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mercoledì, Mag 13

Covid-19 Visual Project, le storie della pandemia raccontate dalle arti visuali



Da Wired.it :

La crisi generata dalla diffusione del virus, in Italia e nel mondo, diventa racconto multimediale per un archivio che resterà sempre aggiornato fino alla scoperta di una cura o del vaccino

Le città vuote, i reparti degli ospedali pieni, le aziende alle prese con la riconversione, la natura che torna a fare capolino negli interstizi urbani. La pandemia Covid-19 ha offerto, suo malgrado, un ampio bacino di immagini e storie che difficilmente dimenticheremo. Ha stravolto il presente di milioni di persone ma, come altri eventi di portata storica, ha offerto ampi margini per narrazioni utili alla comprensione dell’attualità e alla costruzione di una memoria per i decenni a venire. Con questo obiettivo nasce The Covid-19 Visual Project. A Time of Distance. La piattaforma ospita il racconto dell’evoluzione della pandemia attraverso contribuiti diversi per tematiche e modalità di racconto.

Il lavoro di fotografi, videomaker, visual artist confluirà in questo hub che sarà sempre aggiornato, fino alla scoperta di una cura o un vaccino. Non un progetto a termine quindi, ma un impegno in progress teso a documentare quel cambiamento su scala mondiale apportato dal coronavirus che sembra destinato a perdurare. Le conseguenze economiche, sociali, sanitarie saranno raccontate dallo sguardo di coloro che lavoreranno al progetto, anche su commissione. La piattaforma nasce dalla spinta di Cortona On The Move, il festival internazionale di visual narrative. L’edizione 2020 dell’evento è rimandata a data da definirsi, e come già annunciato non partirà a luglio come previsto in precedenza; l’operatore culturale ha quindi deciso di promuovere questo progetto, in partnership con Intesa San Paolo, cogliendo lo stimolo di una contingenza unica nel suo genere.

In sette capitoli si articolerà il racconto sulla vita al tempo della Covid-19 spaziando dall’ermergenza sanitaria al lockdown, dal vuoto urbano al malessere sociale, cogliendo quella connessione globale che il virus ha finito per creare tra paesi, espandendosi in Occidente dopo i fatti di Wuhan. A partire dall’11 maggio saranno online diversi progetti che indagano i cambiamenti nel tessuto privato, urbano, economico, così come la sfida di tutti quegli attori del made in Italy che hanno deciso di aiutare il paese, e in particolare le strutture sanitarie, riconvertendo le produzioni per venire incontro alle esigenze del momento.

Oltre ai lavori su commissione, il visual project ospiterà anche progetti indipendenti e promuoverà a partire dal 18 maggio anche una open call per i visual artist realizzata in partnership con la community fotografica online LensCulture. Attenzione archivistica anche verso social e mass media, che stanno seguendo dall’origine l’evoluzione degli eventi, e a cui saranno dedicate sezioni ad hoc. Spazio anche alla riflessione sociologica ed economica, sull’impatto della pandemia, che sarà affidata al sociologo Francesco Morace e all’accademico, Massimo Daveri.

Nella gallery in alto, il reportage del fotografo friulano Mattia Balsamini, dal titolo Contingency Plans, racconta le storie dell’Italia prodottiva che non si è fermata mai. Le riconversioni industriali ai fini delle produzioni di emergenza hanno ancora una volta testimoniato la grande capacità di diversi attori di mettere il proprio know how al servizio del paese, in ottica solidale. Il lavoro di Bergamini testimonia come aziende di aree diverse (dall’automotive alla moda, dalla meccanica di precisione alla chimica) non si siano mai fermate, contribuendo in maniera decisiva in uno dei passaggi più critici della prima fase.

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[Fonte Wired.it]