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lunedì, Feb 15

Cremona progetta un futuro nel segno dell’economia circolare



Da Wired.it :

Un investimento da 100 milioni di euro da parte del Comune e delle multiservizi per incentivare il riciclo, produrre energia verde e migliorare la sostenibilità ambientale

Non solo Stradivari e turismo gastronomico. Cremona guarda avanti, e lo fa appoggiandosi a una visione che mescola tradizione, attrattività, ricerca e innovazione. Economia circolare, recupero degli scarti, miglioramento dell’efficienza energetica sono al centro del nuovo piano voluto dall’amministrazione guidata dal sindaco Gianluca Galimberti, che ha riunito attorno a un tavolo tre delle principali aziende del territorio per immaginare una città sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.

Galimberti ammette l’esistenza di uno squilibrio demografico in città.  “Ma per risolverlo, per attirare i giovani, bisogna offrire loro una prospettiva” dice a Wired. Cremona 20/30, questo il nome dello schema presentato nei giorni scorsi, immagina una parte delle risposte per ripensare il territorio nel lungo periodo. C’è chi sostiene che nel post pandemia città medie e piccoli borghi prevarranno sulle metropoli grazie a smart working e collegamenti stradali e ferroviari veloci con i grandi centri. La città lombarda, 71mila abitanti, vuole farsi trovare pronta.

Il progetto innovativo

Tanta tecnologia, dieci azioni immediate e cinque pensate per il futuro: il disegno messo a punto dal Comune assieme alla società energetica Aem Cremona, alla multiservizi Lgh e al gruppo idrico Padania Acque integra economia circolare e rigenerazione ambientale ed energetica.  Investimenti per un totale di cento milioni di euro che nel giro di un decennio potrebbero portare la città ad allinearsi alle più avanzate smart communities d’Europa.

Migliorerà la gestione della raccolta differenziata (che passerà dal 75% all’85% del totale) mentre il potenziamento del teleriscaldamento (attivo già dagli anni Ottanta) consentirà di ridurre del 40% la dipendenza da fonti fossili, anche attraverso il recupero del calore di scarto proveniente dalle acque reflue e, in un futuro meno prossimo, dai processi industriali. Le emissioni di anidride carbonica scenderanno, nelle intenzioni, dell’80%.

Tra le innovazioni più interessanti, un impianto di produzione di biometano che farà uso di alghe coltivate ad hoc e capaci di catturare CO2 durante l’intero ciclo di vita. Padania Acque, invece, si occuperà del lavaggio delle sabbie – che potranno essere riutilizzate in ottica circolare nei processi di riempimento degli scavi – e dell’essiccamento dei fanghi.

Si tratta di un piano dotato di sostenibilità economica per le aziende coinvolte, oltre che ambientale”, ha sottolineato il presidente di Aem Massimo Siboni. Importante il ruolo dei cittadini, che a marzo saranno chiamati a esprimersi assieme alle associazioni. “Con l’introduzione delle ‘energy community’ in futuro potranno scambiarsi energia gli uni con gli altri. Ma bisogna attendere il recepimento della normativa – ha aggiunto Claudio Sanna, amministratore delegato di Lgh – Passiamo da grandi impianti centralizzati a piccoli impianti distribuiti sul territorio”.

Tra gli obiettivi più ambiziosi – ma anche più lontani nel tempo – anche un progetto di teleraffrescamento, che consentirà di ridurre i picchi per la rete elettrica e di utilizzare in maniera più efficiente la risorsa termica. Per il momento si tratta solo di un documento: perché non resti lettera morta mancano i passaggi politici e amministrativi del caso. Nel mese di marzo sarà istituita la cabina di regia e verrà stilato il cronoprogramma. Al Comune il compito di coordinare.  Cosa può andare storto? “Esiste un rischio di impresa per le aziende coinvolte – ammette Galimberti –. Ma la guarderei da un altro punto di vista, quello di trovare soluzioni a eventuali problemi che potrebbero presentarsi”.

Se la musica incontra l’ingegneria

Intanto il Comune, rivela il primo cittadino, sta per firmare protocolli di intesa che garantiranno borse di studio per dottorandi, post-doc e ricercatori, con la speranza di attirarli in città. “E fra poco partirà il piano di salvaguardia dell’Unesco, da cui siamo stati presi a modello per identificare azioni volte a mettere sotto tutela il saper fare artigianale dei liutai e innovarlo, affiancando alle botteghe i centri di conoscenza”.

Tra le azioni già introdotte, nel 2015 è partito il primo corso di laurea magistrale a ciclo unico focalizzato sul restauro degli strumenti musicali dotato di un approccio trasversale. Oltre a quello di musicologia sono cinque i dipartimenti coinvolti dall’università di Pavia nel curriculum: ingegneria civile e architettura, scienze della terra, fisica, chimica ed economia. Anche il Politecnico di Milano, partner di progetto, ha messo a disposizione due docenti: uno di informatica e uno di acustica musicale. In città, ricorda Galimberti, esistono, inoltre, due moderni laboratori: uno di spettroscopia per l’analisi delle vernici e la diagnostica degli strumenti (gestito sempre dall’ateneo patavino), e uno di acustica, gestito dal Politenico di Milano, che ha spostato il corso in Musical engineering da Como a Cremona. Nella ricetta della città per il futuro, come spesso accade in la storia è l’ingrediente base.

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[Fonte Wired.it]