamente, il ministero fornì dei dati, questa volta la risposta è stata un rifiuto. Le motivazioni sono diverse. Alcune fanno riferimento alla privacy.  “I dati e le informazioni riferite a persone fisiche, identificate o identificabili, che hanno contratto il virus Covid-19, rientrano nella definizione di dati sulla salute per i quali va escluso l’acceso civico”, si legge nella risposta firmata da Annarita Lina Marzullo, dirigente reggente dell’ufficio Gestione patrimonio informativo e statistica del ministero. A sostegno di questa tesi, vengono citati non meglio precisati “recenti pareri dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali”.

Bene sottolineare, a questo proposito, che la nostra istanza chiedeva dati aggregati. E specificava, qualora fossero stati presenti dati sensibili, di oscurarli. Secondo il ministero, però, “l’ostensione di informazioni relative allo stato di salute anche di soggetti minori espone ad un elevato rischio di re-identificazione dei soggetti interessati laddove venissero combinate con altre informazioni già possedute o facilmente acquisibili”. Ma non è tutto.

Il ministero prosegue spiegando che la rivelazione viene effettuata “esclusivamente per garantire l’operatività delle scuole ed il corretto svolgimento dell’attività didattica”, mentre “indagini ed elaborazioni di dati ufficiali di natura sanitaria sono rimesse agli enti deputati alla sorveglianza sanitaria”. E fin qui nulla di nuovo. L’ex ministra Lucia Azzolina, che la volle, ha sempre rivendicato come questa fosse un’iniziativa ulteriore rispetto ai monitoraggi svolti dalle autorità sanitarie.

Non c’è obbligo

L’elemento fondamentale, però, è che il ministero questi dati non li può aprire perché non li possiede. O meglio: “I dati richiesti sono in continuo aggiornamento da parte delle scuole e non è previsto l’obbligo di risposta e la diffusione delle informazioni acquisite si porrebbe quindi in contrasto con il generale principio di esattezza dei dati”. Esatto: i dirigenti scolastici non sono obbligati a comunicare a viale Trastevere il numero di insegnanti e studenti risultati positivi al Sars-CoV-2 e quelli messi in quarantena. Viene da chiedersi, quindi, che senso abbia mettere in piedi un monitoraggio che, per stessa ammissione del ministro, non ha alcun valore statistico.

Per capire cosa stia avvenendo nelle scuole bisogna quindi affidarsi al report settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che però si limita a suddividere i positivi per classi di età. Iss che ha inizio settembre ha lanciato un piano per il monitoraggio del contagio nelle scuole attraverso test salivari, rispetto al quale però, al momento, non sono stati diffusi dati. Oppure bisogna confidare nella buona volontà delle amministrazioni locali, come Regione Umbria che settimanalmente diffonde i numeri dei contagi nelle scuole del territorio, senza opporre le questioni di privacy sollevate dal ministero.



[Fonte Wired.it]