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sabato, Dic 09

Depressione, quella stagionale esiste davvero?



Da Wired.it :

Dopo la pubblicazione di un articolo sul Washington Post che descriveva la loro ricerca, nel 1981 migliaia di persone si misero in contatto con Rosenthal e i suoi colleghi, lamentando gli stessi sintomi del malessere invernale che avevano descritto. Gli scienziati riuscirono in seguito a raccogliere abbastanza partecipanti per condurre uno studio su 29 pazienti bipolari del Maryland, che furono sottoposti con successo alla terapia della luce (un un’intervista del 2020, Rosenthal spiegò come arrivò a coniare l’acronimo “Sad”, che in inglese significa letteralmente “triste”).

Tre anni dopo, nel 1987, questo disturbo depressivo stagionale venne incluso nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm), spesso considerato la bibbia della psichiatria. Ma la Sad non venne classificata come una condizione a sé stante, bensì come una forma di depressione maggiore ricorrente che si ripresenta ogni anno durante una stagione specifica (esiste anche una forma più lieve della Sad, comunemente nota come “winter blues“). La manifestazione più comune del disturbo affettivo stagionale è quella invernale, anche se la comparsa dei sintomi può avvenire in qualsiasi stagione, estate compresa.

I ricercatori hanno ipotizzato che l’origine della Sad risalga alle prime migrazioni umane verso luoghi sempre più distanti dall’equatore, dove le ore di luce erano ridotte. Le cause scatenanti del disturbo sono ancora sconosciute, ma un’ipotesi è che la minore esposizione alla luce solare provochi un’alterazione del ritmo circadiano, capace di influenzare a sua volta i livelli dei neurotrasmettitori. Una diversa teoria si basa invece sulla produzione insufficiente di serotonina — l’ormone responsabile della gestione dell’umore – o di una eccessiva produzione di melatonina – che aumenta invece la sonnolenza – durante la stagione in cui compare il disturbo.

I dubbi sulla depressione stagione

Nonostante ciò, l’esistenza della Sad “è accettata molto di più dalla popolazione generale, che si identifica con la sua sintomatologia, che dalla classe medica“, ha dichiarato Rosenthal nel 2014.

Nel 2016, un controverso articolo pubblicato sulla rivista Clinical Psychological Science ha suscitato un dibattito sul tema. Steven LoBello, professore di psicologia alla Auburn University di Montgomery in Alabama, aveva bisogno di un’idea per la tesi di laurea di una sua studentessa, Megan Traffanstedt. Negli Stati Uniti Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) raccolgono regolarmente dati comportamentali sulla popolazione civile tramite sondaggi telefonici. LoBello aveva già svolto un lavoro basato su questo tipo di dati, raccolti utilizzando la Phq-8 Depression Scale, un questionario diagnostico per la misurazione della depressione.



[Fonte Wired.it]