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giovedì, Feb 27

Crash Landing on You, la serie che svela come si vive nella Corea del Nord



Da Wired.it :

Il k-drama di Netflix ambientato tra Pyongyang e il confine tra le due Coree descrive la quotidianità di chi vive sotto il regime di Kim Jong-un e ha riacceso il desiderio di riunificazione

Aggiunta di recente alla libreria di Netflix, Crash Landing on You è una serie coreana incentrata sulla relazione tra un’imprenditrice di Seoul e un ufficiale della Corea del Nord. Il k-drama è riuscito a compiere una specie di miracolo raccontando questo paese sotto dittatura. Yoon Seri è una donna sulla trentina, erede di una famiglia ricchissima e potente, che ha scelto di prendere le distanze da un padre autoritario e una madre (più due fratelli) invidiosi del suo fiuto per gli affari e fondare un’azienda propria – Seri’s Choice – con linee di abbigliamento e skincare vendutissime. Mentre testa di persona una nuova tuta sportiva del suo brand facendo paragliding, Seri supera il confine tra le due Coree e atterra, senza essere avvistata (i radar non hanno “visto” il suo veivolo perché senza motore) nei dintorni di un villaggio agli estremi del territorio di Kim Jong-un. Quando, nel tentativo di tornare a casa, si imbatte nel capitano Ri Jeong-hyuk, quest’ultimo decide di non denunciarla e di aiutarla a tornare.

Il resto di questa serie composta di un’unica stagione declina nel romance (le relazioni tra le due coppie principali), nella commedia (i momenti di sollievo comico costituiti da due gruppi di personaggi secondari, le donne del villaggio e i soldati della squadra di Ri Jeong-hyuk), nell’azione (gli inseguimenti, le esplosioni, le sparatorie legate ai tentativi di fuga di Seri) e nella spy-story, con Ri Jeong-hyuk impegnato a sventare i misfatti di alcuni militari corrotti sfuggiti all’occhio vigile della dittatura. Crash Landing on You è ben bilanciata tra questi elementi, ed è ben confezionata grazie a una sofisticata colonna sonora meravigliosa (Ri è un ex pianista di classica) e ambientazioni pittoresche (alcuni episodi sono girati in Svizzera, tra Zurigo, le montagne di Interlaken e il ponte sospeso di Sigriswil), con due protagonisti – i popolarissimi attori Hyun Bin e Son Ye-jin – abili sia nella commedia che nel dramma.

Crash Landing on You è anche il k-drama pay più visto (è stato trasmesso da Tvn, la Hbo coreana) e una delle serie più viste di sempre in patria; tuttavia, l’aspetto più rilevante è come ricostruisce la vita nella Corea del Nord. Per anni il cinema occidentale ha monetizzato la guerra fredda incentrando spy-story di sicuro successo al botteghino sugli attriti tra Usa e Russia prima, Cina e Medio Oriente poi. Per il cinema coreano, a oggi riconosciuto come uno dei migliori – se non il migliore – del mondo, i film di spie e gli action movie hanno da sempre come antagonisti giapponesi (il popolo che ha umiliato e schiacciato la nazione per tutta la prima metà del XX secolo) e nordcoreani (le due Coree sono separate dalla fine della guerra mondiale).

Film adrenalinici come Steel Rain con Jung Woo-sung (visibile su Netflix) o Confidential Assignment con Hyun Bin (e in misura minore anche Suspect con Gong Yoo) hanno per protagonisti agenti del Nord in missione al Sud inseriti nella stessa formula: il nordcoreano di turno è un supersoldato indistruttibile esperto di arti marziali e con una mira da cecchino, è rigido, inflessibile e con scarso senso dell’umorismo, ma di solidi principi. Il suo partner del Sud è il suo opposto (il che trasforma l’action in un buddy cop movie), meno aderente alle regole, più testa calda e gioviale. Quest’ultimo fa conoscere alla spia quel mondo sconosciuto che è la Corea non comunista, e di solito lo conquista col cibo prima che questi se torni in patria (se arrivi vivo alla fine).

La seconda parte di Crash Landing on You è ambientata a Seoul e mostra, in effetti, i nordcoreani alla scoperta delle meraviglie del capitalismo come la catene di locali che vendono pollo fritto, i videogiochi e le carte di credito, ma la prima è tutta ambientata tra Pyongyang e il villaggio al confine, restituendo un’immagine del Paese di Kim Jong-un inedita. La corrente elettrica che viene staccata pressoché tutte le notti, i riti delle comari del paese che si riuniscono per fare il bucato o preparare conserve (in mancanza di freezer e lavatrici), i quotidiani annunci del regime con musiche popolari in sottofondo e motti che inneggiano alla perfezione dello stile di vita comunista, la caccia agli ambiti prodotti importati illegalmente dal meridione come shampoo, candele e reggiseni di pizzo di uso comune al di sotto del 38° parallelo. E ancora gli incessanti raid notturni, le case e gli hotel infestati di microspie e il timore perenne che una battuta o un commento critico del regime venga riportato da qualche spia. Crash Landing on You si è avvalsa della consulenza di uno dei tantissimi rifugiati che si sono rifatti una vita al Sud. Kwak Moon-wan è un ex guardia della famiglia Kim che in gioventù aveva studiato scuola di cinema; fuggito e stabilitosi a Seoul, oggi lavora come sceneggiatore e consulente.

È grazie a lui che la sceneggiatrice Park Ji-eun ha potuto mostrare verosimilmente, per la prima volta, la realtà quotidiana della Corea del Nord. I riferimenti alla Divisione 11 (le spie militari spedite al Sud con una livello di copertura degno di 007), il fatto che Pyongyang sia piena di truffatori rifugiatasi nell’unico paese irraggiungibile da parte dell’Interpol, la rivelazione che i ricchi e potenti vivono in ville ipertecnologiche godendo di tutti quei privilegi capitalisti sviliti dal regime fanno parte di un quadro inedito che il resto del mondo sta iniziando a intuire grazie a questa serie.

Nello specifico, in patria la serie ha ricevuto il plauso del primo ministro e della First Lady, mentre le generazioni più giovani si sono per la prima volta interessate alla storia di quel paese così vicino e così lontano che fino a quel momento era stato solo fonte di un’inquietudine sommessa e costante che può provare solo chi abita accanto a un dittatore fornito di testate nucleari. Quando i sudcoreani parlano della Corea del Nord, non dicono mai “se ci sarà la riunificazione” ma “quando ci sarà la riunificazione”: per un popolo che si sente spezzato a metà, un futuro in cui ci sarà una sola Corea non può non esistere.

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[Fonte Wired.it]