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mercoledì, Dic 11

Detriti spaziali, l’Esa ha commissionato la prima missione per rimuoverli


L’Agenzia spaziale europea ha appena commissionato la prima missione per rimuovere i detriti spaziali, satelliti e frammenti di satelliti non operativi, che ormai sono migliaia. E che possono danneggiare le attuali missioni

detriti spaziali
Detriti spaziali (foto: Esa/ID&Sense/ONiRiXEL, CC BY-SA 3.0 IGO)

Anche nel cosmo c’è spazzatura, ovvero detriti artificiali che sono satelliti e frammenti di satelliti e razzi. Oggi l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha appena commissionato la prima missione al mondo per rimuovere un elemento di questa spazzatura cosmica, che è via via aumentata in maniera importante negli ultimi anni, anche a causa della crescita delle attività nello spazio. E tutti questi detriti potrebbero rappresentare un pericolo per i satelliti attualmente in orbita, come sottolinea l’Esa, che in una nota annuncia di voler iniziare l’opera di rimozione e di aver previsto per il 2025 il lancio della missione ClearSpace-1.

Cosmo, un mondo anche di satelliti

I satelliti e le missioni sono una risorsa preziosa per conoscere meglio lo spazio e l’universo e sono utili anche per l’osservazione terrestre, la meteorologia, la ricerca sul clima, le telecomunicazioni e per applicazioni in molti altri settori. Ma ormai i corpi nello spazio sono davvero tanti: in quasi 60 anni di attività ci sono stati più di 5.200 lanci di satelliti e oggi in orbita ce ne sono circa 2mila attivi e ben 3mila non operativi. Mentre parlando di piccoli oggetti e frammenti (dunque non di satelliti interi) l’Esa cita la presenza di ben 23mila elementi ancora nello spazio, monitorati dal sistema di sorveglianza statunitense.

Un mare in cui tutte le navi non sono mai affondate

E nei prossimi anni il numero di satelliti crescerà ancora e in maniera molto più rapida. Con tutti questi detriti spaziali, è un po’ come navigare in alto mare in una situazione in cui tutte le navi della storia non fossero mai affondate e fossero ancora alla deriva sull’acqua, come ha aggiunto Jan Wörner, direttore generale dell’Esa.

Al via la prima missione

Per questo, l’Agenzia spaziale europea ritiene che sia giunto il momento di agire. E per questo ha commissionato la prima missione dedicata, che sarà CleanSpace-1, figlia dell’omonima startup CleanSpace, fondata da un gruppo di ricercatori della Scuola Politecnica Federale di Losanna. Ora la startup verrà invitata a sottoporre la sua proposta finale prima di iniziare i lavori per la missione nel prossimo marzo 2020. Il tempo stringe, come ricorda anche Luc Piguet, fondatore e amministratore di ClearSpace-1, sottolineando la necessità di un carro attrezzi che rimuova i detriti non operativi.

La missione verrà lanciata nel 2025 in un’orbita più bassa di 500 km per i primi test decisivi per poi raggiungere l’obiettivo, ovvero recuperare grazie alle 4 braccia robotiche Vespa, un frammento della missione Vega dell’Esa lanciato nel 2013 che ha un peso di 100 kg. Una volta raccolto questo grande frammento, delle dimensioni di un satellite piccolo, i due corpi bruceranno nello spazio. In futuro l’Esa intende trovare strategie che permettano di eliminare soltanto i detriti e non anche lo spazzino spaziale (in questo caso ClearSpace-1).

Il costo sarà intorno ai 120 milioni di euro come riportano alcune testate, fra cui The Guardian, ma l’Esa si augura che questa missione sia un investimento in termini di sicurezza, aprendo la strada a vaste operazioni di bonifica spaziale dei detriti e a un’assunzione maggiore di responsabilità delle singole missioni rispetto alla rimozione di questi oggetti.

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