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giovedì, Feb 11

Crediamo ancora in un M5s che lotta per l’ambiente?



Da Wired.it :

Tav, Ilva e Tap sono battaglie perse o per cui non si è nemmeno lottato. Oggi, con il Ministero della transizione ecologica, il Movimento ritenta la carta green

Alla fine sarà anche questa volta la piattaforma Rousseau a decretare se il governo Draghi potrà contare sull’appoggio del Movimento 5 stelle. Il quesito su cui dovranno esprimersi gli iscritti è una sviolinata per il , dal momento che più che una domanda neutrale sembra un’esposizione del perché sostenere il nuovo esecutivo è una buona idea. A spiccare più di tutti è la rivendicazione che il nuovo governo “tecnico-politico” avrà un Ministero della transizione ecologica, come da espressa richiesta pentastellata. Non lasciamoci sfuggire questa occasione di cambiare l’Italia dal punto di vista ambientale, sembrano insomma dirci i copywriter grillini.

 

Beppe Grillo, Photographer Alessia Pierdomenico/Bloomberg via Getty Images

Le battaglie ecologiche hanno contraddistinto il Movimento sin dalla sua nascita. Una delle cinque stelle è proprio dedicata all’ambiente e non è un caso che tra le aree geografiche dove è iniziata la scalata del Movimento verso le istituzioni politiche c’è quella Val di Susa al centro della lotta sulla Tav. I grillini si sono sempre opposti strenuamente alla realizzazione dell’alta velocità in Piemonte, così come si sono fatti promotori di altre battaglie green nel resto del paese, tra spinta alle rinnovabili, carbon tax, lotta agli inceneritori e focus su alcuni dei dossier più delicati dello stivale. L’ascesa del Movimento 5 stelle è avvenuta sul tappeto rosso steso dalle associazione ambientaliste, che hanno visto imporsi una realtà politica capace finalmente di ascoltare e portare nel Palazzo le proprie istanze solitamente calpestate dagli altri altri partiti.

Una parte del cantiere per la realizzazione della Tav (foto: Nicolas Liponne/NurPhoto via Getty Images)

Oggi la compagine pentastellata ha messo un paletto ecologico per la partecipazione al nuovo governo, che riguarda la creazione di un apposito Ministero per la transizione ecologica. Una buona notizia, qualcosa che esiste già in altri paesi come la Francia, la Spagna, la Svizzera e che si caratterizza per una visione più ad ampio raggio del normale ministero dell’ambiente. Il suo lavoro non sarà focalizzato sulla mera tutela ecologica nel presente, ma su una vera e propria trasformazione del sistema produttivo verso un modello più sostenibile, necessario per affrontare le sfide proprie dell’emergenza climatica in cui ci troviamo. Mentre all’estero si affermano i partiti dei Verdi, in alcuni casi facendo registrare il primato in termini di consenso alle tornate elettorali, in Italia è allora il Movimento 5 stelle a prendersi sul groppone la sempre più popolare responsabilità green. Ancora una volta verrebbe da dire, eppure se c’è qualcuno che più di tutti ha tradito il sentiment ecologista negli ultimi anni, quelli sono proprio i grillini.

 

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Ilva, Taranto (crediti: mafe de baggis – CC)

Il partito che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, cancellando la vecchia politica e imponendo le sue tematiche tra cui quella ambientale, una volta al parlamento e poi soprattutto al governo si è dimenticato di essere una realtà green. In alcuni casi il Movimento ha fatto flebile opposizione, dimenticandosi di avere i numeri per imporre la sua volontà. Come con la Tav, uno dei principali terreni di scontro ai tempi dell’esecutivo con la Lega. “Finché ci sarà il Movimento al governo, la Tav Torino-Lione non ha storia, non ha futuro”, diceva Luigi Di Maio. Eppure i lavori non si sono mai fermati e semmai a rallentarli, più che i Cinque stelle, è stato il coronavirus. Altro dossier e altro tradimento importante: il Tap. “Con il governo del Movimento 5 stelle quest’opera la blocchiamo in due settimane, in due settimane!”, urlava Alessandro Di Battista. E invece il gasdotto si è fatto proprio con l’avallo pentastellato, mentre per anni si era criticata una politica energetica ancora basata sullo sfruttamento di fonti fossili anziché sulle energie rinnovabili.

(Photo by Stefano Montesi – Corbis/Getty Images)

Sempre in Puglia c’era il tema dell’Ilva, un’altra delle battaglie pentastellate che proprio grazie alla proposta di chiusura dello stabilimento più inquinante avevano preso percentuali bulgare a Taranto alle elezioni del 2018. E invece l’Ilva è ancora lì a emettere sostanze tossiche e sono stati proprio i grillini a dare l’ok con il governo giallo-verde al passaggio di proprietà ad Arcelor-Mittal, colosso che certamente non brilla all’estero come caso virtuoso nella tutela ambientale. Anche su altri pilastri programmatici come il blocco delle trivelle, o la legge sull’acqua pubblica, ai proclama da campagna elettorale dei grillini non sono seguite grandi azioni concrete e anche quando si è provato a imporre il tema, è bastato vedere l’alleanza politica di turno traballare per fare subito dietrofront.

In questi anni di governo il Movimento 5 stelle ha perso la fiducia di gran parte di quella base che ne aveva garantito l’ascesa politica: movimenti No Tav, comitati sull’Ilva, associazioni ambientaliste e via dicendo. Questo perché la rivoluzione verde di cui si era fatto promotore non solo non è avvenuta, ma anzi è stata tradita sotto molti aspetti. Oggi con le consultazioni per il nuovo esecutivo Draghi i grillini sembrano però voler tornare al passato, facendosi portavoce del green nelle istituzioni. Questa nuova ventata verde potrebbe essere un tentativo di sfruttare la popolare onda internazionale sul tema, oppure un modo per ritornare al Movimento di una volta, quello che tanto funzionava. In ogni caso, appare come una mossa sì interessante ma anche meramente opportunista e, quindi, poco credibile.

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[Fonte Wired.it]