Seleziona una pagina


Oltre 58 milioni di euro. Tanto conta di spendere nel 2025 la Commissione europea per gestire i controlli del Digital services act (Dsa), il regolamento europeo sulle grandi piattaforme online. A metterlo nero su bianco è un documento pubblicato nei giorni scorsi dagli stessi uffici dell’esecutivo comunitario, che deve preventivare quanto costerà organizzare la sorveglianza sui 24 grandi operatori del web individuati dal Dsa. Ossia Google con Search, shopping, maps, play e Youtube, Meta con Instagram e Twitter, Bing, X (già Twitter), Snapchat, Pinterest, LinkedIn, Amazon, Booking, Wikipedia, l’App Store di Apple, TikTok, Zalando, i siti porno Pornhub, XVideos e Stripchat egli ecommerce cinesi Temu, Aliexpress e Shein.

Il dazio da pagare

Qualificate come grandi piattaforme online (Vlop) o grandi motori di ricerca (Vlose), poiché ogni mese offrono servizi ad almeno 45 milioni di persone all’interno dell’Unione, queste big tech sono tenute alla stretta osservanza del Digital services act e delle sue regole su trasparenza su algoritmi e pubblicità, lotta alla violenza online e alla disinformazione, protezione dei minori, stop alla profilazione degli utenti.

Oltre a comportarsi meglio di tutte le altre migliaia di aziende del digitale (come fornitori di cloud e di hosting, motori di ricerca, ecommerce e servizi online), che comunque devono conformarsi al Dsa, le grandi piattaforme sono anche tenute a contribuire alle spese della macchina dei controlli. Mediante una tariffa annuale che la Commissione elabora sulla base del suo preventivo di spesa e ripartisce a seconda del numero di utenti serviti. Quella che l’ecommerce Zalando contesta, insieme alla designazione come Vlop, perché, come svelato da Wired, i numeri sugli account raggiunti utilizzati per calcolare il dazio sono largamente inferiori a quelli adoperati per inserirla nel recinto delle grandi piattaforme.

Il preventivo per il 2025

Fatto sta che per Bruxelles è tempo di fare i conti per il prossimo anno. E secondo le stime preliminari serviranno 58,2 milioni di euro per far funzionare l’impianto del Dsa. Soldi che la Commissione reclamerà dai 24 big del settore. Come si arriva alla somma? Innanzitutto, al Berlaymont si sono chiesti quante persone servano per star dietro alle pratiche del nuovo regolamento. Il conto per il 2025 è di 202 persone full time equivalent (un indice per dimensionare gli staff).

Queste persone si dovranno occupare di analizzare le piattaforme a caccia di nuove Vlop da mettere sotto l’ombrello del Dsa, coordinarsi con le autorità locali dei 17 Stati dell’Unione, gestire e mantenere aggiornati i database con le informazioni raccolte dalle big tech. E ancora: fornire assistenza legale, individuare i rischi sistemici, ossia le minacce che il lavoro delle piattaforme può provocare alla società, affiancare il Consiglio europeo per i servizi digitali (un organo di sorveglianza) e il Centro comunitario per la trasparenza degli algoritmi (Ecat, un laboratorio di ricerca). In soldoni, sono 29,2 milioni per le risorse umane.



Fonte