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mercoledì, Feb 16

Draghi, ha senso stare lontano dai social network?



Da Wired.it :

Lo sapevamo fin da quando, all’inizio di febbraio del 2021, si faceva il suo nome per il governo che sostituiva quello guidato da Giuseppe Conte: a Mario Draghi i social network non interessano. Non ha nessun profilo personale noto su alcuna piattaforma, ha sempre preferito comunicare esclusivamente tramite i canali istituzionali tradizionali, non fa notizia per un’opinione controversa condivisa per cavalcare le emozioni del momento e ottenere qualche like in più. Non ha alle sue spalle una “Bestia” che gli dica di cosa conviene parlare quel giorno, non apre profili su TikTok, non annuncia i decreti in una diretta su Facebook. Non abbiamo nemmeno idea se sappia o meno cos’è un meme. Insomma, nel grande pascolo di una comunicazione politica attentissima alle dinamiche del web, Mario Draghi è una pecora nera.

Emergendo da tre anni di governi trainati da figure estremamente presenti sui social, come Giuseppe Conte, Matteo Salvini o – in misura minore – Luigi di Maio, questa assenza di Draghi ha fatto tirare a molti un sospiro di sollievo. “Draghi non ha un profilo Twitter. È già qualcosa”, twittava il comico Luca Bizzarri. “Draghi non ha i social, Twitter, Whatsapp, non lascia interviste da non so quanti anni. Se ci fermiamo e ci pensiamo le due persone più popolari in Italia e amate sono Mario Draghi e Sergio Mattarella, molto distanti dalla quotidianità del messaggio”, diceva in televisione il direttore de Il Foglio Claudio Cerasa.

Altri, però, sollevavano già all’epoca qualche dubbio su questa strategia di comunicazione molto poco digitale. “Si nascondono un paio di rischi. Il primo: che manchi un po’ di empatia. Meglio la competenza dell’empatia, ovviamente, ma palazzo Chigi non è la Banca d’Italia né la Bce [Banca centrale europea. ndr]. In qualche modo, con tutti i suoi errori, Conte aveva compreso la necessità di farsi percepire vicino agli italiani, le cui vite sono state ribaltate da un anno di pandemia – scriveva su Wired Simone Cosimi -. Il secondo: che la parte politica dell’esecutivo, e soprattutto i più diversi rappresentanti dalla maggioranza arlecchino che sostiene Draghi (262 i sì incassati per la fiducia al Senato), alimentino un rumore di fondo ancora più irritante di quello precedente, rosicchiando passo dopo passo quello spazio del silenzio che il presidente del Consiglio sta costruendo intorno al proprio mandato”.

Niente social e nessuna strategia

A distanza di un anno, sappiamo che Draghi non ha ceduto al fascino dei social come aveva fatto Conte: sui canali ufficiali di Palazzo Chigi vengono pubblicati principalmente link che rimandano alle comunicazioni presenti sul sito del governo o, al limite, qualche estratto dalle rare conferenze stampa a cui partecipa il premier. 

La scelta di non essere presente sui social è coerente: è la stessa persona che non compare mai neanche in televisione e le cui uscite stampa hanno sempre il timbro di Palazzo Chigi”, dice a Wired Valentina Tonutti, esperta di social media che da anni si specializza nella comunicazione politica. 

Questo non vuol dire, però, che sul web non si parli di lui. L’agenzia di comunicazione Arcadia ha recentemente lavorato su un paper, intitolato Draghi e la Rete, che analizza la direzione delle opinioni espresse sulla figura del primo ministro online nei suoi primi dodici mesi al governo. L’analisi mostra che, nonostante gli ultimi sondaggi demoscopici pubblicati da Termometro Politico il 7 febbraio mostrino che il 52,6% degli intervistati ha fiducia in Draghi, e il 61% degli intervistati da Ipsos l’abbia definito “un vincente”, in media oltre il 50% dei post pubblicati su di lui nell’ultimo anno sono negativi, mentre solo il 35,95% sono positivi.





[Fonte Wired.it]