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venerdì, Ott 08

Covid, ottobre è un mese decisivo per capire cosa succederà



Da Wired.it :

I numeri dei casi positivi, dei ricoveri e dei decessi di inizio autunno potranno rendere chiaro a che punto siamo con la pandemia tra vaccini, varianti virali, green pass e misure anti-contagio

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(foto: Chris Liverani/Unsplash)

Nel corso del mese di settembre i dati sulla pandemia di Covid-19 hanno progressivamente avuto sempre meno spazio sui media italiani. Giornali, radio e tv hanno come sempre riportato quotidianamente i dati dei bollettini, ma l’impressione generale è che non facessero più notizia, tanto da essere confinati ben lontani da prime pagine e contenuti in evidenza. Oltre che per il rincorrersi di altre notizie rilevanti, dall’Italia e dal mondo, i numeri dell’emergenza sanitaria sono finiti relegati in un angolino della mappa dell’informazione probabilmente per i loro valori in sé: dopo il picco di nuovi contagi intorno a fine agosto, le curve dei casi positivi e quella dei ricoveri (in reparto e in terapia intensiva) hanno avuto un lento ma inesorabile calo.

Insomma, un susseguirsi di aggiornamenti poco rilevanti e tutto sommato positivi, che porta al momento ad avere poco più di 400 persone ricoverate in terapia intensiva, meno di 100mila attualmente positivi, una media di 3mila nuovi casi al giorno e una media di 40-50 decessi quotidiani.

Guardando a come le cose sono andate nel 2020, e anche in base alla plausibilità scientifica degli effetti indotti dal cambio di stagione, nel mese di ottobre sarà particolarmente interessante capire l’evoluzione delle curve. Con la fine della bella stagione, il tempo sempre minore trascorso all’aperto e la ripresa di molte attività (scolastiche, sportive, associazionistiche…), infatti, potremmo essere di fronte alla prova dei fatti di quanto la combinazione delle strategie messe in atto – vaccini, green pass, norme anti contagio ancora in vigore – e delle nuove varianti virali in circolazione impatti sulla situazione sanitaria. Vale a dire, se dovremo considerarci ancora in piena pandemia o se potremo finalmente tirare un sospiro di sollievo e cominciare a ritenere che il peggio sia alle spalle.

Curve d’ottobre

Se guardiamo a che cosa è successo esattamente un anno fa, ripescando i vecchi numeri, si nota subito che ottobre è stato il mese in cui la circolazione del virus ha ripreso forza più rapidamente. A inizio mese si contavano un migliaio di nuovi casi di contagio al giorno, e alla fine si superava quota 20mila. Ancora di più il trend ha interessato i decessi: oscillanti sulla ventina al giorno nella prima settimana di ottobre, sono saliti fino a sfiorare quota 300 (arrivando poi anche oltre gli 800 nel mese di novembre, perché come noto la curva dei decessi si muove sempre in ritardo rispetto a quella dei contagi). Idem per le terapie intensive, passate in un solo mese da un’occupazione di 300 fino a 2mila, e per i ricoveri, da 3mila a 18mila circa.

Certamente allora aveva contribuito a questa brusca risalita anche l’allentamento eccessivo delle misure e delle attenzioni nel corso dell’estate (quando più d’uno si illudeva che Covid-19 fosse ormai solo un ricordo), ma la coincidenza con la ripresa delle varie attività e con la fine della stagione estiva non sembra affatto essere stata una casualità.

Più del 2020, meno del 2020

Uno dei temi che più sta tenendo banco da alcuni mesi a questa parte, anche in merito al dibattito (non scientifico, ma nel chiacchiericcio collettivo) in merito all’efficacia dei vaccini, è il raffronto diretto tra le curve epidemiche dell’anno scorso e quelle del 2021. Una delle argomentazioni più spesso portate dallo schieramento no-vax e dagli esitanti è infatti che – nonostante una campagna vaccinale in stadio avanzato – i numeri assoluti di quest’estate sono stati più alti rispetto al 2020.

L’argomentazione è ovviamente fallace, perché non si possono imputare le differenze tra le due estati alla sola questione vaccini (e sostenere magari che i vaccini facciano circolare di più il virus, ça va sans dire), ignorando le differenze tra le durate e soprattutto le intensità dei vari lockdown. Nel 2020 abbiamo infatti vissuto a lungo “di rendita” grazie a un lockdown primaverile particolarmente rigido e prolungato, cosa che quest’anno per via del sistema a semaforo delle regioni non c’è stata.

In ogni caso, guardando ai grafici questa superiorità dei numeri del 2021 rispetto a quelli del 2020 sembra avere vita breve: anche se come abbiamo scritto più volte qui su Wired ha ben poco senso fare proiezioni in avanti delle curve o addirittura previsioni, è innegabile che l’anno scorso tutte le curve in questa fase stessero iniziando un’impennata, mentre ora sono in fase calante. Tanto che, per citare un esempio numerico, la forchetta di occupazione delle terapie intensive 2020-vs-2021 che aveva toccato ad agosto quota 500 ora si è ridotta a un centinaio, e lo scarto nel numero di nuovi positivi è di appena qualche centinaio di casi al giorno (mentre ad agosto la differenza era dell’ordine dei 3mila casi). Insomma, se il trend non subirà variazioni le curve dei numeri assoluti del 2021 finiranno presto al di sotto di quelle del 2020.

Cosa potrebbero dirci i dati a ottobre

Quello che accadrà nelle prossime settimane sarà determinato dalla sovrapposizione e dalla combinazione di una lunga serie di fattori. C’è il già citato effetto dovuto al cambio di stagione (la vera novità di queste settimane). C’è una campagna vaccinale che avanza con l’80% circa degli over 12 che ha terminato il proprio percorso di somministrazioni. Ci sono le diverse varianti che continuano a mescolarsi. C’è la pratica del green pass ormai entrata a regime (con l’upgrade del 15 ottobre in arrivo). Ci sono le nuove indicazioni sulla capienza di cinema, teatri e stadi e c’è – va detto – un lieve rilassamento generale che si nota nelle ultime settimane, in concomitanza del minore martellamento mediatico, dell’effetto-fiducia determinato dalle vaccinazioni e del fatto che le curve al momento paiano sotto controllo.

Sarà in ogni caso difficile, per non dire impossibile, disaccoppiare l’effetto dei vari fattori e stabilire che cosa determinerà esattamente la risalita o la discesa delle curve. Il confronto tra l’andamento dell’epidemia nella popolazione vaccinata e in quella non vaccinata indica già chiaramente che i vaccini stanno funzionando, ma questa evidenza non può essere sufficiente di per sé per stabilire in che modo le curve evolveranno.

Tuttavia, davanti allo stress test di ottobre, sarà utile vedere e capire l’effetto generale complessivo, ossia se il mix di condizioni che abbiamo ora sia sufficiente a mantenere l’impatto di Covid-19 sul sistema sanitario a un livello accettabile, o se inizierà a delinearsi lo spettro di nuove restrizioni. A oggi i dati sembrerebbero fare propendere più per la prima ipotesi, ma non è escluso possa esserci comunque un’inversione del trend. Ecco perché i numeri ora possono tornare a essere un faro utile a orientarci nel prosieguo della pandemia.





[Fonte Wired.it]