Esplora il mondo della tecnologia e del lifestyle con Consigli Tech e Lifestyle di Flavio Perrone

Difesa comune europea, quali sono i limiti pratici e di tempo per sostituire gli Usa

da | Mar 8, 2025 | Tecnologia


Si corre ai ripari sul fronte della difesa comune europea. Durante il Consiglio straordinario sulla difesa riunito a Bruxelles il 7 marzo i leader dell’Ue hanno approvato ReArm Europe, ambizioso piano sul riarmo illustrato martedì scorso da Ursula von der Leyen. Il progetto prevede una maggiore flessibilità per gli Stati membri sulle spese militari, l’allentamento dei vincoli sul debito per la difesa e un fondo comune da 150 miliardi di euro raccolti sul mercato. Ma questa corsa alle armi sarà sufficiente a garantire la protezione del continente in caso di disimpegno americano?

La vulnerabilità europea

La verità è che le difese europee potrebbero reggere solo poche settimane senza il supporto statunitense, stando a quanto rivelato alti funzionari della difesa continentale interrogati dall’agenzia di stampa Bloomberg. Si tratta dell’eredità diretta del massiccio disarmo avviato dopo il 1989: dal crollo del Muro di Berlino, infatti, l’Europa ha progressivamente smantellato il proprio apparato militare, trovandosi oggi a dipendere da Washington per intelligence, comunicazioni e logistica.

Secondo alcune stime riportate dall’agenzia, nel caso di un conflitto ad alta intensità, le scorte di munizioni europee potrebbero esaurirsi in pochi giorni, mentre le difese aeree risulterebbero insufficienti per garantire una copertura adeguata alle operazioni di terra.

Inoltre, nonostante il conflitto in Ucraina si protragga da oltre tre anni, il continente non ha ancora colmato lacune basilari, come la capacità produttiva di polvere da sparo, così che il riarmo fino ad ora è finito per tradursi principalmente in acquisti dagli Stati Uniti.

Secondo lo studio del Sipri (Stockholm international peace research institute), ben il 55% di tutte le armi acquistate dai paesi europei tra il 2019 e il 2023 proviene dagli Stati Uniti. Un dato che evidenzia una forte dipendenza dall’alleato d’oltreoceano, che ha aumentato del 35% le proprie esportazioni militari verso l’Europa rispetto al quinquennio precedente.

Un altro grave deficit europeo riguarda il personale militare: negli ultimi trent’anni, i paesi europei membri della Nato hanno ridotto le loro truppe attive di quasi il 50%. Secondo Bloomberg, in Europa mancano attualmente almeno 100mila soldati e tecnici specializzati (altre stime arrivano a 300mila), essenziali per operare nei moderni scenari bellici ad alta tecnologia. La Germania, nonostante sia il paese più popoloso e la prima economia dell’Unione, contava appena 181.000 militari alla fine del 2024, con un trend addirittura in calo rispetto all’anno precedente. A rendere il contesto ancora più complesso, le tensioni sociali legate all’aumento della spesa militare, spesso percepito dall’opinione pubblica come una minaccia per i programmi di welfare e i sistemi pensionistici nazionali.

Difesa comune europea, i limiti infrastrutturali

Le debolezze europee non riguardano solo gli armamenti ma anche le infrastrutture, come evidenzia Bloomberg. La Corte dei conti europea, in un rapporto pubblicato il mese scorso, ha evidenziato come l’Europa non disponga di un sistema centralizzato per gestire il movimento di truppe e mezzi pesanti attraverso i confini nazionali. Questo significa, in termini pratici, che spostare un carro armato dalla Germania alla Polonia richiederebbe affrontare normative diverse sul peso massimo consentito e potrebbe obbligare a deviazioni di centinaia di chilometri perché molti ponti in Europa non sono progettati per sostenere mezzi militari pesanti.

La situazione è particolarmente critica nei paesi baltici, che, tra l’altro, sono considerati pure tra i più vulnerabili a un’eventuale aggressione russa. Estonia, Lettonia e Lituania utilizzano ancora la rete ferroviaria con lo scartamento russo-sovietico, diverso da quello standard europeo. Questa differenza impedisce ai treni provenienti dall’Europa occidentale di proseguire oltre il confine polacco senza operazioni di trasbordo che richiederebbero giorni in un contesto di emergenza. Per questo motivo, spiega Bloomberg, le rotte marittime diventerebbero essenziali per rifornire questi paesi in caso di crisi: peccato che l’Europa non disponga attualmente di una flotta adeguata per garantire questi collegamenti in condizioni di guerra. Insomma, la strada per una difesa comune europea è ancora lunga.



Fonte

Written By

Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

Related Posts