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martedì, Mag 25

Deposito scorie nucleari, il sito nel 2022 (se tutto va bene)



Da Wired.it :

A settembre il seminario nazionale, poi la fase delle autocandidature, che sono la grande incognita. Enea coinvolta in un progetto sul deposito sotterraneo

Smaltimento di scorie nucleari (foto: LaPresse)
Smaltimento di scorie nucleari (foto: LaPresse)

La risposta alla domanda su dove sorgerà il deposito nazionale delle scorie nucleari non arriverà prima della primavera 2022. E questo se tutto va bene. Perché il lungo iter amministrativo che l’Italia anni fa ha stabilito per individuare l’area dove sorgerà l’infrastruttura di stoccaggio di 95mila metri cubi di rifiuti radioattivi, tra scarti della filiera dell’atomo ormai dismessa e scorie dalla medicina nucleare  dall’industria, è una macchina che può incepparsi facilmente. Basta che in autunno non ci sia nessuna comunità disposta ad autocandidarsi per accogliere l’impianto, che occuperà 150 ettari, per mettere in difficoltà il percorso già accidentato.

Una doccia fredda

Davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Ecomafie) Emanuele Fontani, amministratore delegato di Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning nucleare e anche della realizzazione del deposito, ha parlato di reazioni più positive, per esempio sui social network, di quanto non ci si aspetti. Tuttavia il fulmine a ciel sereno di inizio anno, quando è stata pubblicata la Carta delle 67 aree potenzialmente idonee (Cnapi), a lungo tenuta sotto chiave, dopo il via libera dei ministeri competenti (allo Sviluppo economico e alla Transizione ecologica), ha generato un’alzata di scudi generalizzata tra i Comuni finiti nel radar di Sogin perché, stando ai 28 criteri stabiliti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), avrebbero le carte in regola per ospitare l’impianto.

Risultato? Una mozione votata da tutti i partiti concede più tempo ai sindaci per presentare le controdeduzioni e aggiunge nuovi limiti, allungando l’iter di autorizzazione. Emergono incongruenze tra le conclusioni della Cnapi e i criteri di Ispra, come nel caso della presenza di impianti a rischio di incidente rilevante scoperti da Wired ad Alessandria e Montalto di Castro, considerati aree idonee. E tre Comuni, tra cui Carmagnola in Piemonte e Corchiano in Lazio, hanno fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale. È stato criticato anche il ruolo di Sogin stessa, con la proposta di una commissione o di un comitato tecnico-scientifico “terzo” a vigilare sull’iter. Una proposta accettata dalla società.

L’appuntamento di settembre

Fontani ha spiegato che finora Sogin ha ricevuto in merito alla Cnapi 88 richieste di informazioni e 113 osservazioni (riguardanti soprattutto questioni di idoneità delle aree). E che a settembre potrebbe partire la fase due del processo: il seminario nazionale. Ossia una serie di incontri sul territorio per spiegare il progetto, confrontarsi con le comunità e preparare il terreno per le autocandidature. La previsione è di un impegno di 30 e i 60 giorni, con sessioni di tre-quattro giorni ciascuna in ognuna delle sette regioni interessate: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

A valle di quegli incontri la Cnapi diventerà Cnai, ossia carta delle aree idonee. Che dovrà ricevere il visto si stampi dei ministeri dello Sviluppo economico e della Transizione ecologica prima di essere pubblicagta e avviare la fase tre, quella delle autocandidature. La più temuta. Perché, se nessuno si fa avanti, toccherà ai ministeri decidere, su un tema che tradizionalmente non attira le simpatie delle urne. E questo benché gli esempi di depositi simili nel resto d’Europa, come quello di Aube in Francia o Cabril in Spagna, dimostrino che questi impianti possono convivere con agricoltura tradizionale e turismo (quello francese è nella regione dello Champagne) o con oasi naturali (nei cui pressi sorge quello iberico). In al contrario, un ministro dello stesso governo che ha dato il placet alla pubblicazione della Cnapi, il titolare del dicastero alla Salute, Roberto Speranza, ha giudicato indisponibile la “sua” Basilicata.

Il cantiere

Proprio la mancanza di autocandidature è uno dei rischi che Sogin individua nel futuro dell’impianto, per rispettare i tempi di consegna e l’apertura nel 2030. Il cantiere costerà 900 milioni. L’impianto sarà composto di novanta costruzioni in calcestruzzo armato, dette le celle, che a loro volta conterranno dei moduli in cemento, dove saranno collocati i contenitori di metallo con i rifiuti. Una sorta di matrioska per sigillarli per i successivi 300 anni. Fontani ha precisato in commissione Ecomafie che l’impianto si potrà espandere per accogliere un aumento delle scorie da stoccare.

A fianco del deposito sorgerà un parco tecnologico per la ricerca e lo studio sui rifiuti nucleari. La costruzione impiegherà quattromila persone, stima Sogin, e 700 l’impianto. Ai Comuni spetta un contributo economico da contrattare con la società. Mentre Enea, l’agenzia nazionale per l’energia e l’ambiente, è coinvolta in un programma europeo per realizzare un deposito comunitario sotterraneo per le scorie più sensibili, quella ad alta e media intensità. Sogin conta di parcheggiarne 17mila metri cubi temporaneamente nel deposito nazionale. “La Commissione segue con attenzione l’iter che sta portando l’ seppur con grande fatica, a dotarsi del sito – ha detto Stefano Vignaroli, presidente della commissione -. Altri Paesi europei hanno costruito da tempo un deposito e auspico che anche l’Italia arrivi a questo obiettivo nei tempi previsti, eliminando così i rischi legati ai numerosi depositi oggi disseminati sul territorio, non sempre in grado di garantire adeguate condizioni di sicurezza”.

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[Fonte Wired.it]