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lunedì, Ott 05

Donald Trump, ecco come lo stanno curando per Covid-19



Da Wired.it :

Ricoverato per Covid-19, il presidente Usa sta seguendo una terapia sperimentale con anticorpi monoclonali, remdesivir, cortisone e integratori vari

coronavirus
(foto: Getty Images)

Tutte le cure del presidente. Donald Trump, positivo al coronavirus, febbricitante e con difficoltà a respirare, è stato ricoverato all’ospedale militare Walter Reed National Military Medical Center, dove il suo staff medico ha predisposto una serie di trattamenti che – a quanto riferito dalla Casa Bianca – ha già dato buoni risultati. Ma che terapie sta ricevendo esattamente The Donald?

Anticorpi monoclonali

Come dichiarato dal medico del presidente, a Trump è stato somministrato un cocktail di anticorpi monoclonali sperimentali, fabbricati dall’azienda Regeneron.

George Yancopoulos di Regeneron spiega a Science Magazine che quelli ricevuti dal presidente sono un anticorpo di origine umana (isolato da un paziente guarito da Covid-19 e riprodotto in laboratorio) e uno prodotto da topi modificati per avere un sistema immunitario umano. Sono diretti contro proteine del virus che permettono di legarsi ai recettori Ace-2 delle cellule dell’ospite.

La terapia non ha ancora ricevuto il via libera della Fda, ma sembra abbia dato buoni risultati nei trial clinici di fase 1 e 2. L’azienda, infatti, ha appena pubblicato i primi dati, che dimostrano che gli anticorpi monoclonali sono sicuri (non sono stati osservati effetti collaterali gravi) e che hanno una certa efficacia, soprattutto su pazienti asintomatici o pauci-sintomatici nei quali la risoluzione dei sintomi e l’abbattimento della carica virale avvengono prima che nei pazienti del ramo di controllo della sperimentazione (quelli che hanno ricevuto un placebo). L’azione sembra massimizzata dall’assenza di anticorpi contro Sars-Cov-2 prodotti dal paziente stesso.

Se il trattamento possa avere effetto su forme gravi di Covid-19, invece, non è ancora stato chiarito. I trial sono ancora in corso.

La dose di anticorpi monoclonali ricevuta da Trump è pari a 8 grammi, che non è la stessa utilizzata nella sperimentazione appena pubblicata, pari a 2,4 grammi. L’azienda riferisce di aver testato entrambe le dosi per appurarne la sicurezza, ma di aver proseguito con quella più bassa perché a parità di efficacia dà un vantaggio in termini di produzione e di costi. I monoclonali infatti sono difficili da produrre e hanno un costo elevato: meno ne serve per avere effetto, più persone potranno riceverne. Come mai i medici di Trump abbiano deciso per somministrare la dose massima bisognerebbe chiederlo a loro, dichiara Yancopoulos. È possibile che in maggiore quantità l’effetto sia maggiore e prolungato nel tempo. “Anch’io se dovessi trattare un solo paziente sceglierei la dose più alta. Guardandola da un punto di vista sociale, per trattare quante più persone possibile, invece, darei la dose efficace più bassa”.

Da aggiungere che il presidente Trump non ha aderito a un trial ma i suoi medici hanno richiesto l’uso compassionevole, una via (assolutamente legittima) concessa dalla Fda per accedere rapidamente a un trattamento sperimentale in casi eccezionali.

Remdesivir

Oltre al cocktail di anticorpi monoclonali sperimentali, al presidente Trump è stato anche somministrato il remdesivir, l’antivirale sviluppato da Gilead Sciences che, anche se è ancora oggetto di dibattito, è considerato uno dei pochi farmaci efficaci conto l’infezione da Sars-Cov-2. Il farmaco inibisce un enzima virale che serve al patogeno per replicarsi. Il ciclo di antivirale potrebbe avere un effetto sinergico con gli anticorpi monoclonali.

Vari ed eventuali

Non è noto se il presidente Trump stesse assumendo altri prodotti di prevenzione (per esempio la tanto sponsorizzata idrossiclorochina). I medici riportano di stare somministrando anche zinco, vitamina D, famotidina (un farmaco in genere utilizzato per l’acidità di stomaco, i cui effetti per Covid-19 devono ancora essere provati), melatonina e aspirina.

In seguito al giro in auto a favore dei suoi supporter (ricordiamo che gli Usa sono in piena campagna elettorale), pare che i livelli di ossigeno di Trump siano calati e che anche per questo sia stato necessario somministrare al presidente del cortisone.

Come riporta anche il New York Times, comunque, i comunicati ufficiali danno il presidente in costante miglioramento. Tanto che potrebbe essere dimesso a breve.

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[Fonte Wired.it]