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Digital Networks Act, cosa c’è nel piano europeo per salvare le reti di telecomunicazioni dalle big tech

da | Giu 13, 2025 | Tecnologia


Dna è la sigla che circola in queste ora nei palazzi europei. E sta per Digital networks act, la riforma europea del settore delle telecomunicazioni. E cosa prevede? Dimezzare gli oneri a carico delle società di telecomunicazioni attraverso una profonda semplificazione normativa che consenta da un lato di abbattere gli obblighi e dall’altro di armonizzare regole e autorizzazioni a livello europeo. Creare un level playing field, ossia reali condizioni di parità fra operatori di telecomunicazioni e over the top (le big tech americane) attraverso accordi o collaborazioni fra le parti per “equiparare” il peso degli investimenti nelle reti a banda ultralarga (si torna all’ipotesi fair share).

Deregolamentare le condizioni di accesso alle reti in fibra per spingere le nuove infrastrutturazioni. Stabilire una data per lo switch off del rame. Rivedere le politiche sullo spettro radio per una gestione più efficace che superi i confini nazionali e velocizzi anche l’assegnazione delle frequenze e non escluda l’allungamento delle licenze già esistenti. Queste le principali azioni a cui lavora la Commissione europea nell’ambito della messa a punto del Digital Networks Act, ossia della strategia continentale volta ad accelerare sugli obiettivi della Gigabit society, e a dare vita all’agognato mercato unico delle telecomunicazioni attraverso il rafforzamento e la centralizzazione della governance europea per superare le frammentazioni.

Via alla consultazione, contributi entro l’11 luglio

Nei giorni scorsi è stata pubblicata la cosiddetta Call for evidence e i soggetti interessati avranno tempo fino all’11 luglio per sottoporre le proprie osservazioni attraverso l’invio di contributi che saranno valutati per la messa a punto del documento finale – la Ue intende arrivare al testo definitivo entro il 2025. Di fatto si tratta del primo contributo concreto verso una proposta legislativa a oltre un anno dalla pubblicazione, a febbraio 2024, del Libro bianco: “Come gestire le esigenze infrastrutturali digitali dell’Europa”. “È un punto di partenza solido e ambizioso, che finalmente affronta in modo sistemico molte delle sfide che il settore vive da anni”, evidenzia Connect Europe, l’associazione che rappresenta le principali compagnie di telecomunicazioni europee. “Vediamo in questo processo un’opportunità reale per costruire un mercato unico delle telecomunicazioni più semplice, moderno e competitivo”.

Allargare l’orizzonte alle reti sottomarine e satellitari

Ma bisognerà andare oltre le reti terrestri: il futuro dell’Europa passa anche e soprattutto dalle reti sottomarine e quelle satellitari e i colli di bottiglia sono parecchi. “I cavi sottomarini continuano a subire lunghi ritardi nelle autorizzazioni per le riparazioni, rappresentando un rischio reale per la stabilità della rete. Sollecitiamo la creazione di un sistema di autorizzazioni più rapido e coordinato in tutta la Ue per consentire una risposta rapida alle interruzioni”, evidenzia Connect Europe.

E sul fronte della connettività satellitare per l’associazione è fondamentale “spingere la collaborazione tra fornitori di servizi satellitari, operatori di telefonia mobile e produttori di dispositivi”, nel pieno rispetto però delle regole europee. E la partita dell’innovazione deve riguardare anche e soprattutto le infrastrutture cloud “promuovendo offerte alternative”, a quelle degli americani, per rafforzare la competitività come peraltro più volte ribadito dagli ex presidenti del Consiglio italiani, Mario Draghi ed Enrico Letta, nei due report strategici sul futuro dell’Europa.

L’Aiip sul piede di guerra: la strategia europea va fermata

Ma non tutti sono d’accordo sulla linea tracciata dalla Commissione Ue, per ora in via preliminare. L’Aiip, l’associazione italiana che rappresenta gli internet provider, ha addirittura lanciato una campagna per fermare il piano: si chiama #StopDna (dove dna sta per Digital Networks Act) ed è stato persino creato un sito ad hoc in lingua inglese per fare proseliti in Europa.

Secondo l’associazione la strategia così come impostata rischia di sortire un effetto boomerang  e “segnare la fine dell’ecosistema delle comunicazioni aperte e concorrenziali” buttando all’aria 30 anni di innovazioni. Per Aiip il testo è un assist alle grandi società, ossia gli ex incumbent, a sfavore degli altri attori della filiera: “Facciamo un appello a tutte le imprese della filiera e ai cittadini europei a far sentire la propria voce e a difendere l’indipendenza di Internet. Facendo leva su concetti quali semplificazione, competitività, efficienza e razionalizzazione si spiana la strada al consolidamento, dando così le telecomunicazioni in mano a tre/quattro grandi operatori. In altre parole un ritorno all’oligopolio”. E c’è da scommettere che anche le big tech americane si muoveranno per opporsi a ipotesi di condivisione degli investimenti nelle reti, come peraltro già ampiamente fatto ai tempi della proposta sul fair share avanzata nel 2023 dall’ex commissario al mercato Interno, Thierry Breton.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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