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mercoledì, Mag 05

Da Elite Odyssey a Haunted Space: perché gaming e spazio vanno a braccetto



Da Wired.it :

Abbiamo provato la nuova espansione del gioco di Frontier Developments: un altro invito, digitale, a conquistare l’ultima frontiera

 

REALTÀ IN FASE DI AGGIORNAMENTO […] Quel giorno, tutti vivranno in posti come questo: i nostri corpi inanimati saranno affidati alle cure di qualche macchina gentile, mentre le menti vagheranno in posti nei quali i corpi non potranno seguirle”.

Come sempre accade anche alla fantascienza più visionaria, si è avverato quello che Charles Stross, una decina di anni fa, descriveva in Arresto di sistema (Zona42). Ambientato a Edimburgo nel 2017, il romanzo racconta di una rapina capace di inginocchiare l’economia di una nazione intera. Piccolo dettaglio, trattasi di una ladreria virtuale, attuata da una banda di orchi con drago fiammeggiante al seguito e dentro un videogame persistente à la World of Warcraft, tale Avalon Four.

A onor del vero, Stross non ha precorso troppo i tempi. Si è tutt’al più limitato a dare una sua lettura di ciò che accade tutti i giorni, qui e ora, mentre una parte sempre più nutrita di produttori di videogiochi sembra seguire la chimera del settore: creare un mondo. Meglio, far crescere, anche spontaneamente, un universo contiguo se non sovrapposto al nostro. In attesa che il miliardo di dollari raccolto da Epic Games dia vita a un metaverso à la Ready Player One, allevare un’altra galassia sembra infatti l’obbiettivo di uno specifico genere: i simulatori spaziali, che non a caso in mesi di crisi pandemiche e cattività forzata affollano gli scaffali. Come a costituire, seppur in versione digitale, l’ultima frontiera dell’Uomo. Anzi, la prossima.

La conferma più esplicita arriva da Elite: Dangerous, la versione in continuo aggiornamento del padre degli space-sim. Remake di un titolo del 1984, originariamente scritto dagli inglesi Ian Bell e David Braben – il solo, oggi, a detenerne i diritti con la sua Frontier Developments -, in questi giorni Elite: Dangerous ha dato la possibilità di provare in anteprima Odyssey, l’espansione che il 19 maggio su Pc (e in autunno su console) permetterà a tutti di abbandonare la propria astronave per camminare, in prima persona, dentro basi orbitanti, su avamposti e superfici extraterrestri e vai a sapere poi dove.

Riflessione sul capitalismo intergalattico travestita da simulatore di volo – Elite sfoggia milioni di galassie dove ogni cosa, vita degli altri giocatori compresa, ha un valore ed è mercanteggiabile -, il gioco di Frontier Developments promette di realizzare, con Odyssey, l’obbiettivo per cui è stato concepito e, nel 2014, per cui è stato pubblicato il suo reboot: permettere ai giocatori di tutto il mondo un’esperienza oltre il mondo stesso, al di là dei suoi confini fisici e temporali. Una vita altra, in un altro sistema solare e in un’epoca molto lontani dalla nostra. Una vita, con Odyssey, finalmente esperibile a piedi, in un negozio d’armi su una base orbitante, o alleggeriti dalla gravità ridotta di un planetoide da qualche parte nella galassia.

Il passo, letteralmente, riguarda più la percezione che il gameplay duro e puro, ma non per questo è meno significativo, anzi. In fondo, lo scopo di Elite è, dal 1984, accumulare ricchezza in ogni angolo dell’Universo, praticando space-mining, facendo i pirati, i contrabbandieri, i cacciatori di taglie o semplicemente i camionisti interplanetari. Fino a Odyssey, però, ogni attività era vivibile solo seduti dentro il cockpit della propria astronave, sebbene via via migliorabile a suon di investimenti. Odyssey permetterà un piccolo passo per Elite: Dangerous, ma un grande passo per l’umanità. Almeno per quella che, acquistandolo, potrà finalmente aggirarsi nelle strutture fino a lì viste solo dall’esterno, e soprattutto partecipare, attraversandolo sulle proprie gambe, al vivere quotidiano di scienziati, commercianti, poliziotti e pirati extraterrestri.

Vero, questo solo in potenza: a oggi la versione Alpha è fastidiosamente infestata dai bug e soprattutto molto limitata. Ogni attività è possibile in un unico sistema e al giocatore è concesso di muoversi solo attraverso biglietti da passeggero su una nave non manovrabile. Inoltre le missioni presenti in Odyssey non sembrano discostarsi molto da quelle offerte nella versione classica del gioco: contrabbando, salvataggio, trasporto, combattimento. Il fatto è che viverle sulle proprie gambe e in prima persona promette di rinnovare l’esperienza di gioco in modo radicale. Soprattutto anticipa quello che Frontier Developments ha in testa di realizzare: una vita parallela dentro un altro universo, in cui sia possibile allearsi, costruire e vendere gli equipaggiamenti, esplorare nonché, un domani chissà, anche depredare o sottomettere colonie nemiche di giocatori in carne ed ossa. In poche parole, quella che Odyssey fa intravedere è una società digitale.

No Man's Sky
L’altro mondo di “No Man’s Sky” (Immagine: Hello Games)

Non è un caso che esperimenti di questo tipo siano più avanzati in giochi ambientati nello spazio come Star Citizen, No Man’s Sky o Everspace, videogame che definire “a tematica spaziale” sarebbe riduttivo: il rapporto fra spazio e fantascienza ha sempre cristallizzato una convergenza. È nello spazio, e non solo in senso simbolico, che le prospettive dell’immaginazione umana vengono trasformate in realtà dall’eccellenza tecnico-scientifica, dalla collaborazione internazionale, dagli sforzi per superare se stessi e spingersi oltre, Beyond direbbe Luca Parmitano.

Ecco perché, oggi, gli space-sim sembrano vivere una nuova giovinezza e perché anche la piccola ma sensibile produzione italiana si appresta a lanciare Haunted Space, di Italian Games Factory (per Merge Games), che alle dinamiche di un simulatore di volo cosmico aggiunge un cote horror: il gaming “spaziale” realizza la possibilità di un altrove raggiungibile, è la più meravigliosa concretizzazione in pixel di una via di fuga dal reale, percepita, oggi, come un’alternativa necessaria o almeno una valvola di sfogo efficace (e legale) alla cattività pandemica.

Si limitassero a questo, però, i videogame sarebbero solo un mezzo in più pronto ad affiancare le serie tv, il ritorno di Conan – Il ragazzo del futuro su Amazon Prime Video, o un’idea pazzesca come quella lanciata, nei giorni scorsi, dal Trieste Science+Fiction Festival: lo Sci-fi Club, dove è possibile accedere (a pagamento) a una selezione di “titoli al di là dei confini dell’universo mainstream, tra lungometraggi, cortometraggi, contenuti esclusivi, documentari e mockumentary” (fidatevi, è cinema siderale!).

Un’anteprima di “Haunted Space” (immagine: Italian Games Factory)

In quanto tali, però, i videogame non solo prefigurano un’alternativa futura o futuribile, mettono in condizioni di viverla fin d’ora, seduti in poltrona ma in un mondo centinaia di anni luce distante dal nostro. In più, oltre a soddisfare un impulso escapistico sempre più pressante, non mancano di arricchirlo con il sogno, con l’ultima frontiera vera della sempiterna tensione dell’uomo a esplorare l’ignoto, cioè lo spazio, sintesi suprema di tecnologia e scienza, orizzonte definitivo di quel “naufragare in questo mare” tanto dolce anche per Giacomo Leopardi.

Ecco perché Odyssey dimostra la volontà di diventare un universo alternativo al vero. Perché sebbene sia suggestivo muoversi oltre i confini dell’immaginazione con veicoli prodigiosi e astronavi avveniristiche, è a piedi che l’Uomo sigla la conquista di una nuova frontiera. Digitale o fisica, non importa. Il progresso si conquista passo dopo passo.

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[Fonte Wired.it]