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giovedì, Nov 04

Divya e The Washing Machine Project, come funziona la lavatrice realizzata per scopi umanitari


La tecnologia rivoluziona il mondo, nel bene e nel male. Di certo, dà il meglio di sé quando è posta al servizio dei più bisognosi. Ne è un esempio l’idea realizzata da The Washing Machine Project Foundation, un progetto sviluppato per sostenere lo sviluppo e distribuzione di una lavatrice a scopo umanitario. Il 70% della popolazione mondiale non ha accesso a una lavatrice elettrica: lavare i vestiti a mano, in moltissimi casi, significa sottrarre tempo all’istruzione scolastica: questo compito ripetitivo può richiedere fino a 20 ore a settimane e spesso porta anche dolori cronici alla schiena e alle articolazioni.

Una lavatrice all’avanguardia

È a partire da questa consapevolezza che nel 2018 nasce The Washing Machine Project Foundation. Il suo fondatore, l’ingegnere britannico Nav Sawhney, ha realizzato la lavatrice Divya: si tratta di una soluzione ingegneristica all’avanguardia, un prodotto a basso costo e a risparmio idrico che punta a fornire alle persone sfollate un’alternativa al lavaggio dei vestiti a mano. Non richiede elettricità e si aziona con una manovella manuale: è l’unica macchina di questo tipo ad essere stata sviluppata per scopi umanitari. È un prodotto sostenibile in tutto e per tutto: Divya è progettata per essere realizzata con componenti riutilizzabili e facilmente reperibili. Grazie al suo utilizzo, il tempo trascorso a lavare i vestiti si riduce del 75%, mentre il consumo di acqua si dimezza rispetto a quello necessario per il lavaggio a mano.

Una partnership vincente

Ora il progetto si rafforza ulteriormente, grazie alla partnership triennale siglata con Electrocomponents, Gruppo globale di soluzioni omni-channel per clienti e fornitori industriali. Un sostegno che prevede anche il coinvolgimento di dipendenti, clienti e fornitori del gruppo per la raccolta di fondi e attività di volontariato. “Electrocomponents condivide i valori che guidano The Washing Machine Projects – spiega Lindsley Ruth, Ceo di Electrocomponents – il nostro gruppo intende contribuire a un mondo più sostenibile attraverso l’educazione e soluzioni innovative in grado di migliorare la vita delle persone”. Quante persone? L’obiettivo è ambizioso: entro il 2023, il piano prevede almeno 7.500 macchine per le famiglie e le comunità svantaggiate in 10 Paesi del mondo, fornendo soccorso a un totale di circa 100mila persone.



fonte : skytg24