Seleziona una pagina
sabato, Apr 01

dopo il blocco del Garante privacy, cosa succede agli altri algoritmi? | Wired Italia



Da Wired.it :

Nelle ore in cui veniva confezionato il provvedimento contro ChatGPT, proprio Ghiglia, un cursus honorum politico che dal Movimento sociale italiano arriva a Fratelli d’Italia, ha sottoscritto l’appello del Future for life institute, organizzazione che raccoglie diverse personalità sullo sviluppo di tutele dai rischi connessi a intelligenza artificiale, biotech, armi nucleari e crisi del clima. Da mille sottoscrittori, tra cui un nome come Elon Musk, è partito un appello a bloccare per sei mesi lo sviluppo di intelligenze artificiali generative come la GPT-4. Ghiglia ha twittato la firma chiamando in causa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti e ha confermato a Wired di aver siglato l’appello. “Ho fatto molte prove empiricamente su ChatGPT e altri chatbot e ho potuto constatare direttamente la distorsione del Gdpr e del codice della privacy – dice Ghiglia -. È un appello consapevole”. E aggiunge: “Oggi chi cerca di far rispettare le leggi passa per brontosauro”.

Le prossime mosse

Il Garante italiano ha adottato un provvedimento d’urgenza, una scelta che, per gli avvocati Giulio Coraggio e Tommaso Ricci dello studio legale Dla Piperappare ingiustificata. La posizione del Garante sembra riflettere un pregiudizio verso i sistemi di intelligenza artificiale generativa, in linea purtroppo con l’attuale posizione della Commissione europea nella stesura dell’Ai Act“. Su Change.org è stata pubblicata una raccolta firme per revocare la moratoria. In una nota l’avvocato Massimiliano Masnada, partner dello studio legale Hogan Lovells, scrive: “I dati, a prescindere che siano personali o meno, sono il carburante necessario per lo sviluppo di meccanismi di Ai come ChatGPT. L’accesso ai dati consente di avere algoritmi più precisi e idonei all’utilizzo per migliorare la vita delle persone. Il loro deve avvenire in modo sicuro ed etico. Per fare ciò non bastano i divieti. Un primo passo, in tale senso, sarà la corretta implementazione delle regole sul riuso dei dati che sono alla base del Data Governace Act, di prossima entrata in vigore, e del successivo Data Act [provvedimenti europei, ndr]”.

La palla ora è nel campo di OpenAi, che ha 20 giorni per rispondere. Rischia una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo. Ma le sue risposte potrebbero anche ribaltare la situazione, ammorbidire il provvedimento o farlo decadere, se la startup fondata da Sam Altman riuscisse a dimostrare di non aver violato il Gdpr. Secondo Coraggio e Ricci “ci sono margini di difesa piuttosto ampi per alcune delle condotte contestate rispetto a ChatGPT, per esempio, i dati generati dall’Ia non corrispondono a dati di personali reali”. La partita è aperta.



[Fonte Wired.it]