Il fenomeno delle dita raggrinzite, sperimentate dopo aver passato del tempo in acqua – condizione quanto mai attuale di questi tempi diremmo – è ben più ripetitivo di quanto crediamo. Non solo le dita raggrinzite tendono a riformarsi nelle stesse condizioni, ma lo fanno praticamente allo stesso modo. Per dirla in termini un po’ più scientifici, la topografia delle increspature che si forma sui polpastrelli tende ad essere alquanto ripetitiva. Per un motivo legato alla natura intrinseca del fenomeno delle dita raggrinzite, scrivono oggi due ricercatori della Binghamton University, negli Usa.
Il fenomeno delle dita raggrinzite
Piccola premessa. Le dita raggrinzite, come vi raccontavamo qualche tempo fa, sono un fenomeno analizzato da più punti di vista scientifici. La loro formazione sarebbe dovuta a un fenomeno di vasocostrizione che avviene sottopelle in seguito al contatto con l’acqua. Sul motivo invece per cui si formano, alcuni ricercatori sostengono che sia una particolare forma di adattamento: con le dita raggrinzite in acqua riusciamo meglio ad acciuffare qualcosa.
Una topografia costante per le dita raggrinzite
Ma torniamo a oggi: Rachel Laytin e Guy K. German hanno anche cercato di capire se ci fosse una sorta di ripetitività del fenomeno, dal punto di vista topografico. Per scoprirlo hanno messo a confronto – sovrapponendole e considerando ogni singolo dito di una mano – le immagini delle dita raggrinzite di tre volontari, ripetendo l’immersione in acqua a distanza di tempo. E cosa hanno scoperto? “I risultati – si legge dalle pagine del Journal of the Mechanical Behavior of Biomedical Materials dove hanno raccontato i loro esperimenti – dimostrano una relazione significativa tra l’orientamento delle grinze in entrambi i punti temporali e rivelano quindi una coerenza della morfologia di queste piegature nel tempo”. Questo almeno vale a distanza di 24 ore, il lasso di tempo considerato tra un’analisi e l’altra delle dita raggrinzite.
Come accennato, il motivo per cui si formano con una certa ripetitività dipende dal perché si formano. Spiega infatti in una nota dell’ateneo uno degli autori, German: “I vasi sanguigni non cambiano molto la loro posizione: si muovono un po’, ma rispetto agli altri vasi sanguigni sono piuttosto statici. Questo significa che le grinze dovrebbero formarsi allo stesso modo, e abbiamo dimostrato che è così”. Difficile dire quanto il fenomeno sia così generalizzabile, avendo lo studio incluso solo tre persone. Ma è forse una bella curiosità da raccontare in questi giorni appena usciti dall’acqua e cui prestare un po’ più di occhio così da confermare la ricerca.