La “fame” di data center coinvolge anche l’Italia. Dal cloud allo sviluppo dell’intelligenza artificiale: il processo di digitalizzazione prosegue inarrestabile e fa i conti con la necessità di avere a disposizione sempre più potenza di calcolo.
La realizzazione delle infrastrutture digitali, però, porta con sé una serie di problematiche piuttosto spinose. Il primo riguarda la necessità di trovare spazi adeguati per la costruzione degli edifici che ospitano i data center. Il secondo è invece quello dei consumi energetici e del loro impatto a livello ambientale.
Gli addetti ai lavori si sono confrontati su questi temi lo scorso 2 aprile in occasione della tappa milanese del Data Center Nation 2025. Tante idee e innovazioni tecnologiche che mirano a sciogliere i nodi principali del rebus, ma non tutte vanno nella stessa direzione. Soprattutto quando spunta l’idea di ricorrere all’energia nucleare.
La crescita del settore e cosa comporta
Secondo quanto riporta la società di consulenza McKinsey, il settore dei data center potrebbe registrare una crescita annuale tra il 19% e il 22% dal 2023 al 2030, con una domanda compresa tra 171 e 219 gigawatt a livello globale. Boston Consulting Group, altra società di consulenza, prevede investimenti per 1800 miliardi di dollari entro il 2030 per lo sviluppo di infrastrutture digitali.
Anche in Italia, il comparto è in piena espansione, con investimenti per 5 miliardi di euro tra il 2023 e il 2024 e la previsione di altri 10 miliardi entro il 2026. La parte del leone, nel nostro paese, la fa Milano. L’hub lombardo ha una capacità (potenza IT) di 238 MW.
Questo sviluppo deve però fare i conti con le problematiche specifiche del territorio, prima tra tutte quella legata al consumo di suolo in un territorio che ha un livello di urbanizzazione tra i più alti in Italia. C’è chi propone strategie orientate al recupero dei distretti industriali, riadattando edifici esistenti. I requisiti a livello di sicurezza ed efficienza energetica, però, rendono questa strada difficilmente percorribile.
Il vero elefante nella stanza, però, è quello dei consumi energetici. I data center richiedono grandi quantità di energia (e acqua) sia per alimentare i server, sia per alimentare i sistemi di raffreddamento indispensabili per mantenerli alle temperature di esercizio. A oggi il settore data center, a livello globale, assorbe circa il 2% dell’energia disponibile. Nei prossimi 5 anni, questo valore potrebbe raddoppiare. L’impatto a livello ambientale rischia di essere devastante, ma lo è anche in termini di pura potenza disponibile. Il rischio, in altre parole, è che il territorio lombardo non sia in grado di reggere la presenza dei nuovi data center.
Uno sviluppo sostenibile dei data center
La strategia “green” per la costruzione dei nuovi data center passa, per la maggior parte degli addetti ai lavori, da una maggiore sinergia con il tessuto urbano in cui vengono collocati. La tendenza, infatti, è quella di avvicinare sempre di più i campus che contengono i data center alle aree urbane.