Se pensavamo che i social avessero già toccato il fondo, ci sbagliavamo. L’algoritmo ha scavato ancora, ben in profondità. E sotto c’era il feticismo, non quello per i piedi però. Ormai i malleoli li abbiamo sdoganati. No, su Instagram e TikTok circola da mesi un trend che definire inquietante è riduttivo: la feticizzazione della sindrome di Down. Sì. Avete letto bene.
Disabilità e deepfake
Tutto è iniziato con video in apparenza innocui: ragazze con trisomia 21 che mostrano la propria vita, tra palestra, pizza con le amiche, normalità. Una narrazione positiva, liberatoria. All’inizio mi ha colpita: per il coraggio, per la spontaneità. Poi qualcosa è cambiato. Ammiccamenti. Pose. Un’estetica sempre più erotica: pantaloncini corti, top. E a un certo punto, quel sospetto che ti rode lo stomaco: ma questi video… dove stanno andando a finire?
Spoiler: su piattaforme a pagamento come Onlyfans e Fansly, passando prima per enormi gruppi Telegram composti da gente disposta a pagare per vedere una bella fanciulla con cromosomi diversi divertirsi come tutte. E via di click e pagamenti.
Solo che il materiale, spesso, non è nemmeno reale. Non viene prodotto da quelle ragazze, anzi: i video vengono presi, modificati, commercializzati senza consenso. A volte non sono esseri umani. Sono frutto dell’AI. Video generati da non si sa bene chi, costruiti per rappresentare corpi femminili con sindrome di Down in pose sessualmente esplicite. Immagini rubate, manipolate, modificate per soddisfare la richiesta di un mercato.
Già. Esiste un mercato, e nemmeno così piccolo. Potremmo tranquillamente chiamarlo disability porn: contenuti erotici e pornografici costruiti attorno a persone con disabilità. Il problema, in questo caso specifico, è doppio. La sindrome di Down è spesso associata a un deficit cognitivo, quindi il concetto di consenso sessuale diventa pericolosamente labile, incerto e dubbio. In più, molte di queste ragazze non sono nemmeno consapevoli di essere diventate oggetto di desiderio fetish. O meglio, tanto per ricordare che non c’è fino al peggio, ribadiamo che non sono vere.
Il caso di Maria Dopari e i dati allarmanti
Settembre 2024: tal Maria Dopari, ragazza italiana, scopre che dei suoi video sono stati rubati e trasformati in contenuti deepfake. Viene creato un profilo falso su Instagram con la sua immagine, che raccoglie in pochissimo tempo oltre 150.000 follower prima di essere rimosso da Meta.
Un numero, per essere un prodotto di nicchia, enorme. Un bacino di utenza che dimostra una domanda morbosa, attiva, organizzata.