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mercoledì, Ago 21

Crisi governo, le 3 strade per non votare


Partono le consultazioni dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le opzioni per non andare alle urne: Conte bis, governo di legislatura o tecnico

Foto di Artur Widak/NurPhoto via Getty Images

Il giorno dopo la movimentata seduta parlamentare che ha messo fine all’esperienza del governo Conte, è già tempo di pensare al futuro della legislatura. A partire dalle ore 16 del 21 agosto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontrerà i presidenti delle camere e i portavoce dei partiti che hanno eletto almeno un rappresentante nell’attuale Parlamento, con l’obiettivo di risolvere la crisi in tempi più brevi possibile.

L’orientamento prevalente sembra essere al momento quello di tenere in vita la legislatura – seppur con differenti sfumatura circa la durata della prossima avventura governativa  ma manca un’indicazione condivisa sul come farlo. Toccherà ancora una vota all’inquilino del Quirinale dirimere la matassa e secondo la maggior parte dei media nazionali, le ipotesi sul tavolo di Mattarella sono principalmente tre.

L’ipotesi del reincarico a Conte

Particolarmente frequentata è la pista che porta al reincarico del presidente del Consiglio dimissionario, Giuseppe Conte, che nel suo intervento davanti all’aula del Senato di Palazzo Madama ha utilizzato parole molto simili a quelle normalmente spese nei discorsi programmatici dei nuovi esecutivi.

Dalla sua, l’ormai ex-premier ha un profilo istituzionale consolidato in 14 mesi di governo e ulteriormente rafforzato dalla decisione di consumare la rottura definitiva in parlamento (la parlamentarizzazione della crisi non era affatto scontata e il rispetto della prassi sarà un fattore decisivo nelle scelte future di un uomo delle istituzioni come Sergio Mattarella).

Di contro, Conte viene oggi visto come un elemento di continuità rispetto all’esperienza giallo-verde, “macchiatosi” del pieno sostegno a provvedimenti come il decreto sicurezza. Il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha già sottolineato la centralità di questo aspetto, chiedendo un sostanziale mea culpa, che potrebbe comunque non bastare.

L’ipotesi del governo istituzionale

Molti giornali riportano questa mattina la notizia di un convulso scambio di telefonate tra Pd e Movimento 5 Stelle, con l’obiettivo di trovare un terreno comune in vista delle imminenti consultazioni al Quirinale.

Il nome più speso, in questo caso, è quello del presidente della Camera, Roberto Fico, che negli ultimi 14 mesi ha mantenuto un profilo piuttosto distante da quello dei suoi compagni di partito, arrivando a criticare apertamente alcune iniziative di Matteo Salvini in tema di sicurezza e politiche migratorie. Complice la carica ricoperta, il nome di Fico non dispiace al Partito democratico, consapevole com’è dell’apporto minoritario di voti che la truppa dem può far pesare in Parlamento.

Roberto Fico potrebbe assumersi l’onere dell’incarico esplorativo, per verificare l’esistenza di una maggioranza alternativa a quella appena venuta a mancare e, in caso di esito positivo, provare a coagularla attorno al suo nome. La natura di un simile esperimento, in gergo definito governo istituzionale, avrebbe in ogni caso un carattere fortemente transitorio e non è detto che il Partito democratico sia disposto a rimandare l’orizzonte di nuove elezioni senza la certezza di formare un governo di legislatura.

Il governo tecnico

Al di sopra di tutte queste possibilità, dal respiro più o meno politico, aleggia lo spettro del governo tecnico. Esiste l’eventualità che una vera e propria maggioranza parlamentare non sia al momento disponibile e in tal caso toccherebbe al presidente della Repubblica provare a sbloccare la situazione, prima di convocare nuove elezioni.

Era già successo nel maggio del 2018, quando per uscire dall’impasse seguito alle elezioni del 4 marzo, Sergio Mattarella conferì l’incarico all’economista Carlo Cottarelli. Il nome di Cottarelli potrebbe tornare buono anche per questa fase politica, ma si tratterebbe di un’extrema ratio, dal momento che l’ipotesi è storicamente sgradita al Movimento 5 Stelle e dunque un’iniziativa in tal senso modificherebbe pesantemente il perimetro dell’eventuale maggioranza.

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