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giovedì, Ott 24

Daybreak, la serie teen horror per nerd (veri e presunti) definitiva


L’apocalisse, una società allo sbando formata solo da adolescenti e da orde di cadaveri cannibali: la commedia nera dal 24 ottobre su Netflix è una gustosa avventura ipercitazionista

Josh, il liceale protagonista del godibilissimo teen horror che debutta dal 24 ottobre su NetflixDaybreak, non rimpiange la vita prima dell’apocalisse. Ambientata qualche mese dopo un’esplosione che ha squagliato (letteralmente) la maggior parte degli adulti e lasciato intatti adolescenti e bambini, questa commedia nera si ispira alla graphic novel omonima di Bran Ralph dove i pochi sopravvissuti sopra i vent’anni si sono trasformati in ghoulie, ovvero zombi più una manciata di morti viventi ad alta funzionalità. Come insegna The Walking Dead (qui frequentemente citato e preso per i fondelli, soprattutto con la critica allo snervante cliffhanger con il povero Glenn salvato dal bidone della spazzatura), il vero pericolo non è costituito dalla massa di cadaveri ambulanti che assale e sbrana i sopravvissuti bensì dagli altri viventi, bande di ragazzini psicopatici riuniti in gang che rispecchiano le cricche del liceo. Cheerledear, sportivi, secchioni, ecologisti: ognuno si è associato ai propri simili e preso possesso di un quartiere cittadino, un po’ à la Guerrieri della notte.

Josh, voce narrante di Daybreak, è un giovanotto canadese da poco trasferitosi nella ridente Glendale che non appartiene a nessuna fazione. È il vero outsider, quello che non si conforma a nessuna categoria, tantomeno con i reietti della società che fanno comunque comunella tra di loro. Essendo, per l’appunto, canadese, è più in gamba e soprattutto autosufficiente (sa pescare, fare scorte e camuffarsi); si prende dei rischi solo quando si tratta di cercare l’amata Sam, compagna di scuola bella, bionda, brava e idealista. Josh (Colin Ford, Under the Dome) è il portavoce della filosofia dell’autore (canadese e orgoglioso di esserlo, come Wolverine) Brad Peyton, il paladino del vero emarginato. La serie è il manifesto dell’autore che proclama l’inferiorità dei millenial socialmente acclamati a favore dei veri – pochi – outsider, reietti per scelta, un pretesto comico e supercitazionista per esporne il pensiero, ovvero che le “case di produzione e i gruppi editoriali hanno reso popolare l’essere geek, defraudando della propria autenticità quelli che lo sono davvero“.

Josh è sveglio, solitario e saccente; le sue citazioni non si basano sui blockbuster di Marvel e Dc ma su vera cultura nerd letteraria (valga la citazione di Jabberwocky) e cinematografica (valga quella di Aiuto mi sono persa a New York); la sua solitudine è una scelta che lo tiene lontano dal pericolo più grande, ovvero il prossimo. Dopo un paio di episodi introduttivi piuttosto laboriosi, la narrazione comincia a muoversi, grazie anche all’avvento della decenne Angelica – genio psicopatico rompipalle e piromane -, all’autoproclamato ronin Wesley – ex sportivo bullo convertitosi al pacifismo e al Bushido -, allo schizzato Eli – collezionista di abbigliamento contraffatto e parrucchiere per signore – e la ghoulie Crumble – insegnante di biologia che ha mantenute quasi intatte le proprie facoltà mentali.

Daybreak ingrana quando Josh trova, controvoglia, la sua bizzarra Scooby gang alla Buffy the Vampire Slayer. Asserragliati come in The Mist di Stephen King in un centro commerciale mentre sulle vetrine si avventano i mostri, Josh & co. si avventurano tra le lande desolate per scontrarsi puntialmente con le altre fazioni, in particolare la banda di Turbo Bro Jock, bullo fissato con Mad Max che si atteggia a Immortan Joe del caso e guida le scorribande su vetture irte di chiodi.

In Daybreak i personaggi sono più importanti della storia, i dialoghi più rilevanti dell’azione. Il teenager Josh, tralasciando il fatto che il suo interprete dimostra 16 anni per gamba, è un protagonista logorroico e non particolarmente accattivante, ma Wesley vale la visione da solo. Con la sua ossessione per l’espiazione dei peccati del passato e una relazione segreta con uno dei nemici, è uno dei personaggi nuovi più accattivanti e originali dell’anno seriale. Si fanno piacere anche i cattivi, macchiettistiche esasperazioni dei gruppi sociali dell’America wasp, e il preside Burr, interpretato da un Matthew Broderick pacioso e frustrato che subisce una drastica evoluzione dopo l’apocalisse. La sua parabola evoca quella del Negan di The Walking Dead: l’annichilimento della società e il crollo dei paletti sociali creano nuove declinazioni del potere dove le vittime diventano carnefici. Poco allettante (e fruibile) per il largo pubblico, Daybreak è una serie sfiziosissima riservata ai giovani nerd, quelli veri e quelli convinti di esserlo.

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