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giovedì, Giu 04

Devs for Health, l’hackathon contro l’hiv è tutta in digitale



Da Wired.it :

Gilead Sciences lancia una call a sviluppatori e professionisti del digitale per contribuire a sviluppare soluzioni che migliorino la vita delle persone affette dall’infezione, puntando anche all’emersione del sommerso


Gli eventi recenti hanno visto l’infezione da nuovo coronavirus (Sars-Cov-2) monopolizzare il tema malattie infettive e contagio. Nella narrazione di questi ultimi tre mesi non sono mancati paralleli e rimandi con lo choc, anche culturale, che colpì il mondo negli anni ’80, quando iniziò a dilagare l’epidemia da hiv (pur con le differenze del caso).

A distanza di quasi quarant’anni, e malgrado l’assenza di un vaccino,  fortunatamente molto è cambiato per chi contrae l’infezione da hiv che, da mortale, si è evoluta in una patologia cronica. Ma parecchio resta da fare, in particolare per garantire l’emersione del sommerso e una buona qualità di vita a chi è malato. Le soluzioni digitali possono fare la differenza su questi due fronti: una vera e propria call è quella lanciata da Gilead Sciences con Devs for Health, un percorso di open innovation che chiama a raccolta sviluppatori, creativi e professionisti del digitale per un hackathon che sarà interamente online e durerà poco meno di un mese.

Si parte infatti il 15 giugno e si continua senza sosta fino al 5 luglio; in autunno, a ottobre, invece sono previste le giornate di bootcamp per la formazione (cinque in totale). L’obiettivo della maratona è selezionare le due soluzioni più brillanti, e disruptive, fra quelle avanzate dai partecipanti, che lavoreranno in team composti al massimo da cinque persone. Le giornate di bootcamp trasformeranno le proposte in servizi, attraverso vari passaggi (dall’identificazione degli early adopters alla validazione sul fronte business con esperti di settore)

I concorrenti potranno quindi creare un servizio (ma non un medical device) o un’app, e potranno confrontarsi per perfezionare le idee con i mentor, pazienti e medici.  Si può partecipare individualmente e poi aggregarsi ad altri per sviluppare il progetto ma anche candidarsi come startup o team già esistente: tutto avviene in digitale, sul canale Discord dedicato.

L’inconsapevolezza sull’infezione crea il sommerso e genera conseguenze piuttosto pesanti: dalla possibilità di contagiare altri, perché si ignora la propria condizione, alla minore efficacia della terapia. Le tempistiche possono fare la differenza quindi a contagio avvenuto (il primo obiettivo, ovviamente, resta la prevenzione). Per arginare il sommerso servono diverse azioni, e su queste i partecipanti dovranno agire pensando alle soluzioni che facilitino l’educazione sanitaria, l’accesso al test, la data integration (utile anche a capire meglio lo stato dell’infezione nel nostro paese), la semplificazione del linkage to care, per superare gli ostacoli, anche organizzativi e burocratici, che impediscono o rallentano l’avvio e la continuità del trattamento terapeutico.

Le persone sieropositive meritano una vita all’altezza dei loro bisogni (anche sociali): la cronicizzazione della patologia è una buona notizia in sé ma i pazienti invecchiando possono al contempo sviluppare altri problemi di salute che rendono il quadro generale più complicato. Sono tre – in questo segmento – le direttrici a cui far riferimento per incidere positivamente: il peso sociale (quindi la lotta allo stigma), la gestione della cronicità (facilitando laddove possibile la duratura relazione medico-paziente), l’accesso al ritiro del farmaco (una attività routinaria che può diventare un’incombenza più complessa nel corso degli anni).

Al termine dell’hackathon una giuria tecnica pre-selezionerà i team che accederanno alla fase di presentazione dei progetti, che avverrà dopo l’estate, con la modalità del video-pitch. Una giuria finale deciderà quali sono le due idee vincenti, una per ciascun filone. I concorrenti – che accederanno al bootcamp e si aggiudicheranno anche un premio in denaro erogato come buoni Amazon- saranno giudicati per la validità e l’efficacia della proposta, l’aderenza delle soluzioni agli obiettivi della challenge, la chiarezza e la completezza degli obiettivi.

L’iniziativa lanciata da Gilead Sciences, la società biofarmaceutica che concentra i suoi sforzi per la ricerca e lo sviluppo di farmaci innovativi in diverse aree terapeutiche (compresa hiv/Aids), sottolinea la centralità della tecnologia e del digitale, che si affianca ai progressi fatti già attraverso le soluzioni farmacologiche. Come evidenziato da Cristina Le Grazie, Executive Director Medical Affairs di Gilead tra gli speaker del primo appuntamento dell’edizione 2020 del Wired Next Fest digitale, “innovazione per noi non significa solo sviluppare farmaci sempre più rispondenti alla gestione delle diverse tipologie di pazienti, ma anche mettere la tecnologia al servizio della comunità e di chi convive con il virus hiv. La partecipazione di medici e pazienti mette al centro le esigenze dei due attori della lotta a questa malattia per garantire che le soluzioni tecnologiche che verranno sviluppate rispondano pienamente ai loro bisogni”.

Non resta che registrarsi per prendere parte alla challenge: partecipazione all’hackathon e bootcamp sono ovviamente gratuiti, le candidature sono aperte fino al 14 giugno.

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[Fonte Wired.it]