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giovedì, Lug 18

Donald Trump, Jeff Bezos e il progetto JEDI del Pentagono


Da una parte l’uomo più potente al mondo. Dall’altra quello più ricco del pianeta. Nel mezzo un contratto da 10 miliardi di dollari e la gestione sul cloud dei documenti classificati del Pentagono. Donald Trump entra a gamba tesa sul bando indetto dal Dipartimento della Difesa statunitense per l’assegnazione del progetto JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure).

JEDI: il Pentagono e il cloud

In gara sono rimaste Amazon con il suo AWS e Microsoft con Azure, dopo che Google ha abbandonato l’idea, mentre le offerte inoltrate dai concorrenti IBM e Oracle sono state rispedite ai mittenti. L’inquilino della Casa Bianca dichiara di voler approfondire la questione dopo essere venuto a conoscenza di alcune richieste di chiarimento sull’affare, presentate da esponenti politici repubblicani e rimaste inascoltate.

Una possibile disputa vedrebbe di nuovo uno di fronte all’altro Donald Trump e Jeff Bezos, i cui rapporti sono già arrivati ai ferri corti nei mesi scorsi. L’apice della tensioni a metà gennaio, quando il Presidente USA ha apostrofato il numero uno di Amazon come “Jeff Bozo”, termine che possiamo tradurre con il dispregiativo “cretino”.

Il tweet in questione faceva riferimento al divorzio dalla ex moglie MacKenzie Tuttle così come a una disputa tra il Washington Post (testata controllata da Bezos) e il National Enquirer (di American Media, vicina alla corrente repubblicana) relativa alla presunta acquisizione da parte di quest’ultima di materiale che avrebbe potuto mettere in cattiva luce Trump durante la campagna elettorale del 2016.

Quasi tutte le realtà che hanno partecipato fin dal primo momento al bando per JEDI sono state d’accordo col proporre una formula cross-platform per gestire sul cloud i documenti del Pentagono, dunque dividendo i proventi del contratto. Un’ipotesi immediatamente scartata dal Dipartimento della Difesa, che ha sempre preferito cercare un solo fornitore a cui affidarsi. IBM e Oracle hanno portato la questione di fronte alla Corte Federale, affermando che i termini del contratto sarebbero stati studiati in modo da favorire l’assegnazione ad Amazon. Nei giorni scorsi il giudice ha archiviato l’accusa definendola non fondata.





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