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Da Satoshi Island a Liberland, come si vive in un cripto-stato?

da | Mag 8, 2025 | Tecnologia


Sebbene i terreni e le autorizzazioni siano reali, la popolazione residente è ancora assente. Le immagini divulgate mostrano rendering architettonici e strutture in costruzione. Il rischio, come in molte operazioni cripto, è che l’hype superi la capacità di esecuzione. Ma il valore simbolico resta alto: offrire una cittadinanza alternativa, fondata su criteri tecnici e non geografici, a chi cerca modelli di organizzazione sociale fuori dagli schemi statali tradizionali.

Liberland: una micro-nazione tra Danubio e diritto internazionale

A migliaia di chilometri da Satoshi Island, lungo una zona poco abitata tra Croazia e Serbia, si trova una striscia di terra chiamata Gornja Siga. Dal 2015, è il territorio rivendicato dalla “Free Republic of Liberland”, fondata dall’attivista ceco Vít Jedlička. L’area misura circa 7 km², è disabitata e non formalmente amministrata da nessuno dei due paesi confinanti, a causa di una disputa territoriale irrisolta.

Liberland ha adottato una costituzione in stile libertario, una moneta in criptovaluta (Lld) e un sistema di identificazione digitale basato su blockchain. Il sito ufficiale dichiara oltre 700mila richieste di cittadinanza – un numero impressionante, anche se difficilmente verificabile -. L’accesso fisico al territorio, però, è fortemente limitato: la Croazia pattuglia l’area e ha arrestato in passato attivisti che tentavano di insediarsi sul posto.

Dal punto di vista del diritto internazionale, il progetto non soddisfa i criteri definiti dalla Convenzione di Montevideo del 1933 per essere riconosciuto come Stato sovrano: mancano una popolazione stabile, un governo effettivo e la capacità di stabilire relazioni diplomatiche. Ciononostante, Liberland è presente a numerosi eventi internazionali nel mondo crypto, promuove un “e-government” virtuale e continua a emettere documenti simbolici di identità.

È fondamentale garantire che dietro ogni cittadino digitale ci sia una persona reale“, riprende Garavaglia. “Senza meccanismi di verifica affidabili, rischiamo di creare comunità interamente popolate da avatar o agenti artificiali”.

Una riflessione tanto più rilevante se si considera che, secondo l’esperto, l’identità digitale, se non correttamente certificata da sistemi di validità affidabili, può diventare il tallone d’Achille di queste iniziative. Se un giorno le cripto-nazioni vorranno essere prese sul serio, dovranno prima di tutto dimostrare che i propri cittadini esistono davvero.

Governance, identità, appartenenza

I sostenitori di queste iniziative non parlano solo di sperimentazione tecnologica, ma di un’alternativa all’organizzazione sociale degli Stati. Nei loro whitepaper — documenti programmatici che descrivono obiettivi, architettura e visione di un progetto, spesso utilizzati nel mondo cripto per attirare sostenitori e investimenti — ricorre spesso l’idea di opt-in citizenship: una cittadinanza volontaria, fluida, basata sulla partecipazione attiva piuttosto che sulla nascita o il domicilio.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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