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mercoledì, Mag 12

Covid, l’utilizzo degli spazi lavorativi e l’impatto sulla creatività: il punto di vista dell’architetto Carlo Ratti



da Hardware Upgrade :

Da quanto sono iniziati i lockdown per contenere la diffusione del Covid, c’è stato uno stravolgimento dell’utilizzo degli spazi di lavoro, utilizzati molto meno rispetto al passato a causa del lavoro da remoto. Come abbiamo più volte citato su Edge9, più di uno studio conferma che la produttività è spesso aumentata con lo smart working, ma qual è l’impatto sulla creatività? Nell’ambito di un evento online organizzato da WORTH Partnership Project intitolato The Future of Creative DesignCarlo Ratti, architetto e direttore del Senseable City Lab del MIT (il celebre Massachusetts Institute of Technology di Boston) provato a dare una risposta partendo dall’analisi dei dati. 

L’impatto del Covid sullo scambio di idee

L’architetto Carlo Ratti, indicato da Wired come una delle “50 persone che cambieranno il mondo“, da tempo misura l’utilizzo degli spazi al campus del MIT, una struttura che ospita quasi 20.000 persone fra studenti e lavoratori. Un lavoro iniziato ben prima dell’emergenza sanitaria. Per misurare gli spostamenti, vengono utilizzate varie tecniche, tutte rispettose dell’anonimato, che tenevano conto dell’utilizzo del wi-fi, delle e-mail, la localizzazione dei dispositivi delle persone. 

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I lockdown causati dai Covid secondo Ratti hanno dato l’occasione per predire e misurarne l’impatto sull’interazione fra le persone e – in particolare – sulla creatività. Il concetto di base è che quando si lavora in gruppo, le frequenti interazioni delle persone limitano la diversità delle idee, e col tempo i vari individui tendono naturalmente ad allinearsi al pensiero del gruppo, uno scenario che nel più estremo dei casi può portare a quello che viene definito groupthinking, pensiero di gruppo.

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In un campus come il MIT non esiste un solo gruppo, ma ne convivono differenti: i membri all’interno di un gruppo tendono ad avere dei legami forti (Strong Ties), che appunto col tempo tendono a uniformare il pensiero.

Non mancano però interazioni fra individui appartenenti a gruppi differenti, relazioni che avvengono anche per caso, come quando si prende il caffè alla macchinetta e si scambiano chiacchiere con altre persone. Queste relazioni vengono definite Weak Ties, e sono quelle che portano a condividere e discutere idee e approcci differenti, stimolando la creatività. 

L’inizio dei lockdown ha segnato una evidente diminuzione dei Weak Ties già da subito, dopo la prima settimana. Un passaggio estremamente veloce che rischia sul lungo termine di avere un profondo impatto sulla creatività e la nascita di nuove idee.

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Ecco perché secondo Ratti, una volta terminata l’emergenza se si desidera tornare a essere creativi diventerà fondamentale riprendere questo tipo di scambi. Questo non significa che sarà necessario tornare in ufficio tutti i giorni o seguendo le stesse modalità: lo smart working probabilmente continuerà a essere la scelta privilegiata, ma alternando giornate a casa con altre negli uffici.

Se un lato lavorare da remoto ha avuto un impatto positivo sulla produttività, che in molti casi è aumentata, dall’altro ha limitato lo scambio di idee e la creazione di nuovi legami con persone al di fuori del proprio gruppo di lavoro, fatto che sul lungo termine potrebbe portare a un generale appiattimento dei punti di vista. 

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