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venerdì, Ago 14

Dopo il runner, il nuovo nemico pubblico numero uno è il turista in Grecia



Da Wired.it :

I moralizzatori in servizio permanente di Twitter hanno individuato il nuovo Grande Untore: è l’innocuo turista (spesso giovane e già colpevole di “movida”) di ritorno da Rodi o Corfù. Ma i dati del contagio in Grecia non hanno mai preoccupato

Io non renderei pubbliche le mie vacanze in Grecia…” risponde corredando di tre puntini ambigui un utente a Germano Dottori, docente dell’università Luiss la cui unica colpa è aver pubblicato su Twitter qualche fotografia delle spiagge di Lefkada, isole Ionie a una manciata di chilometri dalla costa calabrese. E l’obiezione in questione non è certo l’unica: con una rapida ricerca sul social network si trovano apprezzatissime (a livello di like) esternazioni di pubblica condanna dei vacanzieri mediterranei: “In questo momento chi sta uscendo dall’Italia per fare le vacanze in Grecia, Spagna, Malta è un coglione” twitta sentenzioso Diomede;  “quando lo capirete che dovete rimandare i vostri viaggi del cazzo” gli fa eco in caps lock (qui redatto) un altro frequentatore del bar sport.

Perché trattare la più classica e innocua delle foto agostane come se fosse la ricevuta di un bonifico allo Stato islamico? La realtà è che siamo arrivati alla nuova mirabolante fase di un processo iniziato a marzo – quando i vigilantes della passeggiatina guardavano agli sparuti runner come ad armi di distruzione di massa – e proseguita con le riaperture di maggio, quando sul banco degli imputati di reato di epidemia sono finiti i giovani della cosiddetta movida. Oggi come allora, i freddi numeri dei bollettini dei contagi vanno spiegati, razionalizzati e digeriti: e cosa meglio di un caro vecchio capro espiatorio può esorcizzare lo spettro della temibile seconda ondata? Se succederà, sarà colpa loro.

Il Messaggero, 10 agosto 2020

Non è un caso che i giornali, fiutata l’aria, puntino forte sulle notizie di contagi registrati dopo il rientro dall’estero, con titoli che concorrono ad associare le vacanze spensierate dei giovani (sempre loro: i giovani, rigorosamente impulsivi, negligenti e pericolosi per la salute pubblica). Poco importa che i numeri, ancora una volta, raccontino una realtà non così emergenziale come quella di cui si legge: la Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo stima che al momento “circa 10mila italiani si dividono tra Spagna e Grecia, e a seguire Croazia e Malta”, su un paese di 60 milioni di abitanti (nel 2019, per fare un raffronto, soltanto per la Grecia è passato più di un milione e mezzo di turisti italiani).

Il 12 agosto il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un’ordinanza che impone il tampone a chi rientra da Grecia, Spagna, Malta e Croazia: una misura che dovrebbe metterci al riparo da comportamenti scriteriati che ovviamente – è inevitabile – non mancheranno. Ma nemmeno questo sembra bastare ai virologi di Twitter con un penchant per la morale: chi osa concedersi una vacanza a Rodi e Corfù sta mettendo in pericolo la salute degli altri, senza se e senza ma, e va per questo additato (e forse anche flagellato sulla pubblica piazza).

Si potrebbe obiettare anche che i dati di contagio della Spagna sono a tutti gli effetti preoccupanti, e dovrebbero scoraggiare ogni persona armata di buonsenso dal mettere in pericolo la propria e l’altrui incolumità con un viaggio a Barcellona, ma quelli greci non hanno mai superato la soglia di 200 nuovi contagi al giorno (il 21 aprile, quando in Italia registravamo un +2800 casi rispetto alla giornata precedente, dalle parti di Atene i dati dicevano +156). Non è che forse i nostri giovani scriteriati si sono scambiati il coronavirus prima di partire, all’interno dei patri confini?

Certo, non è una questione di nazionalismo, anche se la politica ha fatto di tutto per renderla tale: sembra ieri – ma era fine maggio – quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio commentava la notizia della parziale riapertura del turismo greco, che non comprendeva ancora l’Italia per motivi epidemiologici, con tutto l’armamentario retorico del maschio alfa alla Farnesina: “Esigiamo rispetto”, “se qualcuno pensa di trattarci come un lazzaretto allora sappia che non resteremo immobili. La pazienza ha un limite”, eccetera eccetera. Gli faceva eco il governatore del Veneto Luca Zaia, con un non meno eloquente: “La Grecia nei confronti dell’Italia ha avuto un comportamento assolutamente riprovevole. Per noi le frontiere sono aperte a tutti. Se fossi il ministro degli Esteri sarei già ad Atene”. Poi Di Maio ad Atene ci è effettivamente andato, la Grecia ha aggiunto l’Italia ai paesi da cui accetta turismo in entrata e – mirabile dictu – qualcuno ha iniziato ad andare in Grecia.

Oltre alle spiagge, il sole, il mare e le coste tra le più belle del mondo, a queste latitudini noi italiani vantiamo anche diversi primati di quella disciplina che un certo gergo tecnico partenopeo ha brillantemente definito chiagnere e fottere. Ed è un problema ben più grave di una settimana a Zante, credetemi.

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[Fonte Wired.it]