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mercoledì, Ott 16

Dactyl, il robot che risolve il cubo di Rubik con una mano sola


Un nuovo robot è stato in grado di risolvere con molta destrezza il cubo di Rubik, fornendo così un importante e ulteriore passo in avanti nel mondo della robotica

robot
(foto: OpenAi)

Si chiama Dactyl ed è un robottino che si è appena dimostrato in grado di risolvere il cubo di Rubik con una sola mano in 4 minuti. A raccontarlo sono i suoi ideatori dell’organizzazione non profit americana per la ricerca sull’intelligenza artificiale OpenAi, co-fondata da Elon Musk, secondo i quali il robot rappresenta un importante passo in avanti verso lo sviluppo di macchine ancora più agili, in grado di aiutarci per esempio in cucina o nelle faccende domestiche. Precisiamo, tuttavia, che il loro studio non è ancora stato sottoposto a revisione.

Ricordiamo che non è la prima volta che un robot riesce a risolvere il cubo di Rubik. Lo scorso anno, gli stessi ricercatori avevano infatti presentato un prototipo in grado di manipolare agilmente il cubo grazie a un algoritmo di apprendimento. Mentre a marzo dello stesso anno alcuni ricercatori del Mit erano riusciti a sviluppare un robot in grado di risolvere il cubo in soli 0,38 secondi. E ancora: a luglio scorso la DeepCubeA, l’Ai dell’Università della California a Irvine, era riuscita a risolverlo in appena 1,2 secondi, ottimizzando al massimo lo sforzo con sole 20 mosse.

Dactyl, quindi, cosa ha di così sorprendente? La novità di OpenAi sta nel fatto di aver realizzato un robot multiuso con un aspetto molto simile a quello una mano umana, piuttosto che una macchina progettata per manipolare esclusivamente un cubo e basta. “La capacità di risolvere il cubo di Rubik da parte di un robot è in realtà estremamente difficile”, ha spiegato in un’intervista alla Bbc Matthias Plappert, a capo del tema di ingegneri dell’OpenAi. “Devi controllare con precisione le dita, devi farlo senza fare confusione, ma molti imprevisti e cose diverse possono accadere durante questo processo”.

Ed è proprio per questo motivo che, durante la fase di addestramenti, Plappert e il suo team si sono serviti della tecnica chiamata Automatic domain randomisation (Adr), che consiste nell’inserire gradualmente complicazioni e ostacoli nel processo, in modo tale che il robot riuscisse ad adattarsi e gestire i cambiamenti nell’ambiente che lo circondano. Come si può vedere nel video, infatti, i ricercatori hanno dimostrato che l’aggiunta di difficoltà, come per esempio coprire il cubo con un panno nero, non ha impedito al robot di risolverlo. “Usiamo le mani per qualsiasi cosa”, spiega alla Bbc Peter Welinder, del team di OpenAi. “Le usiamo per risolvere i cubi di Rubik, ma anche per cucinare. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo scelto la mano robotica, perché promette robot molto più generici”.

La tecnica Adr di OpenAi è stata quindi un progresso, ma la gestione di oggetti più complessi e imprevedibili rispetto a un cubo di Rubik richiederà ulteriori ricerche. Per ora, quindi, siamo ancora lontani dall’essere in grado di avere robot che tagliano le verdure al posto, o addirittura che ci lavano i piatti.

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