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Da Belém a Cortina, quando la scienza è costretta a fare slalom giganti pur di arrivare sulle piste da sci

by | Nov 26, 2025 | Tecnologia


Durante le due settimane che ha trascorso a Belém, il glaciologo James Kirkham ha sperato ogni giorno di veder entrare nei documenti ufficiali un numero dall’importanza globale: 450 gigatonnellate. Il peso del ghiaccio perso nella stagione 2023-2024, una delle peggiori mai registrate in tal senso secondo il nuovo report della International cryosphere climate initiative (Icci). Alla fine, quel numero si è “perso” nei passaggi negoziali: “Abbiamo assistito a una pressione preoccupante contro la scienza”, racconta Kirkham, alla Cop30 in veste di direttore scientifico del High level group on sea level rise and mountain water resources. “Alcuni paesi non volevano includere informazioni scientifiche, mettendole continuamente in discussione. È pericoloso, soprattutto perché accade nonostante sia evidente quanto le temperature in aumento impattino in tutto il mondo”.

Un sos che riecheggia tra le cime

Spesso inascoltata, la comunità scientifica non è la prima volta che lancia l’allarme su neve e ghiacciai: i dati che raccoglie raccontano un declino inarrestabile. Dal 1850, i ghiacciai alpini hanno perso circa il 60% del loro volume totale. Solo negli ultimi venti anni, il tasso di perdita è accelerato drammaticamente, con stime che indicano una perdita del 20-25% del volume rimanente in questo periodo. La stagione 2024 è stata però particolarmente brutale e il report di Icci lo sottolinea guardando anche alle nostre montagne, le Alpi.

Lo scorso anno i ghiacciai delle Alpi orientali italiane hanno registrato perdite medie pari a circa 2,5 metri di spessore in equivalente idrico, una delle perdite annuali più gravi mai documentate. Alcuni ghiacciai più piccoli hanno perso persino 3-4 metri. La linea di equilibrio glaciale si è attestata a quote eccezionalmente elevate, tra 3.200 e 3.400 metri nelle Alpi centrali e orientali: significa che anche le porzioni più alte dei ghiacciai hanno subìto una fusione invece di un accumulo.

Le proiezioni dell’Icci indicano che entro il 2050, anche con scenari di mitigazione climatica moderati, le Alpi potrebbero perdere fino all’80% del volume glaciale attuale rispetto ai livelli del 2020. La riduzione avrebbe conseguenze dirette sulla disponibilità idrica estiva per milioni di persone in Italia, Svizzera e Austria, con particolare impatto sull’agricoltura della pianura Padana.

I ghiacciai alpini rischiano di sparire

Il rischio non è remoto. Florence Colleoni, ricercatrice senior all’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica applicata, di Trieste, spiega infatti che “i ghiacciai sono destinati a diminuire di più del 30% in qualsiasi scenario di emissioni. Il clima è cambiato molto rapidamente in Europa, almeno due volte più velocemente rispetto alla media globale. Anche se continuiamo a lavorare sulla riduzione delle emissioni, non ci saranno molti ghiacciai in futuro e la neve diventerà molto più irregolare, molto più difficile da preparare per una stagione sciistica, ad esempio.

Le conseguenze economiche saranno pesanti: “Questo avrà un enorme effetto sull’economia di queste regioni”, avverte Colleoni. E racconta di regioni italiane come il Friuli Venezia Giulia che stanno già attuando la transizione verso un futuro scuro (senza neve): “Alcune ex stazioni sciistiche promuovono ora attività estive, adattandosi a una realtà in cui la neve non è più garantita”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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