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sabato, Ago 17

Dolore mestruale: ecco quanto influenza la vita e perché non va sottovalutato


Uno studio appena pubblicato sul Bmj mostra che il dolore mestruale impatta significativamente le performance accademiche e lavorative delle donne. Le soluzioni esistono, ma in molte si rassegnano, e cercano di conviverci

dolore mestruale
(foto: Us Department of Agriculture/Flickr)

Dismenorrea, o dolore mestruale. Un problema comune e sottovalutato: dalla società, ma anche dalle donne che ne soffrono, abituate a sopravvivere come possono a questa scomoda presenza. Fin troppo spesso, però, crampi, dolori e malesseri associati al ciclo mestruale si presentano con intensità tale da compromettere le attività quotidiane. E in mancanza di supporto medico, l’impatto sulla vita quotidiana è inequivocabile. Lo dimostra ad esempio un recente studio pubblicato sul British Medical Journal (Bmj), secondo cui, in media, la popolazione femminile perde l’equivalente di circa nove giorni di lavoro o di studio l’anno a causa del calo di produttività legato alla dismenorrea. E dire che invece in molti casi i problemi si potrebbe evitare, o quanto meno limitare fortemente, con un po’ più di attenzione da parte dei medici e un po’ meno di rassegnazione da parte delle pazienti.

Dismenorrea

Quanto sono comuni i dolori mestruali? Dipende molto dall’età: il periodo di massima prevalenza della dismenorrea primaria (cioè non legata a patologie concomitanti come l’endometriosi) è compreso tra l’adolescenza e la prima età adulta, tra i 15 e i 25 anni di età. In questa fase, circa il 70% delle donne ne soffre in maniera più, o meno, intensa. Negli anni successivi l’incidenza del problema tende a diminuire (per diversi motivi, come l’arrivo di gravidanze), per assestarsi attorno al 25% della popolazione. I sintomi (per chi non sa di cosa parliamo) sono principalmente crampi dolorosi con andamento periodico concentrati nel basso addome, che possono allargarsi alla parte bassa della schiena e nelle gambe, spesso accompagnati da nausea, vertigini, intensa sudorazione ed episodi di diarrea. I dolori possono comparire nei giorni precedenti alle mestruazioni, o accompagnare il ciclo, e in alcuni casi sono associati a perdite di sangue particolarmente consistenti. Evidentemente, per chi soffre di dismenorrea particolarmente acuta non è facile convivere con sintomi del genere all’interno della normale routine quotidiana. Eppure gli ultimi studi in materia dimostrano che in moltissimi casi, è proprio quello che accade.

Stringere i denti

La ricerca pubblicata di recente sul Bmj è stata svolta in Olanda, e ha coinvolto quasi 33 mila donne di età compresa tra i 15 e i 45 anni. Alle partecipanti è stato chiesto di valutare quanto spesso fossero costrette a casa dai dolori mestruali, e quanto spesso si trovassero invece in difficoltà, costrette a lavorare o studiare nonostante i forti disagi legati al ciclo. I risultati (come anticipato) parlano chiaro: le partecipanti hanno riferito di perdere in media quasi un giorno e mezzo l’anno per assenteismo (inteso come giorni in cui non ci si reca a lavoro o a scuola) e quasi nove giorni per presenzialismo, cioè i giorni in cui si lavora o si studia ma i dolori rendono inutile la fatica. Guardando un po’ più a fondo, inoltre, emerge chiaramente la rassegnazione nei confronti del problema: solo il 14% delle partecipanti infatti è abituata a rimanere a casa nei peridi di dolore mestruale intenso, mentre per l’80% la norma è quella di proseguire con la vita di tutti i giorni anche quando il ciclo causa forti dolori.

Visto che la dismenorrea è un problema particolarmente comune nell’adolescenza, è facile immaginare che i disturbi possono compromettere in modo particolarmente drammatico l’occupazione principale delle ragazze di quest’età: lo studio. E in effetti un altra ricerca recente, questa volta australiana, certifica le difficoltà incontrate dalle studentesse a causa dei dolori mestruali: su circa 20mila giovani donne intervistate, il 20% ha ammesso di aver fatto qualche assenza a scuola o all’università nel corso dell’anno per colpa dei dolori, e il 41% ha dichiarato di avere problemi di concentrazione durante il ciclo mestruale. Il rischio, ovviamente, è che i dolori influenzino il rendimento scolastico delle ragazze, in un periodo fondamentale della vita, in cui si gettano le fondamenta della futura vita lavorativa e sociale. “Il minor rendimento scolastico nei giorni del ciclo mestruale è ritenuto da molte donne qualcosa con cui bisogna imparare a convivere – spiega Mike Armour, ricercatore della West Sydney University che ha coordinato lo studio – e questo significa che sia le adolescenti che le giovani donne possono trovarsi significativamente svantaggiate nei loro studi a causa dei dolori mestruali”.

Cosa fare?

Poche donne, soprattutto in giovane età, si rivolgono quindi al proprio medico per la dismenorrea. E come dicevamo, si tratta di un grave errore. Se qualche dolore è probabilmente inevitabile durante il ciclo, gli esperti assicurano che non dovrebbe mai arrivare a compromettere le attività quotidiane. E quando questo capita, è quindi necessario chiedere aiuto a uno specialista. I trattamenti infatti esistono, ma vanno valutati paziente per paziente dal ginecologo. I più diffusi comunque sono la pillola anticoncezionale, e i fans (antinfiammatori non steroidei come l’ibuprofene), ma ultimamente stanno emergendo anche nuove strategie promettenti. Nel filone delle terapie fisioterapiche, ad esempio, esiste qualche prova di efficacia per il calore (somministrato attraverso cerotti o fasce riscaldanti), gli elettrostimolatori e lo yoga. Mentre agopuntura e digitopressione non hanno mostrato di garantire benefici in questo campo.

Diversi studi recenti inoltre hanno verificato gli effetti dell’esercizio fisico sul dolore mestruale, scoprendo che (forse sorprendentemente) si tratta di una strategia estremamente efficace. Una ricerca neozelandese e inglese ha sperimentato ad esempio l’esercizio aerobico con tapis roulant su 70 donne con dismenorrea, dimostrando che in appena 4 settimane è possibile diminuire il dolore mestruale di circa 20 punti in una scala che va da 0 (assente) a 100 (insopportabile). E che i risultati durano almeno per i sette mesi successivi (cioè per la durata del trial, nulla vieta che possano durare anche più a lungo). La morale – almeno secondo gli autori della ricerca – è che quando arriva il ciclo le donne non dovrebbero astenersi dall’andare in palestra o compiere altre attività fisiche, ma piuttosto provare a impegnarsi anche di più, per vedere se l’allenamento può offrire anche a loro qualche sollievo dai dolori mestruali. E se anche non dovesse funzionare, l’importante è ricordarsi che il ciclo non dovrebbe rappresentare un problema per la qualità di vita e i successi personali di una donna. E che in caso di problemi, quindi, è bene chiedere aiuto al proprio medico.

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