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giovedì, Apr 02

Dall’Hygge al Còsagh: le filosofie fondate sul bello del #restareacasa



Da Wired.it :

In tempi in cui #restareacasa non è un consiglio ma un diktat, una guida pratica alle filosofie nordiche che lo promuovono da sempre e lo considerano addirittura la via alla felicità (il che, forse, adesso ci sembrerà un po’ troppo)

Hygge, Kalsarikännit, Cosagh, Päntsdrunk… Non sono personaggi de Il Trono di Spade, bensì filosofie nordiche che promuovono da sempre lo stare a casa. E di questi tempi possono anche aiutare ad affrontare l’isolamento forzato da Covid-19. Vediamole/ripassiamole da vicino.

From Copenaghen with love… and Hygge

L’Hygge (si pronuncia “hugga”) è una delle tradizioni fondamentali della Danimarca che prescrive lo stare in casa insieme ai propri cari in un’atmosfera resa accogliente dalle candele che emettono luce soffusa, dal camino acceso e da un plaid di lana. In realtà, il termine deriva dal norvegese antico con un significato simile al nostro “benessere”. Intorno alla fine del XVIII secolo è apparso per la prima volta in un testo in danese e da quel momento è entrato a far parte della lingua e della cultura locale. Tra i suggerimenti Hygge di cui fare tesoro in questi momenti difficili: 1) circondarsi di coperte morbide e avvolgenti per un effetto-abbraccio, peluche e dettagli soffici al tatto; 2) alternare candele ai legni di Palo Alto, pianta sacra del Sudamerica. Qualora non ne aveste, poco male: optate per l’aromaterapia home made mettendo sul camino/sulla stufa/su un termos bucce di arance e di mandarino.
>>> Il libro per saperne di più: Hygge. La via danese alla felicità di Meik Wiking, Mondadori, pp. 287.

(Foto: Getty Images)

In terrazza con il Koselig

Molto simile all’Hygge, in Norvegia c’è il Koselig, la cui versione primaverile (o estiva) colloca – giustamente – la felicità in giardino oppure sui balconi, purché sempre in famiglia, s’intende. Lavorare la terra, coltivare le piante, innaffiarle e prendersene cura aiuta a innalzare le difese immunitarie, perché fa bene all’umore. E stare un po’ al sole contribuisce a un sano innalzamento della vitamina D, purtroppo ai minimi storici in questi giorni di clausura domestica.
>>> Il libro per saperne di più: Atlante della felicità di Helen Russell, Sperling & Kupfer, pp. 261.

Còsagach: il potere del calore

In Scozia il concetto di focolare è tradotto con il termine Còsagach, antica parola gaelica che traduce lo stato di grazia prodotto dalla sensazione di sentirsi protetti e al sicuro. Nella pratica, è un rito da celebrare davanti al camino scoppiettante, muniti di coperta di lana, tazza fumante di tè e, possibilmente, un buon libro. Il che è piuttosto facile da replicare: al posto del caminetto, pare sia sufficiente la borsa dell’acqua calda (anche se meno poetica), che calma mente e corpo.
>>> Il libro per saperne di più: Còsagach: The Scottish Art of Snug & Cozy di Barry Gray, Independently published, pp. 83.

(Foto: Getty Images)

Tutti “addivanati” con il Kalsarikännit

Decisamente più easy – se così si può dire – è la tradizione scandinava del Kalsarikännit, che prevede un divano, un bicchiere di vino, un dress code minimale (tradotto: essere in déshabillé). Pantsdrunk (Kalsarikanni): The Finnish Path to Relaxation (Drinking at Home, Alone, in Your Underwear) è la prima pubblicazione che mette nero su bianco questa pratica di relax a-s-s-o-l-u-t-o, socialmente utile perché permette di consumare alcolici nel comfort e nella sicurezza domestica. Se non riuscite – comprensibilmente – a pronunciare la parola Kalsarikännit, potete optare per la versione anglicizzata Päntsdrunk, che suggerisce un costume adamitico: stare nudi aiuta a rilassarsi, è benefico, senza la costrizione dei vestiti la circolazione sanguigna pare migliorare, inoltre il corpo imparare a regolare meglio il “termostato” interno.
>>> Il libro per saperne di più: Pantsdrunk (Kalsarikanni): The Finnish Path to Relaxation (Drinking at Home, Alone, in Your Underwear) di Miska Rantanen, Harper Design Intl, pp. 175.

Il decluttering alla svedese

Notoriamente gli specialisti dell’essenzialità sono gli anglosassoni e i giapponesi alla Marie Kondo. Ma anche gli abitanti di Stoccolma e dintorni non scherzano. Merito, recente, dell’artista local Margareta Magnusson che, dal 2018, teorizza un decluttering un po’ triste ma pare efficace, ovvero finalizzato a buttare via tutto ciò che non è indispensabile per non lasciare il triste compito ai famigliari (o agli eredi) al momento del proprio trapasso. Un modo divertente per procedere con un decluttering fatto bene di questi tempi è organizzare swap party virtuali tramite videochiamate, scambiando con altri che stanno facendo le pulizie di primavera ciò che avete deciso di eliminare.
>>> Il libro per saperne di più: L’arte svedese di mettere in ordine. Sistemare la propria vita per alleggerire quella degli altri di Margareta Magnusson, La nave di Teseo, pp. 149.

(Foto: Getty Images)

Nesting: stop a smartphone e tablet

Dal Nord agli Stati Uniti, perché è questa la patria del Nesting, ovvero un intero weekend senza uscire di casa, che a sua volta si rifà alla tendenza ultra contemporanea jomo, acronimo di joy of missing out, altrimenti detta disconnessione felice: dal web e dai social network in primis, provando una gioia autentica nel fatto di perdersi finalmente qualcosa. Perché non seguirla per un paio di giorni, magari dopo una scorpacciata di Mail da smart working, di Netflix, di Instagram e di YouTube?
>>> Il libro per saperne di più: The Joy of Missing Out di Svend Brinkmann, Polity 1 edition, pp. 128.

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[Fonte Wired.it]