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mercoledì, Mar 01

Difesa, i piani tech costano cari. E l’Italia va a caccia di soldi



Da Wired.it :

In rampa di lancio per essere finanziate ci sono poi decine di progetti bellici. Solo per la voce comando e controllo, sotto la quale finiscono le spese in radar, sensoristica, reti di telecomunicazioni, satelliti e di sviluppo di algoritmi di protezione delle informazioni, Palazzo Baracchini prevede di impegnare circa 3 miliardi. Tecnologie simili servono anche a foraggiare quella che è la capacità informativa della difesa, per le quali si preventiva un investimento di 7 miliardi. Tra i progetti in attesa di ricevere i fondi per partire c’è un sistema di sensori navali per rilevare minacce nelle profondità degli abissi, nuove infornate di droni per la sorveglianza, aerea, terrestre e marittima per sostituire i modelli più vecchi (come i Predator A+, mandati in pensione dopo 18 anni dall’Aeronautica a fine 2022 in favore di mezzi più discreti), satelliti e un nuovo velivolo per la protezione delle comunicazioni, l’Ew-Jedi, evoluzione del C27-J Spartan della Alenia.

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Il conto sale

Le spese militari dell’Italia sono in crescita. “Nel 2019 ai sistemi d’arma era stato dedicato un budget di 5 miliardi di euro, che nel 2023 è passato a più di 8”, commenta a Wired Francesco Vignarca, portavoce dell’Osservatorio Milex, centro di ricerca che da anni studia gli investimenti nazionali in spesa bellica. Quest’anno l’aumento della spesa militare nazionale è di 800 milioni di euro. Un dato ancora incompleto, perché non sono stati presentati gli stati di previsione. “La spesa di bilancio non è definitiva. Il governo Meloni ha solamente dato l’ok a quanto già previsto negli scorsi anni”, dice Vignarca.

I finanziamenti alla difesa, che nel 2022 hanno gravato sul bilancio totale dello stato per il 3,6%, sono in aumento costante dal 2018. Da 20 miliardi di euro si è arrivati allo scorso anno a quasi 25, senza contare le risorse che arrivano indirettamente dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia e delle finanze. A fare da volano per maggiori investimenti è stata anche la guerra in Ucraina. “Se l’obiettivo del governo è aumentare le spese militari in poco tempo l’unico modo è comprare armi commenta Vignarca, aggiungendo come “altre linee di intervento hanno effetto soprattutto sul lungo periodo”. Nel 2014 l’Italiaha preso uno specifico accordo con la Nato: alzare l’incidenza della spesa militare sul pil al 2%. Un impegno che non è mai stato realizzato, così come negli altri paesi europei. Ma Vignarca non è ottimista: “Ci aspettiamo che con la legge di bilancio del prossimo anno saranno intraprese scelte più strutturali, che probabilmente andranno ad aumentare ancora di più le spese militari già alte”.

Il monumento dell'indipendenza dell'Ucraina in piazza Maidan a Kyiv

Circa 4.500 attacchi informatici nel 2022, più del triplo rispetto all’anno prima. Bombardamenti coordinati con infezioni malware e ddos per aumentare i danni dell’offensiva. Le infrastrutture energetiche nel mirino. I dati di un anno di conflitto informatico scatenato da Mosca contro Kyiv

Cosa ci aspetta in futuro

Propio il ministro Crosetto, in audizione davanti alle commissioni riunite Difesa di Camera e Senato il gennaio scorso, ha chiaramente fatto riferimento all’aumento della spesa militare al 2%. Sistemi a pilotaggio remoto, intelligenza artificiale, difesa anti-droni e un particolare occhio alla dimensione cibernetica sono le linee principali di investimento, per le quali il ministro, in tandem con il collega al Tesoro, Giancarlo Giorgetti, ha rimarcato la necessità di un “nuovo modello di finanziamento del settore investimento e difesa” così come di una legge triennale ad hoc “che accorpi in un’unica manovra i volumi finanziari” oggi distribuiti in tre anni. I due ministri hanno proposto inoltre alla Commissione europea di escludere le spese del settore difesa in vista delle rimodulazioni del Patto di stabilità previste per fine 2023. 

A fine febbraio è stata la volta in commissione del capo di stato maggiore dell’Esercito, il generale Pietro Serino, che ha lamentato la mancanza di personale militare, da aumentare quanto prima a 110mila persone. Ragione che peraltro spinge l’esercito a investire su robotica e intelligenza artificiale, per prevenire pericoli sul campo, ma anche per riorganizzare ruoli e funzioni della macchina delle tute mimetiche. Sui droni, voce diffusa di spesa, Serino ha chiesto “una semplificazione normativa che renda più snella la certificazione dei velivoli e l’abilitazione degli operatori, integrando le regole e le procedure utilizzate già in ambito civile”.  Infine il generale ha ribadito che la tecnologia si sta rivelando utile per l’addestramento e la simulazione di scenari di guerra, ma è ancora necessario esercitarsi sul campo. L’Italia, tuttavia, sconta pochi poligoni e piccoli, motivo per cui occorre spendere per andare all’estero, specie nell’est Europa.



[Fonte Wired.it]