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Diritto all’oblio, i chatbot non dimenticano. Ed è un grosso problema

da | Mag 19, 2025 | Tecnologia


Un paradosso analogo ha coinvolto un manager del settore delle infrastrutture pubbliche, rinviato a giudizio per presunta turbativa d’asta e poi assolto con formula piena: nonostante la deindicizzazione, l’IA riproponeva la vecchia accusa come un dato rilevante associato alla sua persona. Barchiesi ricorda che per evitare questo problema “i dati aggiornati online dovrebbero essere “riversati” nel chatbot, ma ciò non sempre avviene in maniera tempestiva”, motivo per cui bisognerebbe attendere un nuovo aggiornamento per vedere un cambiamento nelle risposte fornite dai chatbot.

Se un utente dovesse chiedere informazioni all’IA su un evento recente, come ad esempio il Conclave in corso per la scelta del nuovo Papa, ciò che otterrebbe in cambio sarebbero risposte derivanti da dati direttamente pescati nel web. La qualità di informazioni relative ad accadimenti storici e quella di eventi attuali è quindi completamente diversa, e dipende dalla memoria storica del chatbot. Una consapevolezza questa, che dovrebbe guidare sempre l’utente che si rivolge a questo strumento in cerca delle più disparate risposte.

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Alla luce dei casi descritti, per far valere il proprio diritto all’oblio non resta che appellarsi alle aziende o al Garante della privacy. Il titolare del trattamento dei dati in questo caso è il fornitore, ovvero il provider. “Open AI, che è stata oggetto di misure cautelari da parte del Garante, ha messo a disposizione degli utenti un form per permettere agli interessati di esercitare i diritti di opposizione, correzione, aggiornamento e cancellazione dei dati personali previsti dal Regolamento per la protezione dei dati personali. Così come Deepseek”, continua Barchiesi. L’utente può anche compilare un reclamo da inviare al Garante.

Dopo l’entrata sul mercato dei chatbot, il diritto all’oblio rischia dunque di diventare di nuovo un’illusione facendoci tornare indietro nel tempo a prima del 2014. Anche se i motori di ricerca possono cancellare i link ad articoli o siti web, i sistemi di IA continuano a rielaborare vecchi dati e la reputazione rimane ostaggio del passato. Ogni interazione con un chatbot potrebbe infatti riaccendere narrazioni che gli utenti credevano archiviate.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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