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martedì, Giu 25

Dc Comics chiude Vertigo, l’etichetta che rivoluzionò il canone supereroistico


Nel gennaio 2020 terminerà la linea editoriale che ci ha regalato personaggi come Sandman e ha rilanciato il fumetto d’autore

Come il proverbiale fulmine a ciel sereno, Dc Comics ha annunciato la chiusura di una delle sue etichette più importanti. Dopo 26 anni di onorata carriera diciamo addio alla Vertigo; e badate, non si parla semplicemente di un’etichetta di fumetti, ma di una delle linee editoriali più importanti e seminali per lo sviluppo del medium nel mondo. Parliamo della casa di Sandman, e luogo di nascita di alcune delle serie a fumetti più ricche e visivamente potenti delle ultime tre decadi. Va detto, per dovere di cronaca, che Vertigo non se la passava certo benissimo, complice un lungo calo di vendite perpetuato sin dal 2012, quando la Dc decise di mettere da parte la leadership della storica fondatrice, Karen Bergen. Una mossa che non ha premiato nessuno, e che ha portato a diversi cambi di dirigenza, sino al recente arrivo di Mark Doyle, che tanto si stava adoperando per un nuovo rilancio editoriale che, ovviamente, non ci sarà.

Generalmente considerata come l’esempio più fulgido del “fumetto per adulti”, Vertigo è stata in realtà molto più di questo, proponendosi con una linea editoriale che permettesse ai suoi autori un certo grado di sperimentazione e coraggio, pur godendo della diffusione di un fumetto “mainstream”. Del resto, siamo negli anni del post Watchmen, ovvero la “Dark Age of comics”, un periodo in cui il fumetto sente il bisogno di liberarsi da anni di controllo astringente attuato dal codice di censura cui è stato vittima. Ed è in questo momento che nasce la Vertigo, proponendosi di dare le giuste libertà ad un nugolo di autori, all’epoca poco noti, che segneranno indelebilmente il mondo del fumetto con la loro impronta. Parliamo di personaggi come Gaiman, Brubaker, Milligan e Morrison, che cominciano a proporre personaggi molto al di là dei canoni tipici del supereorismo, ormai radicato nell’immaginario dei lettori e, per altro, da sempre sgradito alla Bergen, che chiese di concentrarsi invece su storie più personali, caratterizzate da tematiche adulte e spesso horror.

Va detto che la trasformazione era già in atto, e non è un caso che le prime uscite Vertigo altro non fossero che il prosieguo di serie che stavano già facendo molto bene all’interno del canone Dc Comics, come lo stesso Sandman. Titolo su cui la Bergen era già al lavoro prima della fondazione della Vertigo, e il cui inserimento nella nuova etichetta fu, pertanto, naturale. Col tempo, le idee si ampliarono ad una serie di nuove pubblicazioni, e ne nacquero capolavori come Preacher, Y: The Last Man o Transmetrpolitan. La maggior parte delle quali caratterizzate da un allontanamento dal canone tipicamente supereroistico e ipermascolino, e mettendo al centro della narrazione alcuni dei più memorabili outsider della carta stampata, in una celebrazione dell’emarginato e del diverso.

Vertigo, in buona sostanza, è stato l’esempio di una spinta creativa che, a partire dai primi anni ’90, ha portato ad una rivoluzione nel mondo del fumetto, e che all’epoca non ha solo segnato la nascita di un nuovo modo di concepire il rapporto tra il prodotto e la sua impronta autoriale (pensiamo alla Image Comics), ma anche ad un progressivo sconfinamento delle tematiche del fumetto, non più un sollazzo per bambini, ma un vero e proprio medium che racconta e si interroga sulla società che lo circonda.

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