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giovedì, Gen 16

Dinner cancelling, la dieta di Fiorello funziona?


Lo showman avrebbe perso peso seguendo un regime dietetico che prevede di eliminare la cena, assumendo solo liquidi dal tardo pomeriggio alla mattina dopo. Abbiamo chiesto a esperto di nutrizione di spiegare cosa accade al corpo seguendo un regime simile

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(foto: Thought Catalog via Unsplash)

Ne abbiamo un’altra. A ben vedere nulla di nuovissimo, ma le dichiarazioni di Fiorello, che avrebbe riferito di essere dimagrito grazie al regime del dinner cancelling, ovvero all’eliminazione della cena, sembrano aver reso popolare, almeno sui media, una nuova dieta. Il nome rimanda al titolo di un libro di Dieter Grabbe, esperto tedesco autore di libri di benessere e fitness. Concentrandoci sulle proprietà dimagranti della dinner cancelling – alla quale si rimandano anche poteri depuranti e antiinvecchiamento che ricordano gli studi di Valter Longo – vien da chiedersi, nel mare di diete di cui si sente parlare, funziona? Potremmo considerarla un regime valido per perdere qualche chilo dopo le feste? Ne abbiamo parlato con Laura Rossi, specialista in scienze dell’alimentazione e ricercatrice presso il Crea alimenti e nutrizione.

La crononutrizione

Qualche piccola premessa. Come accennato la dinner cancelling non è una nuova dieta. Il nome lo si ritrova in un libro uscito ormai più di dieci anni fa, e si rifà a un concetto di cui si è parlato più volte, quello delle cosiddette diete a orario, secondo cui l’orario della giornata in cui assumiamo dei cibi influenzerebbe la perdita di peso. Un campo cui ci si riferisce nel complesso come crononutrizione, e che ha trovato qualche sostegno in alcuni studi, che suggerivano come concentrare le calorie in un parte della giornata, o modificarne più in generale l’assunzione, legandola a una finestra temporale (e così al nostro orologio biologico) potesse modificare il metabolismo, per esempio alterando il modo in cui vengono bruciati grassi e carboidrati, o riducendo l’appetito, potenzialmente aiutando anche la perdita di peso, anche a parità di introito calorico.

Molti degli studi in questione sono stati generalmente condotti su un campione limitato. “La crononutrizione in senso stretto, non associata per esempio a un cambiamento nell’attività fisica, rimanere qualcosa da dimostrare, ovvero non è chiaramente definito il ruolo che ha la distribuzione dei pasti sia sul metabolismo che sul dimagrimento”, commenta Rossi. Questo non significa che non esistano logiche da preferire nella distribuzione dei pasti: “Per esempio la colazione al mattino, dopo un periodo di digiuno prolungato serve a ricaricarci, a fornire le energie necessarie per affrontare la giornata sia dal punto di vista fisico che cognitivo”.

Se con la cena si tagliano le calorie

Quello che appare più ovvio è che se per dinner cancelling non si intende una diversa distribuzione delle stesse calorie nella giornata, ma una riduzione delle calorie assunte tramite il taglio della cena, allora sì che si può avere una perdita di peso: “Qualsiasi strategia che prevede un taglio delle calorie fa perdere peso, sia che il taglio sia concentrato nella cena o che sia distribuito durante la giornata”, sentenzia Rossi. Che aggiunge: accanto a questo risparmio calorico, regimi dietetici che promuovano di eliminare la cena, e più in generale di smettere di mangiare dopo una certa ora, hanno anche una sorta di vantaggio psicologico. “Questo regime, che appare inizialmente più restrittivo, può essere in realtà più semplice da seguire rispetto a una dieta che preveda di mangiare un pochino meno durante tutta la giornata”, commenta Rossi.

Cosa succede al corpo

Sul promuovere o bocciare una dieta simile, la ricercatrice afferma: “Saltare la cena o concentrare i pasti nella prima parte della giornata può non essere dannoso: il nostro organismo ha scorte di glucosio per sopportare digiuni di 12-18 ore. In generale se l’idea è quella di perdere pochi chili, magari accumulati dopo le feste, saltare la cena per un periodo di tempo, legato a quello del dimagrimento, magari in maniera elastica, non è di per sé un male, purché si garantisca sempre una buona idratazione, anche attraverso il consumo di frutta e verdura, e un adeguato apporto proteico e di carboidrati, va avanti Rossi. Che spiega come nei primi momenti quello che accade è che il corpo, evolutosi in condizioni di carenza, consuma prima le scorte di zuccheri contenute nei muscoli poi in una seconda fare attacca le riserve di grasso. “Siamo in una situazione catabolica, in cui vengono rimossi i tessuti di riserva: possiamo farlo per finestre fino a 18 ore generalmente senza alcun danno, ma dopo è necessario ripristinare le scorte energetiche per mantenere le funzioni vitali”. Il limite di un regime che preveda il salto dei pasti, ancorché per poco tempo, è rappresentato piuttosto dalle sensazioni: “Se mentre lo faccio avverto stanchezza, mancanza di forze e più in generale malessere, meglio confrontarsi almeno con il proprio medico, per avere un’idea se non si stia magari esagerando o sbagliando qualcosa nella distribuzione dei pasti”, conclude Rossi.

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