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mercoledì, Ott 30

Dalla blockchain all’Ai, l’innovazione giuridica di scena a Wired Legal


Punti di vista, soluzioni e opportunità sulla rivoluzione digitale che cambia le regole. Ecco un resoconto della giornata

Gli impatti dell’intelligenza artificiale sulla professione legale, la blockchain, la tutela della privacy e il nuovo diritto del lavoro. Di tutto questo si è parlato a Wired Legal, evento dedicato all’innovazione giuridica andato in scena a Milano martedì 29 ottobre.

Ad aprire la discussione è stato Richard Susskind, presidente della Society for Computers and Law e consigliere tecnologico del Chief Lord Justice. A lui il compiti di individuare i driver dell’innovazione nel settore legale, legate all’automazione dei processi, all’arrivo di nuovi player sul mercato e alle nuove tecnologie. Nessuno tema di perdere il posto, però “il prossimo decennio non sarà quello della disoccupazione, ma della riconversione professionale”.

Cambiamenti dei quali gli avvocati sono consapevoli. Ma, secondo i dati di una survey citata da Giulietta Lemmi, Amministratore delegato di Wolters Kluwer, solo il 30% degli intervistati ha affermato di sentirsi pronto ad affrontarli”. Un tema, ha sottolineato Domenico Digregorio, Managing director legal & compliance software di Wolters Kluwer, legato anche alla scarsità degli investimenti: “i grandi studi stanziano tra l’1 e il 5% del fatturato, quelli piccoli tra il 10 e il 15%, ma si tratta di fondi allocati sulla spesa ordinaria”.

Circostanza resa più grave dal fatto che si spende poco per la sicurezza. “Oggi si lavora nella convinzione che un database più ampio generi più opportunità di business, ma l’investimento in sicurezza è rimasto fermo a 15 anni fa. Ma come pensiamo di garantire una data governance senza investimenti?”, ha sottolineato il professor Giovanni Ziccardi, docente di Informatica giuridica all’Università degli Studi di Milano.

Per arginare i rischi, l’Europa ha messo in campo il Gdpr. Una normativa, ha ricordato il Segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali Giuseppe Busia, che è stata presa a modello in tutto il mondo. Anche negli Usa, che prima consideravano la questione solo in ottica di difesa del consumatore, si vuole una legge federale per proteggere i dati”.

Su temi legati al contrasto all’odio in rete si è concentrato invece Antonio Nicita, Commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. “L’idea di combattere l’anonimato è vecchia. Rispetto all’odio in rete, occorre agire sui meccanismi reputazionali. Introdurre dei costi (per esempio l’obbligo di registrare la propria carta di identità, ndr) non risolve il problema ma ha anzi delle controindicazioni. Non dimentichiamo che ci sono Paesi nei quali l’anonimato garantisce la libertà”.

Del resto, una gestione più attenta dei dati è anche nell’interesse delle aziende.Lo sviluppo dell’IoT impone di gestire i dati in maniera etica. E questo non perché sia compito delle imprese o dei loro avvocati decidere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato: è innanzitutto una necessità economica”. Ne è convinto Lorenzo De Martinis, Managing partner di Baker McKenzie Italia.

Al punto che si può procedere anche in assenza di regole precise. “Se ci sono delle norme che contengono delle bussole si può andare avanti anche in attesa del legislatore”, ha sottolineato Raffaele Giarda, Chair Global technology media & Telecoms Industry group di Baker McKenzie Italia. Mentre Francesca Gaudino, Partner, Information technology & Data protection di Baker McKenzie Italia ha ricordato che è ancora diffusa un impreparazione delle aziende rispetto alla data governance e all’obbligo di essere in grado di provare in ogni momento il grado di conformità raggiunto. I contenziosi, in questo settore, sono destinati a crescere”.

Di rapporto tra innovazione e legge ha parlato anche Tommaso Faelli, Partner di Bonellierede (Ip. It e Privacy) e Team leader del Focus team innovazione e trasformazione digitale, ricordando che “la Silicon Valley è piena di uffici legali, che vengono coinvolti sin dall’inizio: l’innovazione si fa per interagire con altri stakeholder, rispettando le regole”. Dal canto suo, Vittorio Pomarici, Partner di Bonellierede (Diritto del lavoro) e membro del Focus team Innovazione e trasformazione digitale, ha sottolineato che “la necessità di far lavorare insieme persone dipendenti da diversi datori di lavoro fa a cazzotti con l’ordinamento italiano”. La soluzione può essere rappresentata dalla sottoscrizione di un contratto di rete.

Giangiacomo Olivi, Partner di Dentons e membro del gruppo di esperti sull’intelligenza artificiale e del Mise, ha invitato i colleghi a prestare attenzione alla blockchain, che per i legali è un elemento maggiormente rivoluzionario rispetto all’Ai. Questo perché cambia il paradigma, regole verticistiche come il Gdpr non funzionano, mentre l’AI non fa che amplificare delle perplessità che sono già state poste”.

Jeroen Zweers, mebro della European legal technology association e Innovation director di Kennewdy Van Der Laan, ha offerto una panoramica sulle startup legaltech: “in Italia sono 27 e hanno raccolto 135 milioni di euro, in Olanda 225. C’è spazio per crescere”.

Un esempio di come l’innovazione coinvolga anche aspetti legali è rappresentato dal commercio. Un settore nel quale, ha spiegato Francesco Quattrone, Direttore area Lavoro e Relazioni sindacali di Federdistribuzione, “abbiamo stimato che se il cambiamento non viene guidato, circa 70mila posti di lavoro sono a rischio in un settore che occupa 450mila persone”. E dunque, ha aggiunto Damiana Lesce, Partner di Trifirò&Partners, bisogna ricordare che “la tecnologia implica la tracciabilità di tutto quello che facciamo e questo pone una questione di tutela della privacy”. Ma anche, ha aggiunto Vittorio Provera, Partner di Trifirò&Partners, che “lo sforzo deve essere quello di perseguire gli abusi ma non criminalizzare attività come quelle delle partite Iva”.

Sempre parlando di mondo del lavoro, Andrea Garnero, Economista del lavoro presso la Direzione per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali dell’Ocse, ha sottolineato l’importanza di costruire una rete di protezione sociale, “necessaria perché il cambiamento venga percepito con minore ansia”. Mentre Aldo Bottini, Presidente nazionale AGI – Avvocati giuslavoristi italiani, ha aggiunto che occorre immaginare che le tutele prescindano dal tipo di rapporto di lavoro. La strada maestra è quella di una regolazione flessibile”.

Un monito a non affidarsi esclusivamente alla tecnologia è arrivato da Carlo Gagliardi, Managing partner, Deloitte legal Italia: non c’è una tecnologia che rappresenta un game changer. Piuttosto, ci sono dei processi da costruire che, una volta elaborati, diventano delle tecnologie”.

Marco Berliri, Partner Tmt, Hogan Lovells Studio legale, ha ribadito la necessità di “salvaguardare l’esenzione di responsabilità dell’Internet service provider”. Questo perché, ha specificato Alberto Bellan, Senior associate Tmt, Hogan Lovells Studio legale, “gli Isp non sono coinvolti nella creazione del contenuto. Diventano responsabili nel momento in cui diventano consapevoli dell’iiliceità di un post e non lo rimuovono”. E se l’hate speech è diventato un’emergenza sociale, ha sottolineato Massimiliano Masnada, Partner Privacy, Hogan Lovells Studio legale, la soluzione passa attraverso la cultura”.

L’ultima parte della giornata è stata dedicata a due temi centrali per l’innovazione nel settore legal. L’intelligenza artificiale e la blockchain. Beatriz De Los Mozos, Sales mentor e Senior legal expert a Luminance, ha spiegato come grazie all’AI il suo studio sia passato “da 79 a 3.600 documenti rivisti l’ora” e sia in grado di “trovare i rischi legali nascosti nel primo giorno di elaborazione di una pratica”.

Ad Amedeo Santosuosso, giurista e Presidente del Centro di ricerca interdipartimentale European center for law, science and new technologies dell’Università di Pavia, il compito di chiarire se alle macchine vadano riconosciuti dei diritti. Compito arduo, tanto più che bisogna capire quali macchine vogliamo regolare: solo le intelligenze artificiali o anche i robot e i dispositivi IoT. Quindi dobbiamo decidere se affidarci al diritto o prendere in considerazione le categorie dell’etica”.

Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Distributed ledger del Politecnico di Milano, ha spiegato che per quanto riguarda la blockchain In Italia siamo solo all’inizio, nel nostro Paese questa tecnologia viene utilizzata soprattutto nel settore dell’agrifood come strumento di tracciabilità. Gli investimenti sono ancora bassi, nell’ordine dei 15 milioni di euro nel 2018, ma al Mise c’è un gruppo di esperti che sta definendo delle regole per il settore”.

Una tecnologia, la blockchain, che proprio per la sua costituzione rischia di entrare in conflitto con le norme. Lo ha spiegato, in chiusura di Wired LegalPrimavera De Filippi, Membro dell’Eu Blockchain observatory and forum e ricercatrice permanente del National center of scientific research di Parigi. “Se acquisto un bene in maniera illegittima è possibile che mi venga tolta la sua proprietà. Ma se acquisto dei bitcoin in maniera illegale nessuno me li può togliere, a meno che il codice non lo preveda”. In mancanza di autorità centrali o intermediari, “per raddrizzare i torti l’unica soluzione è che la comunità intraprenda un’azione coordinata e modifichi il codice”. E questo rappresenta un’ulteriore sfida per gli avvocati di domani.

Partner scientifico: Wolters Kluwer
Main Partner: Baker McKenzie, Dentons, Trifirò&Partners
Main Sponsor: Deloitte Legal
Partner: Bonelli Erede, Hogan Lovells Studio Legale
Thanks to: Borgo La Chiaracia Resort & Spa
Con la collaborazione di: Barabino & Partners Spa

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